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Salute | 28 maggio 2021, 08:10

Diabete, anche l'inquinamento ambientale è un'insidia

Per il singolo soggetto si può combattere adottando almeno uno stile di vita che riduca i fattori di rischio collaterali

Il dottor Gianni Morandi

Il dottor Gianni Morandi

«Alla sera mi metterai al riparo sotto una campana di vetro. Fa molto freddo qui da te».

Al fiore del piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry basta questo, qualcosa che su quel minuscolo pianeta lo ripari dall’aria fredda della notte. Il nostro grande, evoluto pianeta deve preoccuparsi di ben altro, in un mondo in cui l’equilibrio naturale è stato completamente sovvertito per mano dell’uomo.

Qualche volta, quando pensiamo alle insidie per una buona gestione del diabete, non commettiamo l’errore di pensare che sia sufficiente occuparci di terapia, attività fisica o corretta alimentazione? In realtà non dovremmo dimenticare che la persona affetta da questa patologia vive in un ambiente che troppo spesso rappresenta un’insidia per la salute e dovremmo chiederci più attentamente che relazione possa crearsi tra inquinamento e diabete mellito, estendendo il nostro impegno oltre i confini degli argomenti sui quali abbiamo, anche giustamente, focalizzato a lungo la nostra attenzione.

Una stima dell’OMS considera che l’inquinamento atmosferico sia responsabile di una morte su otto. L’80% di tali decessi è da attribuire ad eventi cardiocircolatori, contro, per esempio, il 6% delle patologie neoplastiche. Anche al più disattento degli osservatori non può sfuggire come il pericolo si manifesti proprio in un ambito in cui sono più probabili le complicanze a lungo termine della malattia diabetica. La mortalità imputabile alle modificazioni ambientali si associa inequivocabilmente all’esposizione al microparticolato (PM 10 per le microparticelle del diametro di 10 micron o meno, come nel caso del PM 2.5) derivato principalmente dai combustibili fossili.

Non necessita di particolare sottolineatura la nota importanza di fattori ambientali (alimentazione ipercalorica, eccesso di carboidrati semplici e grassi nella dieta, ridotta attività fisica, ecc.) nella genesi del diabete mellito tipo 2. Ora, però, sono numerose e convincenti le prove che si accumulano a proposito di una possibile associazione tra inquinamento atmosferico e rischio di sviluppare il diabete tipo 2. Il microparticolato favorirebbe infatti la disfunzione endoteliale e ridurrebbe sia la sensibilità periferica all’insulina che l’utilizzazione del glucosio da parte dei tessuti. Un elemento degno di nota è che tali anomalie si manifestano, sia pure in modo meno marcato, anche a carico del soggetto non diabetico.

Potrebbe essere questo, quindi, il primo gradino di un percorso che porterà allo sviluppo della malattia nella persona geneticamente predisposta e/o con fattori di rischio legati allo stile di vita. Un aspetto ancora non ben delineato, ma di evidente importanza, è la responsabilità dei numerosi elementi che costituiscono il microparticolato, non essendo oggi semplice valutare con precisione l’azione di ogni singolo componente.

Oggi l’inquinamento atmosferico è un fenomeno che non esclude alcuna area del pianeta, interessando non solo le zone popolate, ma persino gli oceani o i ghiacci polari. L’entità del problema fa sì che anche riduzioni apparentemente modeste del livello del deterioramento dell’ambiente avrebbero conseguenze comunque positive sulla salute pubblica.

Le “Linee guida sulla qualità dell’aria ambientale”, pubblicate dall’OMS già nel 2005, rivelavano come una riduzione da 70 a 20 mg/m3 del PM 10 possa ridurre del 15% circa la mortalità correlata all’inquinamento.

Uno studio canadese condotto per oltre trent'anni ha evidenziato come il ruolo dell’esposizione al PM10 sia accentuato in persone obese ed in persone fumatrici o esposte al fumo passivo, mentre una ricerca statunitense (2003-2004) ha dimostrato il ruolo protettivo svolto da un’alimentazione ricca di frutta e di verdura.                                                                 

La riduzione dell’inquinamento atmosferico è un compito che richiede scelte politiche coraggiose e condivise a livello planetario (e proprio per questo tale compito viene spesso colpevolmente rimandato o annacquato, nell’incapacità di trovare un accordo tra posizioni molto diverse tra loro).

Per il singolo soggetto, anche nel caso di un comportamento individuale virtuoso e responsabile, risulta praticamente impossibile sottrarsi all’esposizione ad agenti inquinanti. Resta possibile e consigliabile, però, adottare almeno uno stile di vita che riduca i citati fattori di rischio collaterali (eccesso ponderale, alimentazione iperglicidica ed iperlipidica, sedentarietà, fumo di sigaretta), introducendo come elementi costanti una regolare attività fisica ed un modello alimentare di tipo mediterraneo.  

Gianni Morandi

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