L'espressione del titolo non è proprio "tradotta" alla perfezione, ma è per far spazio al contenuto che qui spiego meglio. Lo faccio con l'aiuto di Giusepèn che in fatto di Dialetto Bustocco è secondo a nessuno; specie a certi "bamboccioni" che "i pensàn da saèla longa, ma in dumò ....brusogi".
Andiamo con ordine. La traduzione lessicale del "va giù di oegi", letteralmente vuol dire "togliti dal mio sguardo"; un sinonimo di "nasconditi....io ho nulla da sparire con te, levati da torno, stai nel tuo brodo". Frasi simili, insomma! Per ribadire la pochezza di chi si ha di fronte che vorrebbe insegnare qualcosa, ma è così "fatu me aqua" (insipido, come l'acqua), insignificante..
Un po' come un altro proverbio Bustocco che catechizza bene i soloni, i saccenti, coloro che non possiedono alcun riconoscimento, ma si ergono a "pontificare" sul lavoro degli altri. Volete subito il proverbio? Eccolo: "candu a merda la monta ul scàgn o la spuza o la fa dagn". Prima di spiegarlo, ritorniamo al periodo precedente. Il "bamboccione" non fa parte del Dialetto, ma è un termine "inventato" di recente....è dedicato a chi non ha idee chiare, si fa mantenere e pensa che la vita è tutta nei libri, mentre i libri servono per documentarsi e apprendere e non certo per insegnare la vita. Quella, la vita, la si impara con l'esperienza, coi dovuti modi, con l'educazione.
Chi "pensa si saperla lunga ....è solo un indesiderato, un pavone, uno spocchioso, uno che si dà arie e, alla fine diventa antipatico". L'ho già scritto altrove il significato di "brusogiu". Lo ribadisco qui! Letteralmente, "brusogiu" si riferisce al "bruciore di stomaco", a chi digerisce male, chi prova acidità dopo un pasto (più o meno ....scomposto); quindi prova quella sensazione di disagio che non lo fa star bene. La traslazione dal significato dialettale a quello figurato, fa comprendere come è un "brusogiu" nella reale manifestazione. Vale a dire....antipatico, insofferente, sgradito, atipico.
Riprendiamo il "va giù di oegi" che Giusepèn mi illustra nella fattispecie. Solo per dire quanto i nostri padri erano succinti nel trovare il giusto significato delle parole e quanto erano efficaci nel manifestarle.
E arriviamo al significato del proverbio sopra scritto. D'accordo è un po' volgare, ma rende bene nel reale. E' un detto della "campagna", della vita rurale, del modo di dire e di esprimere chi si crede un "pesce cane" ma in realtà non è nemmeno una "sardina". Chi pensa di imporre il sapere e non sa di non conoscere, di farfugliare risposte cretine, di valutare l'atteggiamento delle persone, senza nemmeno conoscerle. Quel "detto" non è di pertinenza del cosiddetto "ceto nobile" che di nobiltà ha nulla, ma pensa di trattare la gente (secondo lui) "minore", paragonandola con la propria. Insomma; il ricco che si crede intelligente, mentre l'autentica ricchezza è ciò che si ha nel cuore!
Ecco la traduzione: "quando la merda sale sullo scranno o puzza o fa danni". Certo che causa molti "inconvenienti". Ve l'immaginate uno scranno lordato di escrementi? Cioè, il ricco che vuole insegnare e il povero che deve (dovrebbe) subire? Non è elegante nemmeno è.... igienico, ma il significato rende bene, il giudizio dato ai soloni o chi si pavoneggia di dire "sicumera" pensando a un linguaggio forbito utilizzato a disdoro proprio.
La vita è fatta di umiltà. Solo così la si apprezza e la si vive nella sua interezza. Avere unicamente privilegi e "spinte" per ottenere un posto al sole, non è "vivere la vita", ma significa subirla senza avere un minimo di "amor proprio" e senza avere la soddisfazione di apprezzare il merito!. Grazie Giusepèn!