E' in atto una specie di "esclusione" di chi non si attiene a taluni dettami in merito al Dialetto Bustocco - c'è una specie di "cosca" o di "congrega" che ha "nominato" taluni eletti e ha escluso dal giro chi la pensa (e lo dimostra apertamente), in maniera differente dal coro (noi per esempio).
Nessuna polemica, per carità, ma "sacranon….tempu al tempu" (sacripante…. tempo al tempo) e si vedrà come andrà a finire. O meglio: so come va a finire. Si tutelano i "prufesùi" del Dialetto e si misconoscono tutti gli altri. Che non sono "professori", ma conoscono a puntino il Dialetto Bustocco "da strada" - che significa nello specifico? - Presto detto: il Dialetto lo si è imparato a voce. E' mai esistito in antichità un "vocabolario" che specificasse l'etimologia delle parole e meno che meno, il loro significato. Vuol dire che la gente discuteva in "Bustocco" in base alla parlata in casa; semplice e "colorata" dove ad ogni parola si attribuiva un significato comprensibile.
Poi, "chi poteva" imparava l'italiano, tralasciando il Dialetto indigeno e ogni tanto, brigava per poter riprendere l'idioma del proprio Dialetto, "mischiandolo" con "detti e motti" che col nostro Dialetto Bustocco avevano (e hanno) nulla a che fare. Di più: siccome per Legge era severamente proibito insegnare a Scuola il Dialetto Locale, si è acuito il problema. Si sono scritti fior di libri, con fior di Autori "studiati in Italiano", ma "non-studiati in Bustocco" che hanno prodotto una confusione che "qualcuno" ha cercato di riordinare.
Per dirla tutta: coi libri "ul Giusepèn" e "Giusepèn e Maria" si è dato spazio al Dialetto Bustocco "da strada" che parlava la gente comune; gli operai, i contadini, le casalinghe, chi esercitava mestieri specifici e che …. chi parlava il "dialetto-tradotto in italiano" non poteva conoscere. Non lo conosceva per il fatto di non averlo "praticato"…. "masticato" …. vissuto. Nei due libri specifici si parla solo e unicamente del Dialetto Bustocco "da strada" senza i "fronzoli" che è inutile citare (per averlo già fatto in altri frangenti). Chi li ha scritti (io, personalmente con la "consulenza" di Giusepèn), ha imparato il Dialetto Bustocco mentre succhiava il latte da mamma - non lo ha studiato sui libri - non ha imparato l'Italiano per poi tradurlo in Bustocco. E ciò è prova inconfutabile che l'autentico Dialetto Bustocco "da strada" è espresso nella giusta maniera. Se poi chi ha "inventato" il Vocabolario del Dialetto, riscontra anomalie nella scrittura delle parole e le adatta alla bisogna, ben venga, ma non si dica che quel "da strada" sia errato - poi, e lo scrivo un'altra volta, chi è preposto alla "Cultura" di Busto Arsizio, non può ignorare il contenuto dei due libri citati (anche se, su uno, ha scritto la Presentazione) e non può "decretare" la "morte" del Dialetto Bustocco, per il fatto che lei, la Vice Sindaco e Assessora alla Cultura di Busto Arsizio, NON conosce il Dialetto. E ciò non è una colpa o un alibi per by-passare il problema - lei parla e ha studiato l'italiano e (forse) ha mai parlato il Dialetto Bustocco, ma dall'alto del suo "potere" deve DEVE tutelare il Dialetto Bustocco da strada, senza privilegiare solo eminenti Autori Bustocchi.
Finiamola qui, tanto, la polemica non serve. Chi nasce "quadrato" non può morire "tondo" - da parte mia, ho una piccolissima, quasi infinitesimale soddisfazione: i due libri citati hanno venduto VENDUTO più copie di tutti gli altri Autori messi insieme - e chi ha letto quei due libri (o chi se li è fatti leggere), mi ha gratificato con lusinghieri giudizi. Quello più comune (dai pochi coscritti del Giusepèn, ma dai moltissimi altri Lettori Bustocchi) è "se stèi brau" (sei stato bravo). Non è una auto-lusinga, ma è una constatazione e ciò mi gratifica molto più di un'Onorificenza.