Persone in piedi e sul sagrato, partecipazione incontenibile, per la chiesa di San Giuseppe, a Olgiate Olona, al dolore per la perdita di Simona Vigini, scomparsa l’antivigilia di Natale sulla superstrada della Malpensa (vedi QUI). Sentimenti forti, per certi versi contrapposti. C’erano le lacrime che scaturiscono dalla perdita e dal senso di vuoto. C’erano i sorrisi insopprimibili suscitati dal ricordo felice, dall’esempio di forza, dalla dedizione e dal coraggio nell’affrontare sacrifici. C’è stata la metafora della luce, ricorrente nelle parole di don Giulio Bernardoni, di Rachele, una delle figlie, degli amici, della sorella Sabrina. Quest’ultima ha sferzato i presenti: «So che Simona, in questo momento, ci guarda e chiede: perché piangete? Che cosa è successo?».
La riconosciuta energia, la generosità, la capacità di mettersi in gioco erano state ricordate poco prima da don Giulio nell’omelia, insieme alla necessità di andare avanti: «Simona ha messo la sua vita a disposizione degli altri. Noi siamo chiamati ad avere speranza, a tenere viva la memoria del bene fatto, a non smarrirlo, il bene, a ripartire. Anche noi possiamo trasmettere luce e calore. Anche noi possiamo essere raggio di sole».
«Mi hai fatto passare un’infanzia meravigliosa» questo l'esordio del messaggio di Rachele, una carrellata sul bello quotidiano della vita con la mamma, i gesti di sempre, gli oggetti, i profumi, le note. Senza renitenze su ciò che è negato: festeggiare insieme i 18 anni, una laurea, un matrimonio. «Ma non potrai scappare da me. Ogni traguardo che raggiungerò sarà dedicato a te». Sorriso, comprensione, creatività, complicità, di nuovo luce nei messaggi delle amiche.
Ultimo l'intervento della sorella, rivolto ai presenti: «Ho bisogno di dirvi qualcosa. Ricordate Simona così, con quella risata che mi faceva dire: abbassa la voce. Portate un po’ della sua spensieratezza nelle vostre vite. Si dice: chi semina raccoglie. Vedendovi oggi penso che Simona abbia seminato bene».














