"Cantiere" è la parola dell'anno. La città ne è tutta un fiorire e da che si è insediata la giunta Galimberti se ne è aperto uno dopo l'altro. Non stupisce quindi che il termine sia stato adottato in ogni aspetto della vita ammistrativa. Ci sono cantieri stradali, cantieri edilizi, per opere pubbliche e di riqualificazione. E ora che si avvicina la campagna elettorale, nascono anche i cantieri politici. Luoghi figurati di ritrovo di persone che lavorano per costruire un'idea e una visione della città, parlare di progetti e programmi per governarla. O almeno così dovrebbe apparire un cantiere.
La paternità del termine è del centrosinistra che, nel presentare la maxi coalizione che sosterrà la ricandidatura di Davide Galimberti a sindaco (leggi QUI), si è definita proprio un cantiere, un luogo in cui i lavori erano in corso per formare alleanze e stendere programmi. Dalla allora si sono posate tante prime pietre fatte di nuove liste e movimenti che si aggiunti e i programmi in elaborazione.
Un cantiere politico che invece lavora sodo è quello civico presentato da Varese 2.0. Partito 9 anni fa come movimento di pochi coraggiosi che si opponevano alla costruzione di un parcheggio alla prima cappella, gli uomini e le donne di Varese 2.0 sono cresciuti e ora, da specialisti della tutela ambientale, hanno coinvolto professionisti ed esperti di ogni settore. In pochi hanno lavorato sodo, costruendo competenze che a pochi mesi dalle urne, più che volti e alleanze, possono con orgoglio presentare un programma, un'idea, una visione della città. Basta sfogliare la presentazione (allegata a fine articolo) per rendersene conto, a prescindere dalla condivisione o meno dei temi e delle proposte presentate.
A definire i Cantieri Civici Varesini ci hanno pensato il presidente di Varese 2.0 Angelo Del Corso e una delle anime del movimento, Alessandro Goitan, mettendo subito in chiaro cosa li distingue nel panorama politico cittadino: ovvero il civismo, ma nel senso originario del termine. «La parola civismo è l'ultima delle parole che la politica tradizionale ha rubato. Il civismo non è facile, noi lo sappiamo, perchè prevede caratteristiche che, spesso, non è comune trovare contemporaneamente nelle persone: l'esperienza, la competenzae la voglia di mettersi in gioco. Il civismo vero trae linfa e nutrimento dalla partecipazione costante, sana, disinteressata, a volte persino ingenua, delle persone».
Definizione che è ben incarnata anche dal simbolo scelto: la mappa di Harry Beck che rappresenta la metropolitana londinese. «E' una lezione magistrale di design inteso come “costruzione della realtà” (non rappresentazione), capace di trasformarne la percezione. La versione di Beck rinuncia alla precisione della scala (cioè a una fedele rappresentazionedelle distanze delle forme geografiche reali) in favore di una maggiore chiarezza e leggibilità. Bada al sodo, potremmo dire. Ecco, ci piacerebbe che questi cantieri fossero come questa mappa: essenziali, semplici, ma nel contempo rigorosi e molto chiari sulle cose da fare, da desiderare e da concretizzare. Abbiamo bisogno di una mappa dei bisogni reali, delle criticità e anche delle eccellenze di questa città, affinché si possano davvero comprendere le trasformazioni di cui necessita».
Per iniziare quindi i Cantieri Civici Varesini hanno identificato il perimetro nel quale costruire questi cantieri. «Lo abbiamo fatto, ovviamente, con la nostra sensibilità, con la nostra visione, con i nostri valori. Non precludiamo, in realtà, anche considerazioni che vadano al di là di questo perimetro, purchè aggiungano valore al percorso». E questo perimetro è fatto da tre parole chiave: Ambiente, Cultura e Salute, ma anche dalla intersezione tra di esse, per un totale di 31 temi sui quali discutere. «Questa fusione ci consente di poter davvero introdurre il concetto di Qualità della Vita nel suo significato più pieno».
I Cantieri Civici Varesini sono quindi aperti a raccogliere qualsiasi forma di partecipazione e hanno già organizzato una serie di incontri a cui tutte le persone animate da questo spirito possono partecipare.
A definire politicamente i Cantieri Civici Varesini ci ha pensato invece il vice sindaco Daniele Zanzi. E in realtà c'è poco da dire. A destra, a sinistra, un terzo polo con Zanzi come candidato sindaco: non si sa. «Non è una cosa che per adesso ci interessa e ci preoccupa decidere da che parte staremo. Quando sapremo quali idee e visioni hanno gli altri partiti si potrà ragionare in base alle affinità. Per ora non ne sono pervenute». Ed è questa la ragione per cui Zanzi e Varese 2.0, pur essendo nella maggioranza di governo, non hanno aderito al cantiere politico del centro sinistra. «Ci hanno imposto un out out: dentro o fuori. Non avendo avuto risposte su chi fossero gli alleati e con quali idee, a scatola chiusa non abbiamo accettato nulla». Fare politica così è poco stimolante per chi invece la intende nel modo esattamente opposto: «Come impegno civico vero, di persone che si spendono per il terriotio, sono sul territorio e si confrontano davvero sui progetti per renderli migliori».
Come a intendere che fino ad oggi in maggioranza si sia fatto diversamente. «Sono entrato nelle dinamiche politiche da profano 5 anni fa e ci ho messo un po' a capire come funzionava. Non ho digerito alcune cose, come l'ingresso in maggioranza di Italia Viva, che prima era Lega Civica con quello che doveva essere il candidato sindaco della Lega. Come l'ingresso in giunta di un assessore di Italia Viva a fine mandato. Queste cose non mi piacciono. Come Varese 2.0 abbiamo appoggiato i progetti di questa amministrazione quando li condividevano e ci siamo opposti quando lo ritenevamo giusto. Ho ricevuto un mandato dai cittadini e lo porto a termine restando coerente con le idee per cui Varese 2.0 è stata votata».