«Il 12 luglio scorso, la Fondazione Raimondi comunicava ufficialmente di essere in forte stato di crisi economica e avviava una procedura di cessione dei rami di azienda riguardanti la parte assistenziale e ambulatoriale della struttura di Gorla Minore. Contestualmente le organizzazioni sindacali venivano coinvolte per una procedura di passaggio del personale ad Argentum Srl, società che da visura camerale risultava essere stata fondata il 1° gennaio 2023 e che non aveva nessuna altra struttura in carico ed un capitale sociale di soli 100mila euro. Le Organizzazioni Sindacali si sono sedute al tavolo come consuetudine per regolamentare il passaggio del personale e in tale contesto hanno scoperto che dietro Argentum ci sono due grosse realtà come Fondazione Colleoni e Punto service. Il tavolo si è concluso senza nessun accordo vista la distanza tra le parti». Così la nota sindacale a firma della Funzione Pubblica Cgil Varese e Cisl dei Laghi.
«I maggiori punti di disaccordo riguardano l’applicazione di un contratto (ANASTE) che FP Cgil e Cisl Fp non firmano a livello nazionale e la richiesta di Argentum ai lavoratori di rinunciare a qualsiasi vertenza nei loro riguardi per situazioni economiche rimaste in sospeso con Fondazione Raimondi. Tale richiesta risulta inaccettabile poiché Fondazione Raimondi, nel frattempo, ha disdettato un accordo sindacale che garantiva un incentivo di 150 euro al mese ai lavoratori (incentivo che con il tempo era stato contrattualizzato ed era diventato salario fisso e ricorrente), sgravando di fatto Argentum dal mantenere tale incentivo al momento dell’acquisizione dei contratti di lavoro, impoverendo così il potere di acquisto dei lavoratori.
Sulla disapplicazione dell’incentivo le Organizzazioni sindacali - prosegue il comunicato - hanno proceduto come da normativa e, seguendo il mandato dei lavoratori, proclamato lo stato di agitazione. Nel frattempo, visto lo stato di incertezza sulla nuova realtà datoriale e ripetuti ritardi nei pagamenti degli stipendi, ben 30 lavoratori sugli 89 in forza a luglio si sono licenziati.
Questa situazione sta ormai provocando un clima insostenibile tra i lavoratori rimasti che stanno facendo degli sforzi immensi per garantire l’assistenza e le prestazioni ambulatoriali, a rischio della loro salute e di conseguenza sta mettendo a rischio il livello di assistenza agli ospiti fin qui garantito.
I sindacati proclameranno una giornata di sciopero per il 10 gennaio, sciopero necessario perché ormai la situazione è diventata insostenibile ed è giusto che la cittadinanza e l’utenza siano informati e sappiano quanti e quali sforzi i lavoratori stanno facendo per garantire continuità ad una realtà storica del territorio».