Nella letterina esposta in vetrina a Natale, aveva chiesto a Gesù Bambino di illuminare non solo la piazza, «ma anche uomini di buona volontà che noi non riusciamo a trovare» (leggi qui).
In quella scritta nei giorni scorsi, Sara Pinto annuncia la chiusura del suo negozio di abbigliamento “Le brebis noire” che, dopo oltre vent’anni in piazza Vittorio Emanuele, chiude i battenti.
Se ne va anche Anna Nedalini, che sposta il negozio di antiquariato in via Sant’Antonio: «Non sarò una cattedrale nel deserto», dice.
Neanche il tempo di salutare con ottimismo l’apertura della macelleria con cucina de Il Mannarino, che la piazza perde due negozi a loro modo storici.
La nuova letterina. L’ultima
La letterina natalizia del dicembre scorso era stata l’espediente artistico con cui Sara Pinto aveva cercato di tornare a far parlare della situazione di piazza Vittorio Emanuele, che non è mai riuscita a decollare dopo la riqualificazione e lo spostamento del monumento ai Caduti, ma ha anzi dovuto convivere con diversi rattoppi e qualche frequentazione poco raccomandabile (il culmine in negativo venne raggiunto nell’estate del 2020 con un grave episodio di violenza).
La lettera – nella quale emergeva anche il rammarico per la mancanza di qualsiasi “segno” natalizio – era firmata da «una cittadina ormai scoraggiata (ma ancora piena di speranza)».
Speranza ormai svanita. «Tutti gli appelli fatti per migliorare la piazza non sono serviti», dice la titolare, che oggi scrive: «Chiudo un’attività che mi ha dato molto (e non in termini economici). Il mio negozio, anche prima di approdare in questa piazza (nel ’79 l'apertura in via San Michele, dove è rimasto per vent’anni, ndr), ha ospitato non solo abbigliamento. Ho sempre cercato altro… piccole mostre, amici. Un “circolo” coinvolto in varie iniziative. Ultimo un “mondo” che la città non dovrebbe dimenticare». Il riferimento è al mappamondo solidale esposto in vetrina e messo all’asta a sostegno di un’iniziativa per ragazzi autistici.
Una delle numerose attività promosse negli anni dalla signora Pinto, che in questi giorni ha “arredato” locale e vetrina a tema cinematografico, con manifesti e dive del grande schermo, in omaggio al Baff, che inizierà la prossima settimana.
Abbassare la saracinesca non è facile, e infatti la data di chiusura inizialmente prevista per marzo è slittata. Ma entro maggio Sara Pinto lascerà: «Alla mia età, anche con un supporto esterno non varrebbe più la pena andare avanti. Purtroppo in questa piazza ci sono stati tanti problemi: i lavori per rimuovere il monumento, l’autosilo mai fatto, i continui rifacimenti, ma anche la scelta dell’arredo».
«Mi piangerà il cuore»
«Se lei chiude, me ne vado anch’io. Non resto qui come una cattedrale nel deserto». Così parlava prima di Natale Anna Nedalini, titolare del negozio di antiquariato “Antichità Nedalini” attiguo a “Le Brebis noire”. E così sarà: tra fine aprile e inizio maggio lascerà lo spazio attuale per inaugurare il nuovo negozio in via Sant’Antonio.
«Ci abbiamo creduto tanto, ma dopo tutti questi anni dico basta, non rimango lì a fare la Giovanna D’Arco della piazza – conferma –. È stato un grande tonfo e non vedo soluzioni. Mi vedo costretta a chiudere e m dispiace tantissimo».
Per Nedalini «il progetto di questa piazza non era adatto alla realtà nella quale si doveva calare, alle spalle di un centro. Che dehors potrebbe fare un bar, visto che il passaggio pedonale è stato ristretto a solo camminamento? Come fa un’attività ad avere un affaccio se davanti ci sono dei blocchi fatti per diventare palchi? I materiali, poi, sono già rotti. E vogliamo parlare delle fontane, che sono state accese solo per pochi giorni?».
Ancora: «Non si è tenuto conto delle realtà già esistenti. Quale tabaccheria a fianco di un bar chiude? Eppure è successo perché non si è più data la possibilità alla gente di parcheggiare. O la piazza diventa tutta Ztl, oppure devi dare modo di fare una breve sosta. A noi che eravamo già presenti prima dell’apertura del cantiere, non è mai stato chiesto nulla».
L’antiquaria fa notare che «chi arriva in piazza di pomeriggio o di sera trova il nulla, poi attraversa la via Tettamanti e, come se oltrepassasse il muro di Berlino, ecco la vita».
E, osserva, non sarà la sola macelleria a cambiare lo scenario: «Attrarrà senza dubbio gente, ma è nell’angolo opposto rispetto a noi e porterà beneficio soprattutto alla piazzetta nuova dove c’è anche la pizzeria». A suo dire, «oltre alle realtà commerciali, ci sarebbe bisogno di attività legate ai servizi».
Ma, prima ancora, c’è il problema delle frequentazioni non sempre raccomandabili. Ancora poche settimane e, dopo vent’anni esatti, Anna Nedalini si trasferirà. «Non passerò più da piazza Vittorio Emanuele – rivela – perché mi piangerà il cuore. Ci ho creduto tanto, ma mi sono sentita tradita».