Ieri... oggi, è già domani | 14 novembre 2022, 06:00

"a brutua" - la... schifezza

Stavolta, Giusepèn parte dal fondo; sembra riavvolgere la pellicola di un film. "Fèm un Nocino, poeau a parlam" (facciamoci un Nocino, poi ne discutiamo)...

"a brutua" - la... schifezza

Stavolta, Giusepèn parte dal fondo; sembra riavvolgere la pellicola di un film. "Fèm un Nocino, poeau a parlam" (facciamoci un Nocino, poi ne discutiamo). E tira in ballo una parola utilizzata poche volte, ma che è essenziale nella vita (e per la vita) con sfumature caratteristiche nel prosieguo dell'esistenza. Si tratta della "brutua".

Forse non si dà troppo peso a questa parola, per il fatto che la si utilizza in particolari momenti e che sostanzialmente significa "schifezza". Tutte le mamme (e non tutti i papà) sanno che al momento del parto, il nascituro si "scarica": cioè a dire, si libera di tutto ciò che la placenta gli ha trasmesso e che lui, nella pancia di mamma, ha utilizzato per sostenersi. Poi, come accade a tutti, quel "sostenersi" produce lo scarico che prende altri nomi (merda, per esempio).

Quindi, la "brutua" è l'insieme delle sostanze elaborate dal corpo che a un certo punto devono entrare in circolo e alimentare la vita, con la conseguenza di produrre scarti.

Detto ciò, Giusepèn non si ferma lì, ma (tra un sorso e l'altro di Nocino) catechizza un fatto prioritario. Ed è riferito al valore "morale" della "brutua". Che tento di spiegare.

Quando una persona ragiona male o è ossessivamente testardo per un suo convincimento o che sbaglia assai e vuole a tutti i costi avere ragione, quando palesemente ha torto, gli si dice (o meglio, gli si diceva) "t'è ghe dentar in dul cervèl a brutua" (hai nel cervello -fatemelo scrivere- lo sterco) per ribadire che "non ragioni - smettila di dire stupidaggini - vedi di ravvederti - fa in modo di essere credibile - convinciti che hai torto" e altre risposte di questo genere.

Quanti -oggi- si meritano il giudizio di Giusepèn? quanti hanno nel cervello la "brutua"? quanti si credono forbiti, furbi, tronfi di sé e manifestano invece di avere nel cervello la "brurua"?

Non la faccio lunga, ma è giusto convincerci (tutti) che la "brutua" la portiamo in corpo. Che non è possibile scaricarla tutta in una volta. Che c'è sempre qualche "residuo" dentro le budella che ci portiamo in giro, che è naturale avere una componente di "brutua" (le chiamo ora, feci) che serve per la stabilità della persona.

Giusepèn prende il  … toro per le corna "an fèi un discursu da merda" (abbiamo fatto un discorso di merda), ma ci mette nel discorso, la positività: "fin'a che l'e 'n dul cu, la va ben … importanti l'e egala non in dul co" (fino a quanto è nelle budella, la "brutua" va bene … importante è non averla nella testa). Cin-con Giusepèn!

Gianluigi Marcora

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