Quando si dice avere le idee chiare subito: a 17 anni il sogno nel cassetto per Tiziano Barea era avviare un’industria elettronica. Dal cassetto si è trasferito nel garage, anzi nella cantina per la precisione: aspetto che poi si sarebbe rivelato pure profetico.
Oggi a Olgiate Olona la Btsr - nata nel 1979 - è un’azienda leader nel settore, una «multinazionale tascabile» la definisce sorridendo l’imprenditore. Profondamente made in Italy, perché la parte produttiva è radicata qui: vende nel mondo i suoi sensori ed è il partner di riferimento a livello internazionale delle maggiori aziende tessili e non solo. Negli anni successivi, Barea ha lanciato altre due attività, una nel campo vitivinicolo, l’altra nei cavalli.
Dagli aerei all'elettronica
Ma prima, imponente tappa la Btsr. «Era una missione che avevo in mente – racconta l’imprenditore – Anche se non avevo né opportunità né possibilità. Quando ho terminato gli studi volevo fare ingegneria elettronica ma la passione per l’elettronica mi divorava e con la creatività ecco che nacque Btsr, come Barea Tiziano Study and Research. Oggi Best Technology Study & Research».
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La prima passione in realtà era l’aeromodellismo, ma non si accontentava con la scatola di montaggio: «Io progettavo gli aerei. Mi studiavo di tutto e di più sull’aerodinamica. Mi resi conto di non poter realizzare però tutto un aereo... Poi ho scoperto l’elettronica che muoveva i primi passi, anche nell’aeromodellismo e così ho capito cosa avrei potuto fare da grande. Poter ideare, progettare, realizzare prodotti interamente e personalmente, curandone ogni aspetto. L’idea, il mercato, la capacità di ingegnerizzare... Divoravo libri, volevo imparare tutto. Poi ho fondato a 19 anni l'azienda e ho capito subito che qualunque cosa progettata sull’esistente avrebbe avuto vita difficile».
Scoraggiato? Macché: «Ho capito che dovevo creare prodotti che non esistevano. La filosofia è ancora questa oggi. Cerchiamo di vendere idee che diventano progetti e prodotti». Insomma, bisogna sfornare un prodotto unico, il migliore a livello tecnico ed economico in modo da non doversi confrontare con nessuno. Tutto però – va ribadito - inizia come una garage company, come direbbero in America: «Anzi cantina perché lì è nata – osserva Tiziano Barea – Poi cresce ed ecco la prima sede importante a Gallarate (occupava tutto il piano superiore di Mediaworld oggi) con 25-30 persone nel 1989».
Otto anni dopo si cambia casa, o meglio la si realizza, perché «mi sono appassionato anche a progettare il design della bellissima sede di oggi a Olgiate e ci siamo trasferiti qui, in questo meraviglioso parco, 12mila metri quadrati, di cui 6mila coperti dove ho installato le tecnologie tra le più avanzate. La nostra è un’azienda di meccatronica. Non facciamo solo elettronica, infatti, e soprattutto non la facciamo conto terzi. Tutto ciò che facciamo qua è per i nostri prodotti».
Si parte dal design, dall’ergonomia perché quei prodotti devono piacere a chi li utilizza; ci sono i brevetti ma soprattutto «non devono essere facilmente copiabili, perché poi il tempo passa e i brevetti possono decadere». È il gap tecnologico che deve fare la differenza. A Olgiate lavorano 130 persone, oltre al supporto tecnico commerciale all’estero. C’è la Btsr Panam, che copre il Sudamerica, e ancora Btsr Usa nel North Carolina, e ancora Shanghai per il Far East. In totale, quindi, oltre 160 persone.
Roba da avvertire le vertigini guardando indietro, ai primi passi. «È stato un viaggio bellissimo - osserva Tiziano Barea – irto di grandi difficoltà, tante sfide, ma anche grandi soddisfazioni. Soprattutto vedere oggi che Btsr è riconosciuta appunto a livello internazionale come azienda leader, siamo il partner tecnologico di tantissimi costruttori di macchinario soprattutto nel settore tessile. Non c’è un processo tessile che in qualche modo non venga toccato da un nostro sensore, da un sistema di controllo o di alimentazione del filo».
Si offrono tecnologia e innovazione, applicate alla sensoristica e ai sistemi di controllo di processo, per qualsiasi tipologia di filo e filato, che sia tessile, che sia metallico. Presente anche in altri settori, come il tessile tecnico: «Le ali dell’airbus sono fatte con fibra di carbonio».
Quindi, sull’aereo sognato da ragazzino ci è arrivato lo stesso. «Sì – ride Barea e poi aggiunge – ma anche pneumatici per le auto, i campi in erba sintetica, le pale per l’eolico». Un comparto immenso, per cui si passa anche dal medicale o dall’aerospaziale.
La diversificazione è un elemento fondamentale per evitare momenti di crisi: «I settori variano per intensità, a seconda dei momenti e quindi essere distribuiti in attività diverse crea maggiore stabilità e maggiore tranquillità. Abbiamo il project on demand, per cui il cliente ci dà le specifiche del sensore che andrebbe applicato alle sue macchine. Noi facciamo ricerca, design, progettazione, il software di gestione, tutto a 360 gradi».
Made in Italy
Il tutto rigorosamente Made in Italy. «La scelta nostra è stata quella di non delocalizzare per magari una convenienza a breve-medio termine. Invece, abbiamo investito tantissimo in automazione, sì, con linee interamente automatizzate e siamo estremamente verticalizzati. Siamo in grado di assembleare qualcosa come 200mila componenti elettronici all’ora, in un reparto con 4 persone ben preparate. Così facendo riusciamo a mantenere in Italia la produzione ed esportare nel mondo il Made in Italy by Btsr».
Quella delle competenze è una questione molto sentita: «Sì, ma prima di tutto è la passione. È la prima cosa che verifico. Se ad esempio qualcuno fa già elettronica a casa. Il segreto della felicità è fare ciò che piace. Cerco di creare anche l’ambiente migliore possibile, quando si lavora qui e si guarda fuori si vede magari uno scoiattolo o c’è l’area break esterna e ci si può prendere la frutta che non ha subìto trattamenti… La qualità della vita è importante per chi lavora in Btsr, anche oltre la retribuzione. Questo ambiente, noi l’abbiamo concepito nel 1997».
Così come c’è un impianto fotovoltaico da 12 anni, che produce una quantità d’energia quasi equivalente a quella consumata. Nell'azienda di Barea, c’è sua moglie Laura che aveva 15 anni quando Tiziano decise che sarebbe diventato imprenditore: lei si occupa dell’amministrazione. Come pure sua figlia Vanessa, oggi ventinove anni, che lavora in Btsr ma non solo.
Il fuoco dentro
Perché sì, altro accade nel frattempo. Intanto c’è un fuoco che arde dentro, quella voglia di conoscere e imparare sempre. Tiziano Barea si trova a percorrere un’ulteriore strada: altro settore, altra regione. Nascono le realtà di Tenuta Montemagno e Tenuta Montemagno Horses in Piemonte: la prima conduce al vino, la seconda ai cavalli. Ancora una volta, passioni trasformate in lavoro.
«Così lavoriamo h 24 ma ci divertiamo h 24» assicura Barea. Da qui la nascita del progetto Safe Riding, staffe di sicurezza per equitazione e salto ostacoli… che oggi sono le più innovative del settore. Anche qui un team di 5 persone lavora alla progettazione e alla commercializzazione, un progetto che si sta consolidando».
«A metà del cammin di nostra vita mi sono detto, ho bisogni di stimoli nuovi – racconta l’imprenditore – Ho sempre amato il vino, lo regalavo… mi sono detto nel 2003, vado nel Monferrato, cerco un casale e produco il vino. Ho trovato il posto magico dopo 3 anni… che è Tenuta Montemagno. Partendo da zero, oggi produce 170mila bottiglie, 13 etichette, 5 grappe».
Chissà cos'altro farà, tra vent’anni magari, Tiziano Barea, che crede nella necessità di apprendere sempre, non fermarsi mai.
Intanto è in piena fioritura Safe Riding. Lui a 50 anni è salito a cavallo e ha scoperto l’agonismo, la gioia - difficilmente spiegabile perché bisogna viverla - di essere una cosa sola con un animale così splendido. Ma anche qui è innovazione.
Già, è sempre questo il punto, l’innovazione: quella che ha sempre guidato Btsr e l’ha spinta a vendere i suoi prodotti in 40 Paesi. Anche nella tempesta della pandemia, perché l’azienda non si è fermata, rifornendo ad esempio i costruttori di macchine in campo medicale. Così come sul fronte vino, il primo mercato è l’Italia ma si esporta con successo in California, si sta avviando la costa Est, poi in Cina, Giappone, Sudafrica, oltre il Nord Europa.
A sua volta Safe Riding esporta in tutto il pianeta e si promuovono i prodotti anche in concorsi internazionali all’estero. Un progetto di cui si va fiero per il suo impatto sulla sicurezza: «Ogni tanto ci arriva il video di un cliente che ringrazia perché è caduto, ma non si è fatto niente perché è riuscito a sganciarsi subito».