Questa sera nell’aula del consiglio comunale di Palazzo Broletto si è tenuto un nuovo incontro della commissione Sanità per gli aggiornamenti di Arexpo e Asst Valle Olona in merito al futuro dell'area occupata dal Sant’Antonio Abate, tra scenari alternativi e rigenerazione urbana. A marzo 2025 è stata presentata la Carta delle Potenzialità, il documento che racchiude analisi, obiettivi e scenari di rigenerazione per un luogo centrale nella città, ben collegato, circondato da scuole, teatri, parchi, e che oggi si prepara a cambiare volto. Si tratta di un patrimonio urbano importante: 12 edifici per una volumetria di 240mila metri cubi e una superficie complessiva di 59mila metri quadri.
Due scenari per un’unica visione
Due visioni per il futuro. A delinearle è la “Carta delle Potenzialità”, presentata nel marzo 2025 dal Comune di Gallarate, che illustra in dettaglio il piano di valorizzazione urbana dell’area ospedaliera in dismissione. Un progetto ambizioso, nato in collaborazione con Asst Valle Olona, che punta a trasformare un’area storica della città in un nuovo spazio urbano vivo, accessibile e integrato.
Durante la seduta della commissione consiliare, la società Arexpo e i rappresentanti di Asst Valle Olona hanno presentato nel dettaglio le due ipotesi progettuali e, al termine dell’esposizione, hanno lasciato spazio a domande e osservazioni. Alessandra Pandolfi, membro della commissione, ha chiesto chiarimenti sui tempi di realizzazione e ha sollevato il tema dell’isola di calore.
L’area interessata comprende dodici edifici, per una volumetria complessiva di circa 240 mila metri cubi e una superficie lorda di pavimento pari a 59 mila metri quadrati. Si tratta di un patrimonio edilizio significativo, in parte risalente agli anni ’30 e in parte costruito nel secondo dopoguerra, con alcuni edifici di interesse storico e architettonico. Il progetto si fonda sull’ipotesi di dismissione delle funzioni sanitarie tradizionali, ma prevede due scenari alternativi per il futuro della zona: lo scenario A e lo scenario B.
Il primo scenario, denominato A, propone il mantenimento di una presenza significativa di funzioni socio-sanitarie all’interno dell’area, in particolare nel Padiglione Polimedico Ovest o in una sua porzione. Oltre a quest’ultimo, rimarrebbero in funzione il Padiglione Polimedico Est e il Palazzo Boito, sede della direzione medica e della farmacia aziendale. Tutti gli altri edifici, tra cui quelli dedicati alla riabilitazione, alla chirurgia e ai servizi amministrativi, verrebbero dismessi e destinati a nuovi usi. In questo contesto, si mantiene un presidio ospedaliero nel cuore di Gallarate e si lascia aperta la possibilità di realizzare un ospedale di comunità, in accordo con gli altri enti coinvolti nel progetto.
Lo scenario B, invece, ipotizza una dismissione più ampia, che coinvolgerebbe anche gli edifici che nello scenario A sarebbero stati preservati. In questo caso, l’unico presidio sanitario a rimanere operativo sarebbe una porzione ancora da definire del Padiglione Polimedico Ovest, mentre il resto dell’area verrebbe completamente riconvertito. La proposta punta a una trasformazione integrale in un nuovo quartiere urbano, caratterizzato da funzioni miste: residenze per studenti e anziani, spazi di co-living, aree verdi, servizi sociali, attività commerciali e luoghi per la socialità e il benessere.
Lo scenario B, che ha ricevuto il via libera da Asst Valle Olona, contempla una dismissione più ampia dell’attuale compendio. Verrebbero mantenute solo alcune funzioni nel corpo del Padiglione Polimedico, includendo sia l’area est che l’area ovest. In questa configurazione è previsto un aumento dei servizi, con l’introduzione, ad esempio, di 22 nuovi posti dedicati alla dialisi. Secondo quanto precisato da Daniela Bianchi, direttore generale di Asst Valle Olona, «non c’è un depauperamento dei posti letto, anzi sono superiori rispetto a quanto previsto dall’Accordo di Programma del settembre 2023»
Il tema dei posti letto è stato anche al centro di un acceso confronto. Il sindaco di Gallarate, Andrea Cassani, ha colto l’occasione per ribadire che «nonostante le accuse ricevute, i posti letto allo stato attuale sono superiori». Di diversa opinione il consigliere Giovanni Pignataro (Pd), che ha sollevato una perplessità concreta: «Il numero di posti letto previsto va collocato in uno spazio fisico reale, ma questo spazio oggi non esiste. Come si giustificherà nella realtà quello che è ancora un sogno politico?»
A chiarire ulteriormente la visione della sanità locale è intervenuta ancora la direttrice Daniela Bianchi, precisando che oggi, tra Busto Arsizio e Gallarate, sono attivi poco più di 500 posti letto. Tuttavia, ha spiegato, «non possiamo più ragionare con le previsioni epidemiologiche degli anni ’90. L’ospedale unico, previsto per il 2031, risponderà alle esigenze attese della popolazione e garantirà ai cittadini tutti i servizi necessari».
Le prossime tappe
Secondo quanto dichiarato dalla direzione generale di Asst, i lavori si concluderanno nel 2030, mentre i trasferimenti definitivi sono previsti per l’inizio del 2031.
Oltre al nodo sanitario, resta centrale la trasformazione urbana dell’area. Entrambi gli scenari prevedono una rigenerazione che integra mobilità sostenibile, verde pubblico, servizi di prossimità e nuove forme abitative, tra cui student housing, co-living e residenze per anziani. Il progetto guarda a una “città dei 15 minuti”, dove ogni servizio – dai parchi ai teatri, dalle scuole al commercio – sia accessibile a piedi o in bicicletta. La Carta delle Potenzialità, inoltre, individua nuove connessioni con il centro storico, valorizza gli edifici con qualità architettonica e propone un modello di quartiere aperto, inclusivo e resiliente.
Il futuro dell’area ex ospedaliera si giocherà ora sul piano istituzionale, con l’avvio dell’Accordo di Programma tra Comune, Regione e Asst. L’obiettivo è trasformare una zona oggi in gran parte dismessa in un nuovo cuore urbano, a servizio della città e delle sue generazioni future.