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Economia | 12 aprile 2021, 11:38

Le luci e le ombre dell'Ecobonus 110%

Aime Varese, che dieci mesi fa ha aperto uno sportello ad hoc, fa il punto della situazione: «Un decreto straordinario, ma reso poco efficace dai tempi troppo brevi di attuazione e dal problema dei finanziamenti bancari»

Le luci e le ombre dell'Ecobonus 110%

L’edilizia rappresenta per l’Italia un settore trainante del sistema economico e occupazionale e lo sviluppo di questo settore anche attraverso la misura dell’Ecobonus 110%, l’agevolazione dedicata alla riqualificazione degli immobili, può rappresentare una risposta non solo all’attuale crisi causata dall’emergenza sanitaria ma anche agli obiettivi energetico-ambientali fissati al 2030 dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima e dal processo di completa decarbonizzazione del settore civile, previsto per il 2050.

Ma non tutto è fluido nell’applicazione concreta della misura e l’incentivo viene cosi in molti casi “disincentivato”. L’architetto varesino Raffaele Nurra, coordinatore dello sportello che Aime Varese ha dedicato a questa misura, fa il punto della situazione dopo 10 mesi dall’uscita del Decreto “Rilancio”. «L’esperienza sul campo di questi mesi in cui abbiamo interagito con più di 250 tra proprietari di case e amministratori di condomini attraverso il nostro Sportello AIME 110% - spiega Nurra - ha messo in evidenza i punti nevralgici che stanno frenando questa importante norma, certamente non semplice, ma per la quale il Governo tutto sommato ha adottato criteri burocratici accettabili rispetto ad altre misure. Due sono i problemi più importanti che abbiamo rilevato a cui è necessario mettere mano: i tempi e i finanziamenti».

«Per i tempi - argomenta Nurra - ritengo sia assolutamente necessario prolungare la misura almeno fino a dicembre 2024, altrimenti la maggior parte dei progetti su cui si sta lavorando in tutta Italia non potranno essere portati a termine, con le conseguenze che lascio immaginare. I lavori di queste entità necessitano di tempi medio lunghi non tanto per la realizzazione delle opere, ma per tutto ciò che va effettuato prima e dopo: già l'accesso agli atti presso gli uffici competenti per attivare le pratiche necessita di tempi molto lunghi. Certamente, siamo consapevoli che l’estensione temporale del provvedimento richiede una ulteriore copertura finanziaria dello Stato, ma va sottolineato che si tratta di una misura virtuosa in grado di generare gettito fiscale per lo Stato da parte dei professionisti, delle Imprese e di quanti sono impegnati nella filiera delle costruzioni. In parole povere più occupati, più giro d'affari e quindi maggiori entrate di Irpef ed IVA».

«Il secondo punto critico sul quale è indispensabile intervenire - continua l'esponente di Aime - è quello del finanziamento delle opere. E’ necessario attuare un preciso intervento nei confronti del sistema bancario. Bisogna evitare cioè che le banche mantengano alte le difficoltà di accesso ai finanziamenti anziché agevolarli, come sta purtroppo attualmente emergendo e come è già successo per i finanziamenti anti Covid del 2020,garantiti dallo Stato ma che le stesse banche hanno ritardato e più spesso non concesso. Se la situazione permane con la stessa logica molti cittadini saranno indotti a rinunciare all’agevolazione vanificando ogni sforzo della filiera delle costruzioni e sprecando un’ulteriore occasione. E qui bisogna ricordare che la cessione del credito non comporta alcun rischio per chi lo acquista ne tanto meno per gli istituti chiamati a finanziare parte o l’interezza delle operazioni. A mio giudizio per questa misura il sistema bancario dovrebbe adottare un criterio diverso rispetto a quello del merito creditizio attualmente in vigore, e basare gli interventi esclusivamente sulla garanzia dei crediti maturati».

«Abbiamo a tal proposito anche avanzato alcune proposte operative sia ad Istituti di Credito che a Compagnie Assicurative proprio con l’intento, tipico di AIME, di trovare soluzioni alle criticità anziché abbandonarsi alla cultura del lamento - conclude Nurra - d’altro canto le famiglie possono affrontare i lavori solo in  presenza di certezze: dai tempi di esecuzione alla possibilità di finanziare i lavori, all'acquisto del credito d’imposta e ultimo ma non per importanza, alla serietà e competenza dei professionisti chiamati a realizzare i progetti e le opere. A proposito di questo, un aspetto che vorrei denunciare e che richiede la necessità di un più preciso intervento di controllo è la verifica sui prezzi delle materie prime, che, in modo speculativo, stanno lievitando a dismisura con il rischio di mettere in discussione i contenuti del codice degli appalti e delle tariffe massime previste dall'Ecobonus. Le imprese dovranno approcciarsi a questa misura non come strumento per fare cassa ma per una vera e costante opportunità di lavoro. L'Ecobonus è uno strumento straordinario ma che dobbiamo tutti, pubblico, privato e banche, per le proprie responsabilità e competenze saper valorizzare e promuovere contribuendo così allo sviluppo del nostro Paese».  

 

Redazione

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