Ieri... oggi, è già domani | 17 settembre 2024, 05:00

"i denci di... oman" - "i denti degli uomini"

Ho appreso in questi giorni un "detto" dei "tempi indrè" che non conoscevo, di cui ho chiesto lumi al mio mentore, Giusepèn...

"i denci di... oman" - "i denti degli uomini"

Ho appreso in questi giorni, un "detto" dei "tempi indrè" che non conoscevo, di cui ho chiesto lumi al mio mentore, Giusepèn. E lui, dapprima è rimasto perplesso, poi, con la mente fervida che si ritrova, mi ha confermato che il "detto" se l'era dimenticato, ma che ora lo ha ben presente.

Parliamone, allora. "I oman gan i denci da canse i mordàn non in cò, i mordàn duman" - a prima vista, non è che abbia dato troppo valore al "detto", ma riflettendoci sopra e confrontandomi con "ul Giuseoèn", abbiamo trovato qualcosa di interessante, di come si valutava spesso, il comportamento degli uomini.

Cominciamo dalla traduzione letterale: "gli uomini hanno i denti simili a quelli dei cani… se non mordono oggi, morderanno domani" - subito ho pensato a come si ragionava un tempo. Per chiarire: "se una ragazza o una donna avesse un'avventura e arriverebbe (per amore o… per forza) a un atto carnale, veniva subito giudicata una poco di buono" - in quel "poco di buono" c'è il disonore, la mancanza di fiducia in chi ama o nei confronti in chi è "promessa", una valutazione pessima sulla moralità della femmina. Quindi, i "denti di cane" dell'uomo, sono paragonabili al fatto di essere "cacciatore", di "tentare" un approccio alla ragazza o alla donna, per poi… completare l'opera, dopo un rapporto sensuale-carnale di permettersi un giudizio ignobile a disdoro di chi "si è concessa" - quindi "s'al mordi non in cò, al mordi duman"… lui, l'uomo, si permette di esercitare la sua bramosia, sapendo che… prima o poi, saprà dominare, circuire, possedere, la "preda" di rito.

E' proprio da qui che si manifesta una "credulità atavica" portata in giro per giudicare il comportamento del Maschio e della Femmina, dove il Maschio era considerato un "cacciatore" e la Femmina "che ci stava", una "poco di buono" …. che anche allora chiamavano puttana.

Meno male che oggi si pensa diversamente, da allora. Soprattutto, si deve all'intelligenza delle donne se si è arrivati a dire: "la dignità deve essere reciproca" - se in un rapporto consensuale, si arriva al rapporto sessuale, ciascuno dei due deve sapere cosa sta attuando e sapere pure a quali conseguenze può giungere. Salvaguardare il Maschio dalla Femmina, attribuendo solo a Lei, la "colpa" del rapporto sensuale è di una stupidità e di una mediocre intelligenza che è intollerabile all'etica, al buon gusto e al rispetto della Persona umana.

Giusepèn annuisce: "quanti tusàn sin spusai non par essi stèi cunt'un fioeu e àn cedu" (quante ragazze non si sono maritate, per aver avuto un rapporto sessuale con un ragazzo a cui si è ceduto). E vien proprio da chiedersi: se la donna ha ricevuto l'epiteto di "puttana", quale sarebbe il giusto epiteto da attribuire all'uomo che si è approfittato dell'accondiscendenza della sua partner?

Un tempo, c'erano le lusinghe, le promesse, la voglia di "far su famiglia" - oggi, per fortuna c'è il raziocinio che impone precise regole di comportamento, basate sul sentimento e sulla volontà delle persone che devono conoscere il valore dell'Amore e quello del… divertimento.

Donna e Uomo, parità di Diritti, Doveri e di… convincimento!

Gianluigi Marcora

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