ELEZIONI COMUNE DI OLGIATE OLONA
ELEZIONI COMUNE DI MARNATE
 / Economia

Economia | 01 giugno 2022, 14:02

Carenza di camerieri in provincia di Varese? «Provate voi a lavorare a certe condizioni»

Parla una ragazza luinese che negli ultimi dieci anni non ha visto altro che contratti a chiamata o part time. «Ti fai lo stipendio col fuori busta, ma non è vita». Cosa non va e cosa serve

Carenza di camerieri in provincia di Varese? «Provate voi a lavorare a certe condizioni»

La stagione estiva è alle porte e bar e ristoranti sono alle prese con la carenza di personale. Un’anomalia che nel post emergenza Covid sta diventando problematica a livello nazionale, tanto che baristi e camerieri sono già etichettati come merce rara. Un buco da circa 50 mila unità, secondo gli ultimi dati di Unioncamere.

«Provate voi a lavorare a certe condizioni» commenta Emma (nome di fantasia), ragazza luinese, quasi trentenne e con un’esperienza di una decina d’anni circa come cameriera nei locali della fascia lacustre dell’alto Varesotto. Sempre con contratti a chiamata o part time, a condizioni puntualmente diverse, nella pratica quotidiana, da quelle pattuite in principio. «Parti con un fisso di 200 o 300 euro al mese, quello che ti viene garantito dal contratto, che prevede un certo numero di ore settimanali. Poi arrivano gli straordinari, senza limiti né certezze, nel senso che sai quando devi presentarti al lavoro ma non quando tornerai a casa».

Arrivare a turni da 12 ore diventa una consuetudine – racconta la ragazza – e con il “fuori busta” ti fai lo stipendio. Ma a quel punto non è più vita. Non lo è per una serie di motivi: la totale dipendenza dalle esigenze del capo («a volte si fa chiusura dopo la mezzanotte, e alle 7.30 si è già dietro al bancone a sfornare brioche»), lo stress e il timore di incappare primo o poi in un controllo, ma soprattutto le criticità riguardanti le ferie maturate e i contributi versati. «I numeri – precisa Emma – non sono mai quelli reali. Il contratto può anche indicare che con 24 ore di lavoro a settimana ho diritto a 26 giorni di ferie retribuite all’anno. Peccato che poi, nella realtà, le ore di lavoro settimanali sono il doppio. Il risultato è che in tutti questi anni non ho mai avuto a disposizione i giorni di ferie che mi spettavano. Questi problemi li ho io, che faccio la cameriera, non li hanno i miei amici che lavorano al supermercato, dal dentista, come assistenti alla poltrona, o in ufficio come impiegati».

Fino a qui le critiche, ma anche una panoramica senza filtri  – che nasce da quanto visto e sperimentato in prima persona – sulle carenze di un settore che nel giudizio comunemente diffuso – e spesso frutto del sentito dire – vengono associate allo stereotipo del giovane scansafatiche, che non conosce il significato della parola “sacrificio”, specialmente se si tratta di lavorare nel fine settimana. «Non è sempre così», afferma la ragazza, introducendo – a proposito dei progressi da compiere – l’esempio della vicina Svizzera.

«Ho lavorato in alcuni bar e ristoranti di confine – spiega Emma – Quando i contratti rispecchiano le prestazioni richieste e la paga è onesta, non è un problema fermarsi per dello straordinario regolarmente retribuito, o fare quaranta minuti di macchina per arrivare al lavoro. Qui da noi c’è ancora chi ti propone di lavorare per 5 euro l’ora. In Svizzera, anche con un contratto a chiamata, si arriva in pochi giorni a mettere insieme uno stipendio dignitoso, svolgendo le proprie mansioni, che non vengono mischiate con la necessità di fare anche le pulizie o di stare in cucina».

Contratti seri, stipendi adeguati alle ore di lavoro, turni ben strutturati («lo “spezzato” mattina – pomeriggio costringe talvolta a ritmi sfiancanti»), riposi e straordinari correttamente riconosciuti. E’ quello che serve, nella visione di una giovane cameriera dell’alto Varesotto, per iniziare a cambiare le cose: «In 8 anni nessuno mi ha mai proposto un contratto a tempo indeterminato. “Troppe tasse”, mi dicevano. Le condizioni attuali possono andare bene allo studente che deve pagarsi la vacanza, non al cameriere con esperienza o al barista specializzato. Ci rimettiamo noi, ma ci rimette anche la professione a livello di immagine, perché non viene più presa in modo serio. E sorridere ai clienti, oggi, è sempre più difficile».

Gabriele Lavagno da Luinonotizie.it

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A MAGGIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

Google News Ricevi le nostre ultime notizie da Google News SEGUICI

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore