Ieri... oggi, è già domani | 13 agosto 2024, 06:00

"ul Pidrèn bagattu e a Cassina Maiottu"" - Pietro, il calzolaio e la Cascina Mariotto

Storie spicciole di vicinato. Giusepèn le racconta, con tenerezza e rispetto. Parlano di Usi, Costumi e Tradizioni

"ul Pidrèn bagattu e a Cassina Maiottu"" - Pietro, il calzolaio e la Cascina Mariotto

Storie spicciole di vicinato. Giusepèn le racconta, con tenerezza e rispetto. Parlano di Usi, Costumi e Tradizioni sbiaditi, ma vanno ricordati, in ossequio del Dialetto Bustocco da strada.

All'inizio di via Castelfidardo a Busto Arsizio, c'era il Bar-Trattoria dell'Angelo. Il fermento di quei giorni era dovuto all'asfaltatura di quel "budello di strada" che poi confluiva in Viale Duca d'Aosta. "a spuzza da mudròn" (la puzza dell'asfalto) sentenzia Giusepèn "l'ea tanta" (era molta); del resto, l'asfalto di allora non era proprio uguale all'attuale. I ragazzi correvano a frotte per vedere lo "spettacolo" inusitato; quello di osservare i badilanti a riempire per bene le buche della strada.

L'asfalto (ul mudròn), bolliva che era un piacere; tanto da emettere fumo come se stesse cuocendo. Il caldo opprimente costringeva i badilanti a soste continue. C'era chi "cunt'ul cazzù" (mestolo) distribuiva "aqua e limòn" (acqua e limone) per lavorare meglio. E arrivava "ul Pidrèn bagattu" (Pietro, il calzolaio). Lui abitava con la sua famiglia Merlo (a Maria Braghena - moglie) e le figlie Silvana, Cesarina e Maria Giovanna proprio al di là del "dell'Angelo" e gli bastava attraversare Corso Italia per traghettarsi in via Castelfidardo. Quella mattina, dopo il "rito" che vi racconterò tra breve, "ul Pidrèn" si era fermato per osservare l'andirivieni che si svolgeva in via Castelfidardo e aveva "sentenziato" che "chèl lauà lì, l'ea necesari" (quel lavoro -l'asfaltatura- era necessario). Subito dopo, "ul Pidrèn" con "pan e salamèn in man" (pane e salamino in mano) entrava al Bar col solito "sorriso-furbo" e ordinava "damàn un buceu" (dammene un bicchiere) ed era sottinteso "un bicchiere di vino rosso" che accompagnava "a maenda" (la merenda) che si consumava intorno alle 10-10.30 di ogni mattina, prima "dul disnò" (del desinare; del pranzo). - lo rimarca Giusepèn, per dire quanto "ul Pidrèn" teneva al suo ritmo di vita, diventato un rito. Lui "a bunùa" (di buonora, quindi intorno alle 6-6.30) era al lavoro con le tomaie nuove che risuolavano le scarpe e in altri lavoretti che "ga pagheàn a giurnàa" (pagavano la giornata, vale a dire, gli compensavano il lavoro). Quindi, "a maenda" serviva per rifocillare "ul Pidrèn" diventato un "cliente fisso" di ogni giorno (domenica esclusa).

Dove attualmente sono dislocati i "giardini pubblici" ben monitorati per il decoro della città, sempre in via Castelfidardo, era dislocata la "Cassina Maiotto" (Cascina Mariotto)  che mostrava sia una robusta recinzione, sia un "altare" con tanto di effige della Madonna. Era per noi ragazzi, un "punto nevralgico" tra casa e Oratorio e, ogni volta che si transitava da lì, ci fermavamo per una "visita", una preghiera e qualche …. raccomandazione, quando si era alle prese con qualche compito in classe. - presso la "Cassina Maiotto" c'erano i "casciacàn" i Ceriani ed è proprio in quel luogo che è nata la "recente centenaria" Luigia Ceriani che tutti conoscevano per la sua mitezza, la dolcezza negli sguardi e le buone parole che aveva per chi la ….cimentava..

Sarà banale, ma so che il Lettore sta cercando un "nesso" tra "ul Pidrèn bagattu", "ul mudròn" in via Castelfidardo e "a Cassina Maiottu" , quindi, lo svelo subito: fa tutto parte del Dialetto Bustocco da strada che si insegnava con la Parlata spicciola della gente semplice: contadini, operai, casalinghe che non avevano libri su cui studiare, non possedevano "testi" in Bustocco (pregni di vocaboli misti ad altri Dialetti), ma si comprendevano benissimo col Dialetto Bustocco "da strada" - che gli altri (i sciùi - i ricchi) nemmeno conoscevano il significato di certe espressioni.

La genuinità del Dialetto Bustocco "da strada" deriva dal fatto che, allora, nelle case semplici di gente semplice, si parlava unicamente il Dialetto verace di Busto Arsizio, mentre nelle "altre case", dove imperava l'italiano, obbligatorio per legge, si storpiava  la Lingua Originale che i Liguri ci hanno portato - per una buona Cultura del "Bustocco" basta seguire attentamente il lavoro specifico di Gilberto Govi che, nelle sue Commedie Liguri inserisce molti vocaboli, che si utilizzano nel Dialetto Bustocco "da strada"…. quello autentico e Giusepèn dice al "lapagiùni" (parolai) che l'hanno un tantino osteggiato "'nde a studiò" (andate a informarvi!), così capirete cos'è il Dialetto di Busto Arsizio.

 

 

 

Gianluigi Marcora

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