Un'intera categoria paralizzata, quella degli allestitori di fiere ed eventi, a fatturato pressoché zero da un anno. Fabio Gobbo, titolare con il fratello Roberto della Gobbo Allestimenti di Legnano, racconta la situazione drammatica di un'intera categoria, che non ha mai vissuto in oltre cinquant’anni di impresa e che si trova oggi ad affrontare a causa del Covid da febbraio 2020.
«Siamo stati tra i primi, ormai un anno fa, a fermarci essendo la nostra attività legata agli eventi fieristici (nazionali e internazionali) e siamo tra quelli che ancora non sanno quando potranno tornare a lavorare - sottolinea Fabio Gobbo - Lo scorso settembre abbiamo avuto un piccolo spiraglio di speranza con le poche fiere che stavano ripartendo, ma tutto è svanito con il Dpcm del 25 ottobre che ha rigettato nel lockdown ogni forma di evento pubblico.
Allo stato attuale, nella migliore delle ipotesi, prevediamo l’inizio della ripresa delle nostre attività non prima di settembre, ma sarà un inizio parziale per via dell’impedimento alla libera circolazione da parte dei buyer, a livello internazionale.
La nostra attività, inoltre, va programmata con almeno 6 mesi di anticipo; non abbiamo certezze nemmeno per l’autunno prossimo, perché le imprese che dovrebbero partecipare alle fiere sono ancora incerte sul da farsi».
Amara prospettiva per un settore che a livello nazionale impiega 120 mila lavoratori e conta oltre 500 aziende, iscritte all‘associazione di categoria AssoAllestimenti emanazione di FederLegno Arredo; ben 300 di queste sono attive nella sola Lombardia.
In più ci sono le figure professionali che concorrono a completare l’opera di allestimento e che sono sulla stessa barca: architetti, designers, falegnami, operai specializzati nel montaggio delle strutture, vetrai, fabbri, carpentieri, fioristi, grafici, stampatori, fotografi, tecnici audio/video e tante altre maestranze in seria difficoltà.
«Oltre alla pandemia - prosegue Fabio Gobbo - gli allestitori hanno preso un sonoro ceffone anche dalle istituzioni, perché a causa della palude dei codici Ateco, gli aventi diritto ai cosiddetti ristori di ottobre, è risultato essere solo il 10% delle aziende del settore. Per quanto ci riguarda abbiamo ricevuto pochissimo, è stato erogato solo l’1 per cento del fatturato perso nel 2020, del tutto insufficiente a garantire un minimo di sopravvivenza alle imprese.
Il collasso è vicino, la maggior parte delle aziende potrebbe chiudere, manca la forza economico-finanziaria per sopravvivere a un lockdown lungo un anno e mezzo, abbiamo capannoni da mantenere e spese fisse importanti».
E allora, cosa servirebbe agli allestitori per sopravvivere? Fabio Gobbo fa l'elenco delle misure essenziali: «Cassa integrazione Covid almeno fino a fine anno, ristori basati sulla reale perdita di fatturato annuale, campagna vaccinale efficace, programmazione e regole certe che garantiscano l’avvio della stagione fieristica a partire da settembre».
Gli allestitori di fiere ed eventi si sentono inascoltati, quasi una categoria di “invisibili”.
«Tra noi imprenditori del settore - chiude il titolare dell'azienda legnanese - c’è l’impressione di essere stati completamente dimenticati e ignorati dall’opinione pubblica e dal Governo, noi che siamo l’anima nascosta dei grandi eventi ed un’eccellenza del made in Italy».