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Busto Arsizio | 12 giugno 2025, 16:05

Cascina dei Poveri, il cuore antico di Busto batte forte: è il luogo più votato della provincia al censimento Fai

La Cascina dei Poveri, luogo storico del XV secolo a Busto Arsizio, conquista 9.275 voti nel censimento Fai, risultando la più amata della provincia di Varese. Il presidente di "Riabitare", Tito Olivato, racconta l’impegno di giovani e cittadini nella valorizzazione del sito. L’auspicio condiviso è che il nuovo ospedale integri l’edificio storico in armonia tra passato e futuro. Un simbolo identitario che chiede di continuare a vivere

Cascina dei Poveri, il cuore antico di Busto batte forte: è il luogo più votato della provincia al censimento Fai

Non è solo un edificio. È un simbolo. È la memoria che pulsa tra i mattoni antichi, è la voce sommessa della storia che chiede ascolto mentre la città cambia pelle. La Cascina dei Poveri, incastonata nel cuore di Beata Giuliana a Busto Arsizio, non vuole essere lasciata indietro. E i cittadini lo hanno detto forte e chiaro.

Con 9.275 voti, la Cascina dei Poveri si è classificata al 44° posto nella classifica nazionale del censimento FAI “I Luoghi del Cuore”, decima in Lombardia, ma soprattutto la più votata in assoluto nella provincia di Varese. Un risultato che pesa, perché arriva da una comunità viva, attiva, consapevole. E che ora chiede: non abbiate il coraggio di demolire ciò che ci ha costruiti.

A parlare è Tito Olivato, presidente dell’associazione Riabitare, che ha guidato con determinazione la campagna di valorizzazione del sito: «Si conferma come il luogo più amato della provincia. A Busto Arsizio sono stati soprattutto i giovani a mobilitarsi. Studenti, studentesse, cittadini in erba ma già profondamente legati alla propria terra. Non si sono limitati a firmare: hanno organizzato visite guidate, si sono fatti ciceroni, narratori di un’eredità. E questa, forse, è la vittoria più bella». 

Un’eredità che viene da lontano 

La Cascina dei Poveri non è un rudere da cartolina. È una struttura del XV secolo, nata come rifugio, come ricovero per gli ultimi. Un luogo di accoglienza prima ancora che la parola “solidarietà” entrasse nei lessici istituzionali. Un tempo lontano, sì. Ma oggi, questo luogo parla ancora. E lo fa con un linguaggio nuovo, inclusivo, attuale, fatto di cittadinanza attiva, di senso di appartenenza, di voglia di custodire le radici. Lo testimoniano anche gli abitanti di Beata Giuliana, che si sono mobilitati accanto ai più giovani: «Il quartiere - racconta ancora Olivato - deve il suo stesso nome a questa cascina. Per un periodo si chiamò “Villaggio Cascina dei Poveri”. È un punto di origine, un luogo identitario. Nessuno qui vuole perdere questo legame con la storia». 

La sfida: costruire il nuovo senza cancellare il passato 

In mezzo a questa narrazione si inserisce il grande progetto del nuovo ospedale di Busto e Gallarate, che sorgerà proprio a Beata Giuliana. Un’opera per il futuro della sanità locale ma anche un bivio: sarà capace Busto Arsizio di coniugare progresso e memoria? L’auspicio è forte e condiviso: che l’edificio storico della Cascina dei Poveri venga inglobato nel progetto dell’ospedale come parte integrante del complesso, in una consonanza architettonica e simbolica tra passato e futuro. Un ponte tra ciò che eravamo e ciò che saremo. 

In questi anni, il lavoro dell’associazione Riabitare non si è limitato a promuovere un sito. È stato un impegno civico, una campagna culturale, una corsa contro l’oblio. «Il nostro è stato un lavoro febbrile, puntuale - spiega Olivato -. Certo, con più risorse avremmo potuto fare ancora di più. Ma la soddisfazione è grande. Abbiamo raggiunto un risultato importante e acceso un riflettore nazionale su un luogo che merita di vivere, non di essere cancellato». 

La Cascina dei Poveri è un luogo del cuore. E i luoghi del cuore, si sa, non si abbattono. Si custodiscono. Si fanno vivere ancora.

Laura Vignati

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