Avvocati, atleti del tennis e tanti amici hanno affollato oggi, 5 febbraio, la chiesa di San Giuseppe per l’ultimo saluto all’avvocato Paola Monno (LEGGI QUI E QUI). Lei non era conosciuta solo come l’avvocato penalista, scrupolosa, tenace, combattiva, agguerrita e sempre gioiosa, ma anche come grande tennista, giocatrice d’attacco, grintosa, sempre con il sorriso.
A darle l’ultimo saluto c’erano tanti colleghi avvocati, ma anche tanti tennisti. Tutti l’hanno voluta ricordare come la Paola che ha sempre giocato in attacco. «Anche contro la malattia – ci tiene a precisare il fratello Gianfranco – Mia sorella è sempre stata coraggiosa fino al punto di affrontare in attacco, secondo il suo stile, una malattia crudele, veloce, dolorosa che le ha tolto tutto in un’età dove avrebbe potuto dare ancora tanto a sé e agli altri. Paola sei unica e rimarrai sempre nei nostri cuori».
Gianfranco aveva scritto per Paola una lettera, l’avrebbe voluta leggere al termine della celebrazione, ma il dolore era troppo forte: avrebbe distrutto e soffocato le sue parole. Così ha preferito consegnare una lettera dove ha raccontato l’amore per la sorella, quella sorella «leale, con piena fiducia nel prossimo, che amava la famiglia, il lavoro, il tennis, la compagnia, gli animali, l’arte e la natura». Insomma una donna che amava la vita e che sapeva trasfondere il suo amore nel lavoro, nello sport, con gli altri.
«Una collega amata da tutto il foro – commenta la presidente dell’ordine degli avvocati di Busto Arsizio Eliana Morolli – Sempre molto collaborativa e partecipe alle iniziative portate avanti dal foro». «Era davvero molto propositiva – aggiunge il segretario dell’Ordine degli avvocati Davide Toscani – Era sempre pronta a segnalare eventuali problemi per trovare una soluzione, sempre a favore dei colleghi. Ha assunto anche il ruolo di mediatrice».
«Una entusiasta – aggiunge la collega Elisabetta Tosi – Un avvocato instancabile che non mollava mai la presa, ma corretta e disponibile. Nell’amicizia, pronta a saltare in auto su un treno o su un traghetto, nello sport con le sue partite di tennis a orari improponibili, nella vita troppo breve ma vissuta alla velocità del vento in sella al suo “Celestino”».
Già, lo sport: il tennis. Anche il mondo del tennis ha pianto oggi un’atleta sempre pronta a giocare in attacco: «Era bravissima, odiava i pallettari, era sempre molto gioiosa in campo, grintosa, ma con il sorriso – ricorda Silvia Zanni – Ha partecipato a numerosi tornei della Pro patria tennis e aveva vinto la Vismara cup». «Una grinta che non finiva più, leale, una grande sportiva, ma corretta», aggiunge il maestro Claudio Cavalli.
Anche l’omelia di don Giuseppe Tedesco al termine ha ricordato il bene fatto da Paola. «Vi invito a ricordare tutto il bene di cui Paola è stata capace». Ha anche invitato i fedeli alla preghiera “profumata di amore, carità e fede”. Li ha incoraggiati a seguire la parola del Vangelo: «Gesù ci insegna a essere il pane della vita. L’Eucaristia, la messa è l’autostrada che ci conduce a Dio e Lui ci promette la resurrezione. Dunque vi invito a prendere in mano la nostra fede. E la bellezza della fede sta nella Comunione, nella conversione del proprio cuore, nella preghiera. Abbiamo perso l’abitudine di pregare per i defunti: educhiamo i nostri figli e nipoti al ricordo dei nostri cari. I nostri successi terreni non contano. Quello che conta è la nostra fede, l’amore, la carità: questi sono il tesoro della nostra vita».