Busto Arsizio | 06 maggio 2025, 18:30

«Orgoglio, emozione e gratitudine». Da Busto a Biella 138 alpini verso l'adunata

Dopo un anno di silenzioso lavoro per gli altri domenica si parte: con i bustocchi anche le penne nere di Gorla Minore e Lonate Pozzolo, ma un drappello si mette in viaggio prima. E c'è la marcia in più della Baldoria: «Avere la banda davanti è un fiore all'occhiello»

La sfilata dello scorso anno all'adunata

La sfilata dello scorso anno all'adunata

Da Busto Arsizio (ma si sono uniti da Gorla Minore e Lonate Pozzolo) domenica partiranno due pullman carichi di alpini, ben 117 diretti verso Biella per l'adunata numero 96. Ma non manca chi si metterà in viaggio prima, già venerdì, per vivere l'intera manifestazione passo dopo passo. 

Più vicina fisicamente rispetto ad altre località che hanno accolto l'adunata, ma non per questo meno emozionante. Ciò che conta è stare insieme e gli alpini di Busto hanno pure una marcia in più: la Baldoria, perché «sfilare con la banda davanti è un'altra cosa, è il nostro fiore all'occhiello», commenta il capogruppo Mauro Airaghi. 

Gli alpini sono la certezza silenziosa che accompagna anche Busto, con tutte le loro attività. Li vedi a organizzare momenti festosi per la comunità e a servire perché si realizzino al meglio, ma anche in cucina a preparare i pasti per i clochard. Fanno, le penne nere, con quello spirito che non va in crisi con i tempi.  Il gruppo è mantenuto sulle medesime cifre (sui 140, più gli aggregati che fanno salire a 200), portando avanti il testimone anche di chi è «andato avanti». Domenica sera a cena ci saranno 138 partecipanti e non mancherà qualche "comunione", ovvero il benvenuto ufficiale dei nuovi ingressi. 

Per l'adunata c'è il pensiero del meteo incerto di questi giorni, ma mica basta a frenare l'entusiasmo degli alpini: «L'adunata è l'evento clou dell'anno. Ci dà una certa emozione sfilare e poi puoi avere la fortuna di incontrare un comandante dell'epoca, incontri per caso che riempiono di gioia. Si fa festa e si va a cena insieme». 

Orgoglio, felicità, spensieratezza prima di rimettersi al lavoro tenacemente e senza mettersi in vista. Senza mai dimenticare chi appunto non c'è più, ma non ci ha lasciato veramente: l'anno scorso un dettaglio emozionante è stato vedere l'alpino Alberto Riva sfilare con il cappello del compianto Giampaolo Canavesi sul petto (LEGGI QUI).

Ma. Lu.

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