«Si dovrebbe provare un po’ di imbarazzo a istituire una commissione d’inchiesta utile solo a dare contentini in maggioranza, nel momento in cui c’è mezza Italia sott’acqua. Piuttosto si ripristini l’unità di missione per sbloccare i cantieri e ci si impegni tutti a scrivere norme più chiare ed efficaci per prevenire frane, alluvioni, erosione costiera».
Lo ha detto Maria Chiara Gadda, vice-presidente del gruppo di Italia Viva alla Camera, nel corso delle dichiarazioni di voto sull’istituzione di una commissione d’inchiesta sul dissesto idrogeologico.
«I dati ci sono già, ce li forniscono l’Ispra e gli enti di ricerca. Bisogna fare gli interventi di prevenzione e messa in sicurezza in tempi certi e compatibili con l’aumentare della frequenza di eventi atmosferici violenti. Non è pensabile che per fare partire un cantiere passino mesi o che servano in Gazzetta Ufficiale tre pagine di deroghe alle norme esistenti per consentire a un comune di fare gli interventi. Non è una scoperta che l’Italia sia fragile, con il 90% dei comuni a rischio di frane, alluvioni ed erosione costiera, il 12% a rischio di dissesto idrogeologico, è un consumo di suolo che corre a 19 ettari al giorno. Questo significa che 8 milioni di cittadini sono di fatto seduti su una bomba a orologeria. Se va bene, i mancati interventi di prevenzione ci costano 8 miliardi di euro all’anno in indennizzi e ricostruzioni. Assurdo che si istituisce una commissione di inchiesta per mettere sul banco degli imputati i sindaci, ma si escludono dall’ambito di indagine il monitoraggio normativo e il coordinamento tra i tanti enti coinvolti. L’unico strumento utile che ha avviato un percorso di programmazione e messa a terra degli interventi è stata l’unità di missione Italia Sicura istituita durante il governo Renzi. Cancellata dalla sera alla mattina dal governo Conte lasciando così appesi 11.000 cantieri e oltre 8 miliardi di euro. Alcuni dovrebbero avere il pudore di tacere», ha concluso.