Per secoli la gente mangiò polti/poltiglie di cereali che non richiedevano impasto, lievitazione e cottura al forno, poltiglie che erano la diretta continuazione di abitudini alimentari usuali nell’antica Roma.
Infatti la Puls romana di farro lasciò il posto a tutta una serie di polti impastate con l’acqua: quella di miglio, quella di orzo, quella di sorgo, di grano saraceno e di castagne fino alla metà del 1600 quando si diffonde in Lombardia la polti di farina gialla, poi chiamata polenta e tuttora da tutti apprezzata.
Ricetta: pulti, fasoeu e verzi
Stufare una cipolla affettata sottile e una verza chiara sfogliata e tritata. Due cucchiai di olio di oliva vergine. Aggiungere acqua, un osso spugnoso di manzo, due piccole cotennine di maiale, 300 grammi di fagioli bianchi di Spagna o toscanelli dell’occhio.Quando bolle mettervi un pezzo di lardo tritato con la mezzaluna assieme ad uno spicchio di aglio ed un ciuffo di prezzemolo. Sale.
A cottura della verza e dei fagioli aggiungere a pioggia un piccolo pugno di semolino di grano duro (una volta si usava il farro) fino a farne una polentona molto molle da formaggiare e pepare con abbondanza. Scodellare e coprire fino a che si forma una pellicola sulla quale, al momento di mangiare, si deve fare, ognuno sulla sua scodella, una croce di olio di oliva vergine.
La croce era un segno contadino di ringraziamento al Signore.