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| 06 novembre 2024, 09:14

Il ritorno di Trump e l’incognita europea: dal protezionismo al cambio di rotta sulla crisi ucraina

Lorenzo Bernasconi, varesino, esperto dell’Unione Europea ed ex caposegreteria del vicepresidente del Consiglio dei Ministri italiano ipotizza i possibili scenari e le conseguenze per il nostro continente dell'elezione di Trump a 47° presidente degli Stati Uniti

Donald Trump sul palco di Palm Beach da 47° presidente degli Stati Uniti

Donald Trump sul palco di Palm Beach da 47° presidente degli Stati Uniti

Gli scrutini non sono ancora terminati ma la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane (leggi QUI) scuote le fondamenta della politica internazionale, proiettando nuove scenari sul futuro dell’Europa. Con il ritorno dell’ex presidente alla Casa Bianca, la comunità internazionale si prepara a una nuova fase di riorganizzazione. Per l’Europa, un continente già provato da crisi economiche e da sfide geopolitiche senza precedenti, questa svolta rappresenta un bivio cruciale, tra la necessità di rafforzare la propria autonomia strategica e il rischio di un’erosione delle alleanze transatlantiche.

Ecco la sintesi di una nostra intervista a Lorenzo Bernasconi, varesino, esperto dell’Unione Europea ed ex caposegreteria del vicepresidente del Consiglio dei Ministri italiano, in cui proviamo a immaginare le possibili conseguenze della vittoria di Donald Trump sul contesto europeo.

Un cambio di rotta sulla crisi ucraina

Non è un segreto che Trump abbia sempre avuto un approccio pragmatico, se non apertamente accomodante, nei confronti della Russia di Vladimir Putin. La crisi ucraina, che ha definito buona parte dell’ordine mondiale recente, potrebbe subire un’evoluzione rapida e controversa sotto la sua amministrazione. Trump ha promesso di risolvere il conflitto “in tempi record” e questo, tradotto in termini geopolitici, potrebbe significare concessioni pericolose per l’integrità territoriale dell’Ucraina. L’Europa, che ha faticato per mantenere un fronte unito di fronte all’aggressione russa, si troverebbe a gestire un terremoto diplomatico. Quanto potrebbe reggere la solidarietà europea se gli Stati Uniti decidessero di ridurre il sostegno a Kiev?

Le divisioni interne all’Unione Europea sono già in agguato: paesi come l’Ungheria di Viktor Orbán e la Slovacchia di Robert Fico, potrebbero intensificare la loro influenza  sulla politica estera dell’UE. Senza l’appoggio decisivo di Washington, Bruxelles potrebbe trovarsi a scegliere tra due mali: continuare a sostenere l’Ucraina con sacrifici economici pesanti o cedere a un negoziato che rischierebbe di legittimare l’aggressione russa.

Ritorno al protezionismo: il costo economico per l’Europa

Il protezionismo è un marchio di fabbrica della politica economica di Trump. Il suo ritorno implica misure che potrebbero avere conseguenze per le economie europee. Tariffe punitive sulle automobili europee e restrizioni commerciali più rigide sono scenari molto probabili. L’industria europea, già sotto pressione a causa delle turbolenze globali, potrebbe subire un colpo difficilmente sostenibile, specialmente in un contesto di catene di approvvigionamento fragili e concorrenza sempre più aggressiva.

E c’è di più: le politiche economiche di Trump, mirate a stimolare la crescita americana anche a costo di forti squilibri, potrebbero accentuare le divergenze tra le economie transatlantiche. L’Europa, spesso accusata di lentezza e di regolamentazioni eccessive, rischia di perdere ulteriore terreno, sia in termini di innovazione tecnologica che di competitività globale. È una battaglia che il vecchio continente non può permettersi di perdere, eppure sembra sempre più impreparato.

Nato: tra speranze e scetticismo

La sicurezza europea, un pilastro finora garantito dalla NATO, entra in una fase critica. Trump ha già mostrato, durante il suo primo mandato, uno scetticismo aperto verso l’alleanza atlantica, minacciando persino di ritirare gli Stati Uniti se gli alleati non avessero aumentato le loro spese per la difesa. Ora, questo timore torna a farsi concreto: un'America che si distacca dall’Europa costringerebbe gli Stati membri a fare una scelta netta e difficile. Le economie europee, già affaticate, potrebbero reggere un aumento massiccio delle spese militari?

D’altra parte, l’opzione di costruire una vera autonomia difensiva europea rimane un sogno distante, ostacolato da rivalità interne e da un senso di sicurezza collettiva che ormai vacilla. L’Unione Europea, così divisa e debole nella sua governance militare, rischia di trasformarsi in una fortezza priva di difese.

Medio Oriente e la sicurezza energetica

In politica estera, il Medio Oriente è un campo minato per qualsiasi amministrazione americana. “Trump si è sempre espresso molto nettamente a favore di Israele, ma nei fatti ha sempre operato in favore del raggiungimento di una pace sostenibile in medio oriente, ad esempio promuovendo, nel 2020, gli accordi di Abramo tra Israele e gli Emirati Arabi” conferma Bernasconi. Trump ha più volte manifestato il desiderio di ridurre la presenza statunitense nella regione, una mossa che potrebbe creare un vuoto di potere pericoloso. Iran e altri attori destabilizzanti potrebbero approfittarne, lasciando l’Europa a gestire un quadro energetico più incerto. Per un continente che ancora dipende fortemente da risorse importate, questo scenario rappresenta una minaccia concreta alla sicurezza energetica.

Il bivio europeo: cosa fare?

Alla fine, tutto si riduce a una domanda cruciale: l’Europa è pronta ad affrontare un mondo in cui gli Stati Uniti sono guidati dalla forza di Donald Trump? Senza una visione comune e una leadership forte, il rischio è di trovarsi a navigare in acque turbolente. Bruxelles deve scegliere se rafforzare la propria autonomia strategica, con tutti i sacrifici che ne derivano, o rimanere ancorata a una dipendenza transatlantica sempre più incerta.

La vittoria di Donald Trump non è solo un evento politico: è una prova di maturità per l’Europa, un test che potrebbe ridisegnare il suo futuro politico ed economico. Di fronte a questo scenario, la risposta europea deve essere rapida, coesa e, soprattutto, visionaria. Perché il mondo è cambiato, e l’Europa non può più permettersi di restare a guardare.

Alice Mometti

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