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Territorio | 14 dicembre 2022, 07:57

Sotto “Al Ponte”, dove la pizza «crea dipendenza»

Il segreto della felicità per un ristoratore? Semplice: è la felicità dei clienti. Lo racconta Luciano Tornusciolo, dal 2013 titolare dello storico locale di Cairate dove la pizza è un misto tra la variante napoletana e quella romana e il pesce è un cavallo di battaglia

Sotto “Al Ponte”, dove la pizza «crea dipendenza»

«Il complimento più bello che mi hanno fatto? È successo proprio l’altro giorno: un cliente, un ragazzo, mi ha detto che la mia pizza crea dipendenza…».

Sorride Luciano Tornusciolo, mentre lo racconta: nelle vesti di “spacciatore di bontà” ci sta proprio bene. E sorride perché sa di avere appena rivelato il segreto della felicità per una persona che spende la propria vita professionale nel campo della ristorazione, al prezzo di sacrifici e giornate senza orari. 

Il segreto della felicità per un ristoratore è dare felicità agli altri.

Per lui, 36 anni, questo destino era scritto nel dna. Papà e nonno facevano i ristoratori, il primo a Benevento - luogo di origine della sua famiglia - il secondo a Mozzate. Luciano fa un po’ qui e un po’ là, poi torna nel Varesotto, inizialmente prova a occuparsi di altro, ma poi cede al richiamo della tradizione consanguinea e si butta anche lui nel settore, prima da dipendente per poi arrivare a… Cairate.

Ovvero il centro della storia odierna. Dal 2013 è titolare del ristorante pizzeria Al Ponte, 120 posti interni e 100 esterni d’estate. Un locale storico (esiste, con nomi diversi, da più di 50 anni), punto di riferimento e approdo naturale per il via vai di umanità che corre lungo la trafficata e frequentata strada provinciale 19: qui rappresentanti, camionisti, operai delle ditte vicine e agenti di commercio non mancano mai in pausa pranzo. 

Non sono i soli però: da Luciano vengono persone dalle ben più lontane Varese e Busto Arsizio, anche a cena. E in questo caso la posizione non accorda alcun tipo di favore: se qualcuno si fa 10-20 chilometri per mangiarsi una pizza e poi ci torna una seconda, una terza e una quarta volta, significa che quella pizza merita davvero.

«Nonostante le mie origini la nostra non è la classica pizza napoletana - spiega Tornusciolo - Più una via di mezzo tra quella e la romana: ha il bordo della prima e la croccantezza della seconda. Usiamo una farina molto forte per avere una lunga lievitazione, anche oltre le 24 ore: il risultato è la leggerezza e l’alta digeribilità. E poi è cotta nel forno a legna…».

Altro cavallo di battaglia è il pesce, sempre all’insegna delle massima qualità. «Il nostro cavallo di battaglia sono il fritto misto, l’unico piatto del menù che non riusciamo mai a cambiare perché ce lo chiedono sempre, e poi il crudo di pesce, così come tonno e spada siciliani. Ci riforniamo dalla Pescheria Stefano, di Gazzada Schianno, due o tre volte alla settimana, perché ci garantisce la qualità giusta che vogliamo dare ai nostri clienti».

Che sono sempre il primo pensiero di Luciano: «Il vero guadagno è il loro sorriso, il fatto che ti ringrazino prima di uscire e poi ritornino: questo ti dà la forza di andare avanti. Lo dico sempre anche ai miei dipendenti: il mio successo è se il cliente chiede di voi e non di me, perché significa  che ho creato il giusto equilibrio e anche voi vi sentite realizzati».

Redazione

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