Territorio | 06 maggio 2025, 16:45

Un anno fa l'omicidio di Fabio Limido. La moglie Marta: «Satana ci ha rovinato la vita, ma il sacrificio di mio marito combatterà la violenza»

Nel primo anniversario dell’omicidio compiuto dal bustocco Marco Manfrinati, una cerimonia a Palazzo Estense ha ricordato il coraggio del 71enne ucciso mentre difendeva la figlia. La moglie Marta Criscuolo lancia una proposta di legge per tutelare le vittime di stalking e violenza

Via Ciro Menotti, un anno dopo. Era il 6 maggio dello scorso anno quando Marco Manfrinati uccideva a coltellate l'ex suocero Fabio Limido, intervenuto per difendere la figlia Lavinia aggredita proprio dall'ex marito in mezzo alla strada di fronte al posto di lavoro. Un'aggressione finita con la morte del 71enne varesino e la corsa disperata in ospedale per salvare Lavinia, colpita al volto e al collo e gravemente ferita. E con l'arresto di Manfrinati, quarantunenne ex avvocato bustocco, fermato dalla polizia sotto gli occhi della moglie di Fabio Limido, Marta Criscuolo.

A dodici mesi da quella tragedia, che scosse profondamente l'intera città, Varese non vuole dimenticare. Non intende farlo per l'affetto e per la vicinanza provati sin da subito nei confronti della famiglia Limido. E per ricordare come la violenza di genere sia una piaga da non sottovalutare mai, affinché nulla di simile possa accadere di nuovo.

E' proprio con questa doppia finalità che questo pomeriggio a Palazzo Estense si è tenuta una cerimonia di commemorazione, voluta e organizzata dalle associazioni Anemos Italia Odv e La Varese Nascosta, durante la quale è stato ricordato il sacrificio di Fabio Limido «il quale, nell’atto di salvare la vita della propria figlia, perdeva la propria dimostrando straordinario coraggio» e consegnato un riconoscimento alla moglie della vittima, Marta Criscuolo, «quale segno tangibile di gratitudine e memoria per il sacrificio compiuto».

Marta Criscuolo, prima di ricevere una targa commemorativa insieme alla figlia Lavinia ("Nel gesto più estremo la forza più pura. Dove c’è amore nasce il coraggio. In ricordo di Fabio Limido" il testo riportato), ha voluto leggere una lettera aperta nella quale ha ripercorso, ancora commossa e scossa, gli istanti subito dopo l'aggressione di quel maledetto 6 maggio. Un racconto duro, a tratti crudo e non privo di passaggi forti, nel quale Criscuolo ha lanciato anche l'idea di avviare un iter per arrivare a leggi che tutelino di più le vittime di stalking e violenze domestiche.

«Un anno fa mi sono recata sul luogo dell'omicidio - le parole lette da Marta Criscuolo - ed ho visto l'assassino, a terra, incaprettato, che ridendo e con certo tono di soddisfazione mi ha detto: "Stronza, hai visto, ho fatto un a mattanza"». «Ho visto mio marito riverso dietro ad una siepe e poi venirmi incontro in barella ed ho capito che era già morto. Ho detto agli infermieri che lo stavano soccorrendo di lasciarlo stare in pace, che ormai non c'era più. Poi ho visto mia figlia in ambulanza, la vicina di casa le teneva stretta la giugulare che l'assassino le aveva tagliato. Dal suo sguardo ho capito che ce l'avrebbe fatta» ha continuato.

«In quegli attimi ho programmato la mia vita futura. Ho capito innanzitutto che avrei dovuto contrastare il male assoluto con il bene assoluto, facendo e dicendo solo cose belle, positive, guardando in avanti e mai indietro. E ciò per non dare la soddisfazione a Satana di averci rovinato la vita, e per prendere in mano maniera degna il testimone che mio marito mi ha dato, col sacrificio della sua vita».

«Mia figlia è salva grazie a i vicini che l'hanno soccorsa, ai medici dell'Ospedale di Circolo che si sono prodigati in maniera commovente» si legge in un altro passaggio della lettera. Un pensiero poi anche a Varese, che sin dai primi istanti dopo l'omicidio si è stretta intorno alla famiglia Limido: «Una città intera c'è stata vicina: fiori, regali, telefonate, pensieri, messaggi, in centinaia ci hanno dispensato amore ed attenzioni. Non sanno quanto ci ha fatto bene tutto ciò. Di fronte ad una oceanica manifestazione d'affetto, non potevo non pensare che il sacrificio di mio marito non dovesse avere una gettata ancor più ampia di quella incommensurabile di avere salvato mia figlia».

Per questo Marta Criscuolo, avvocato di professione, ha annunciato di aver «costituito un pull di studiosi che analizzerà il percorso che la nostra vicenda ha fatto» e alla luce di «evidenti falle» del sistema «produrremo una proposta di legge che possa scongiurare eventi di questo genere. Abbiamo il sostegno di un onorevole della nostra provincia, sostegno che verrà raccolto da altri esponenti politici che sono consapevoli che, con la vita della gente, non si scherza».

«E' di tutta ovvietà che questa onorificenza non va a me, ma a mio marito ed alla cittadinanza tutta che ha dimostrato un grado di civiltà e di empatia fuori dal normale. Grazie» il pensiero finale.

Alla cerimonia era presenta anche l'assessora alle Pari Opportunità del Comune di Varese, Rossella Dimaggio: «Sono cresciuta conoscendo storie di donne che sembrano lontanissime ma che in realtà sono vicine a noi, per cui ho imparato ad ascoltare i segnali e a sospendere i giudizi. Ho imparato anche il significato della lotta intesa come solidarietà tra donne. Se non c’è questa, questa piaga sociale nazionale della violenza di genere non potrà essere fermata. Noi non vogliamo che le nostre figlie siano coraggiose, noi vogliamo che siano serene e che non debbano temere che colui che dovrebbe amarle e rispettarle diventi il nemico. Crediamo nell’amore ma sappiamo che l’amore non è violenza, non è sopraffazione, non è qualcuno che ci dice cosa dobbiamo e cosa non dobbiamo fare. Stiamo attente, perché stare attente oggi è anche un dovere civico».

Bruno Melazzini

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