Mi scrive, Graziella Enrica Puricelli, il racconto (le memorie) di mamma Paola. Considerando che la gentile signora Paola ha compiuto 87 anni, discutere della sua nonna Angiola, non è che diventa problematico, ma la vicenda si riporta a fine '800, quando Busto Arsizio contava (si e no) 25-30 mila abitanti e si era (più o meno) in un Borgo che si stava normalizzando, per diventare città.
Il Dialetto "da strada" di allora (per usare un termine ancestrale) era "spatasciò" (volgare, passionale,casereccio) e conteneva termini che nel '900 si erano affievoliti, normalizzati, magari signorilizzati.
"Nonna Angiola era la figlia del fattore del curato di San Vittore (Olona o Varese?). Era benestante. Si era innamorata di Nonno Battista Ferrario che, in fatto di proprietà era da considerarsi "pou" (povero). Quest'uomo, "guidèa ul caretòn" (guidava il cavallo che tirava il carretto) che portava a domicilio le derrate alimentari (ben inteso, non il "porta a porta", ma le merci viaggiavano dal produttore ai negozi o alle sedi di Aziende che potevano ben chiamarsi "grossisti".
Nonna Angiola e nonno Battista, si incontravano di nascosto dal babbo di lei, che era restio a "concedere" la figlia a un poveraccio. Un giorno, però, il padre, li "colse in fallo"…. si stavano baciando senza curarsi di essere visti. Colmo di furia e di … bramosia di reazione, il padre di Angiola e, molto, ma molto arrabbiato, le mollò un ceffone tra "capo e collo", tanto da procurarle una ferita dovuta al pettinino (d'oro) che la fanciulla portava per raccogliere i suoi capelli. Addirittura, le gocce di sangue, sporcarono la camicia bianca di seta che nonna indossava. Qui, ci metto del mio: come si è permesso(il nonno) di menar le mani sulla nonna?
A quei tempi, si pensava (purtroppo) che, all'uomo, tutto era lecito e che, la donna era semplicemente succube della "volontà" del marito (mani addosso, comprese). Quando nonna Angiola rientrò a casa, affrontò il padre (era il massimo di spudoratezza, per quei tempi). "sun non 'na sguangia" (traduciamolo pure in "non sono una puttana") e "a spusu chi a disu mèn" (sposo chi dico io) e ovviamente, quando beccavano una copia "a parlassi" (a dichiararsi) si filava dritto al matrimonio, senza alternative …. altro che avere relazioni che poi finivano in …. "tragedie".
Angiola, carattere forte per natura, sposò (a dispetto del padre) il suo Battista (detto "ul biondu"), "bel mel su" (bello come il sole; biondo cogli occhi azzurri) che, nel corso degli anni "a l'à fèi trabulò" (ha fatto tribolare), per il fatto che, nel corso dei suoi viaggi "cunt'ul caretòn" si era fatto un'amica a Varallo Pombia …. e qui, non si sa bene che "tipo di amica, fosse". Magari, nonno Battista, aveva fatto una "viciua" (scappatella) e la Angiola è venuta a saperlo. Quel "cenc e tri" di cui sopra era sinonimo di relazione occasionale che non doveva perdurare, ma che aveva fatto di nonno Battista un fedifrago (un traditui, un malcapoci, un disunestu) -traditore, uomo di malaffare, disonesto.
A onor del vero la signora di Varallo Pombia, di "amiici", per il "cenc e tri" ne aveva una moltitudine e nonno, era uno di quelli.
A questo punto, non si sa come nonna Angiola ha reagito alle tentazioni del nonno, con tanto di discussioni atroci, ma si sa che il nonno a un certo punto sentenziò "mò.l'e ua da fo a scena …fa non a lazarona e stasia t'e me sumei un po' muasina" (adesso è ora di preparare la cena …. non fare la lazzarona e stasera mi sembri un tantino docile) - la "morale" qual è? che all'epoca, all'uomo era concesso tutto, compresa la "viciua" scappatella fuori e via e, dopo un sonoro scappellotto con tanto di ferita lacero-contusa, si doveva …. tirare avanti e affrontare le incombenze usuali.
Però, le donne andavano a confessarsi (prete e mamme) e la risposta era più o meno questa "ste a fo. tusa, bisogna capii chi oman chi" (cosa devi commentare, ragazza; bisogna comprendere questi uomini) - Giusepèn si introduce nel discorso ….. "in cò…ma l'è?" (al giorno d'oggi, come ci si comporta?) - di risposte, ce ne sono parecchie: tolleranza zero per chi tradisce - perdono da parte delle donne - società maschilista che opprimeva ogni valore morale e …. altro ancora.
Tuttavia, a quelle Donne, provate a chiedere dopo aver partorito: "cos'hai avuto?" - fosse maschio, con enfasi, a tutto tondo, rispondevano E' UN MASCHIO - fosse femmina, quasi a capo chino, con quasi-vergogna e con assoluta mestizia "l'e 'na tusa" (è una figlia femmina), senza curarsi della salute del nascituro. Quante "Nonna Angiola" ci sono al giorno d'oggi? - spero la grande quantità.