Ieri... oggi, è già domani | 13 settembre 2024, 07:00

"fusciòn e fanagutòn"" - operare di buona lena e fare nulla

Le due donne stanno facendo pulizia in casa e, da una parte "chi ga pruò a calastria"

"fusciòn e fanagutòn"" - operare di buona lena e fare nulla

Per comprendere appieno il Dialetto Bustocco da strada, basta ascoltare un dialogo fra chi è nato nel primo Novecento e chi invece è nato intorno alla metà del Secolo - Giusepèn analizza per bene quanto si dicono mamma Paola e Graziella Enrica Puricelli, la figlia. Ne esamina accuratamente il contenuto, poi sbotta in uno stupendo "eccula" (eccola) che fa pensare ad … Archimede quando nella vasca da bagno ha trovato …. il sapone.

Le due donne stanno facendo pulizia in casa e, da una parte "chi ga pruò a calastria" (chi ha conosciuto la povertà più nera) e chi è nato dopo la seconda guerra mondiale che, in fatto di povertà e di privazioni, ne ha vissute in maniera meno …. crudele.

La "calastria" è proprio la povertà assoluta; basta dire che il pane e gli altri generi di prima necessità, erano razionati e distribuiti con tanto di tessera e, la loro quantità era risicata, sino al limite della sopportazione (stavo scrivendo "della decenza") e "nisogn l'ea grassu" (nessuno era obeso o soprappeso) dice con furore Giusepèn e "ste ghei non 'na cai gaina" (se non possedevi qualche gallina) nemmeno potevi assaporare il gusto di una frittata o di un brodo come si deve.

Quindi, mamma Paola, vedendo la sua Graziella indaffarata a scegliere fra "cosa tenere" e "cosa regalare o gettare via", la ammonisce con un "te se propi 'na selfaneta" (sei proprio una sprecona), con quel "selfaneta" che fa pure ricordare il "selfie" moderno, dedicato alle pulizie di casa, il "fai da te" con faciloneria. Per poi aggiungere "s'à te de via tuscossi, poei te andò a spendi i dane" (se regali o butti via tutto, dopo dovrai andare ad acquistare quel che manca e ovviamente, spendere soldi) - meglio subito precisare che lo "spendere soldi" qui significa "trasò" che si può tradurre in un "buttar via", quando è bene risparmiare. Certo che, se qualcosa di utile si è rotto, non si parla più del "trasò", ma si tratta di acquistare quel che necessita.

Graziella Enrica, annuisce e, di buona lena, ramazza, pulisce, riordina, sotto l'occhio vigile di mamma Paola che non sta zitta, ma "dà consigli" (neta pulidu da chi, vo da lò ca ghe su a pulvera, chel robu lì, l'e nettu non) per dire (pulisci bene qui, guarda di là che c'è ancora la polvere, quel coso lì non è pulito a dovere) per arrivare a dire con severità "fa non a fusciòna" (non pulire senza raziocinio). Il termine "fusciò" richiama maggiormente la "buona lena, nell'operare" e non rimarca il "fusciare" che nella Lingua Italiana, non esiste.

Qui, mamma Paola vuole pure lanciare un altro messaggio: buttare via con furia e "fescia", premura, non va bene. Potresti pure "butò via ul fioeu insema'a acua spurca" (buttare via il bambino insieme all'acqua sporca) ed è un detto che si usava, quando il bagnetto al pargolo, lo si concretizzava con un lavaggio completo dentro un bagnino. Per dire che in casa, non c'era la vasca da bagno e la doccia esisteva solo e unicamente "in di cò di sciui" (nelle case dei ricchi).

Giusepèn dice la sua "in di nostar cò, ghea ul bagnen e a broca du'acua e un cadèn, visen a peteneusa" (nelle nostre case, c'era il bagnino e la brocca dell'acqua con catino, vicino a dove ci si pettinava). Ritorniamo alle pulizie. Mamma Paola tira in ballo anche il genero: "anca lu l'e 'n fusciòn e al buta via i robi" (anch'egli lavora con fervore e butta via ciò che non ritiene necessario) e, a questo punto, Graziella sbotta in un "mei un fusciòn che 'n fanagutòn" (meglio uno che lavora con ardore, piuttosto di uno che fa nulla) e qui, un pizzico di "furbizia" (o di rivincita) lo manifesta la figlia, nei confronti di mamma …. che osserva, giudica, ma resta ferma nei suoi propositi, senza muovere un dito. Giusepèn stavolta, se la ride divertito …. "n'a oelta l'ea propri inscì" (un tempo antico, ci si comportava proprio così) - certo che chi il Dialetto Bustocco da strada l'ha imparato dopo i 30 anni, non poteva conoscere come la "vita ruspante", quella della gente comune, la si affrontava ed era ben diversa da chi s'è fatto mantenere negli agi della ricchezza familiare …. che non ha prodotto gli insegnamenti del comune vivere.

Gianluigi Marcora

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