I quattro moschettieri sono Antonio (43 anni), Davide (23), Diego (40) e Simone (28). Niente cappa e spada, la loro impresa si chiama “autonomia”, le loro avventure sono fatte di sveglie all’ora giusta, pulizie domestiche, bucati, cucina, convivenza. Da un mese abitano, con formule diverse, al civico 71 di via Madonna dell’Albero, a Gorla Minore, traguardo e punto di partenza di un progetto destinato a persone con disabilità.
Oggi, 10 dicembre, i quattro coinquilini hanno accolto le autorità nei locali che oggi chiamano “casa” (foto anche in fondo all'articolo). E hanno avuto un bel daffare nel ricevere il presidente di Aler, Stefano Cavallin, Dario Moretti, presidente dell’Assemblea dei Sindaci dell’Ambito di Castellanza, Fausto Tagliabue, presidente della Cooperativa Sociale Lavoro e Solidarietà, i primi cittadini Fabiana Ermoni (Gorla Minore), Cristina Borroni (Castellanza) e Marco Baroffio (Fagnano Olona), il vicesindaco di Olgiate Olona, Leonardo Richiusa. Una piccola folla perché il progetto, partito nel 2022, ha richiesto una fitta rete di collaborazioni e una mole di riflessioni, di lavoro ideativo e sul campo. L’alloggio è stato messo a disposizione e appositamente ristrutturato da Aler Varese, Como, Monza Brianza e Busto Arsizio, nell’ambito del progetto Pnrr M5C2 – Investimento 1.2 - Percorsi di autonomia per persone con disabilità. Ha promosso l’iniziativa l’Azienda Speciale Consortile Medio Olona Servizi alla Persona, in coprogettazione con la Cooperativa Sociale Lavoro e Solidarietà e Solidarietà e Servizi Cooperativa Sociale.
Locali ariosi (due camere da letto, un soggiorno, un locale multifunzione, balconi ampi) in perfetto ordine, accessoriati anche con tecnologie domotiche e utili al monitoraggio a distanza. Ma ciò che più ha colpito i visitatori è stata l’evidente padronanza degli spazi, la gratitudine, il senso di responsabilità e l’affiatamento degli inquilini. «All’inizio avevamo paura – ha scandito Simone, leggendo un messaggio a nome di tutti - eravamo un po’ titubanti (…) a volte ci sentivamo agitati, perché tutto era nuovo e non sapevamo cosa aspettarci. Poi, giorno dopo giorno, abbiamo capito che non eravamo soli. Gli educatori ci hanno accompagnato, sostenuto e dato la forza di andare avanti. La loro presenza ci ha aiutato a superare i momenti più difficili e a sentirci più sicuri. Per molti di noi questo progetto è stato davvero l’inizio di una nuova avventura: un’occasione per voltare pagina, crescere e guardare al futuro con più fiducia».

Di evidente bellezza ha parlato Dario Moretti («…è quello che vedo in questi locali e sui volti dei tanti attori coinvolti») mentre la sindaca Ermoni ha sottolineato le potenzialità del progetto e dello spazio: «Qui è possibile crescere, fare esperienze, coltivare passioni. Questo luogo è un trampolino». Stefano Cavallin: «Questo progetto è uno dei modi in cui si concretizza il mandato ricevuto al momento della nomina, mandato che include l’attenzione al territorio e la collaborazione con le associazioni. Qui c’era un appartamento con delle potenzialità ma vuoto, freddo. Oggi è popolato, vivo». Sul concetto di bellezza è tornato Fausto Tagliabue: «Questo è uno spazio che i classici avrebbero definito “bello e buono”. Ed è bello constatare che si è guadagnato la fiducia delle famiglie e dei ragazzi».
Una conquista, ottenuta da chi ha lavorato a lungo sul campo. Il progetto è stato sviluppato in primis dall’assistente sociale Cristina Ballabio con la psicologa Chiara Sgarbossa e l’educatrice Maria Raffaela Rinaldi. Alla quale è scappata qualche lacrima. Colpa, si fa per dire, dell’emozione e dell'orgoglio per il percorso affrontato da Antonio, Davide, Diego e Simone. «Siamo partiti – ha ricordato – dall’ascolto di ogni ragazzo e di ogni famiglia (…) Il nostro cammino ha permesso a ciascuno di acquisire nuove competenze, ma soprattutto sicurezza e consapevolezza, aprendo la strada a nuove possibilità di convivenza e di vita indipendente. Loro ci dimostrano che, con il giusto supporto e opportunità, ogni persona può sviluppare le proprie capacità e vivere in autonomia».
Domanda a margine dell’incontro rivolta direttamente agli inquilini: i vostri familiari? Sono preoccupati? Coro pacato ma deciso: «Orgogliosi. I nostri familiari sono orgogliosi».



























