/ Malpensa

Malpensa | 04 dicembre 2025, 16:06

A Malpensa la montagna che si scioglie: “White Entropy” apre l’Olimpiade Culturale di Milano Cortina

La personale di Jacopo Di Cera trasforma l’aeroporto di Malpensa in un osservatorio sulla fragilità dei ghiacciai: 23 opere zenitali e un’installazione calpestabile raccontano, nell’ambito dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026, il delicato rapporto tra uomo, natura e tempo

Tra le iniziative dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026, “White Entropy”, mostra personale del fotografo e digital artist Jacopo Di Cera  a cura di Massimo Ciampa, al PhotoSquare di Milano Malpensa dal 4 dicembre 2025 al 31 marzo 2026, trasforma il paesaggio in esperienza sensibile tra arte, fotografia e sostenibilità. Un percorso di fotografie zenitali in grande formato, realizzate tra Alpe di Siusi, Monte Bianco, Val di Fassa, Val Badia, Roccaraso, Cortina d’Ampezzo e Madonna di Campiglio, in cui il manto nevoso si scompone in trame quasi astratte, segni di passaggi, ferite e riscritture del paesaggio, trasformando l’area aeroportuale in un osservatorio sospeso, dove il bianco diventa materia di riflessione sul nostro rapporto con la natura e con il tempo.

“White Entropy” conduce attraverso 23 opere di grande formato in un viaggio che dal candore assoluto dei paesaggi dell’arco alpino arriva alla presenza sempre più evidente dell’uomo. Il percorso passa dalla purezza iniziale all’apparire di figure minime, fino alla folla che trasforma la montagna in superficie vulnerabile. Tracce, solchi e ferite rivelano un territorio consumato, dove la memoria del ghiaccio si assottiglia. Dietro il percorso di “White Entropy”, ospitata nello scalo lombardo crocevia internazionale per milioni di passeggeri in transito ogni giorno, si apre uno spazio inatteso: un territorio fragile, quasi sacro, in cui l’immagine zenitale dei ghiacchiai diventa un pavimento su cui camminare, da attraversare con consapevolezza e responsabilità, per narrare visivamente l’impatto ambientale e il senso cosmico dell’irreversibilità che governa ogni trasformazione.

Una grande superficie di delicata carta fotografica si stende a terra e sulla sua pelle è stampata una visione dall’alto del ghiacciaio del massiccio del Monte Bianco. E poi accade ciò che non ci si aspetta in un luogo espositivo: si cammina. Ogni passo lascia un segno, una lacerazione. Ogni traccia incide, consuma, deteriora. Come per i ghiacciai, che sotto il peso dell’uomo si assottigliano, arretrano, cambiano per sempre. È l’installazione site-specific che rende fisico e sensoriale il tema dello scioglimento dei ghiacciai e che coinvolge direttamente il visitatore nel processo di deterioramento, rendendo palpabile la responsabilità collettiva. Il gesto, semplice e quotidiano, diventa rivelazione: non si può tornare indietro, né ripristinare ciò che è stato consumato. La fotografia si anima proprio mentre si degrada, la fragilità diventa voce, il suo dissolversi diventa esso stesso narrazione.

L’installazione rovescia così lo sguardo zenitale delle fotografie, trasformandosi in un altare ribaltato che muta con il passaggio dei visitatori e la mostra in toto racconta una Terra fragile ma ancora portatrice di speranza, indicando un possibile nuovo equilibrio tra uomo e ambiente.

Il Monte Bianco è molto più di una vetta: è un simbolo europeo, un mito alpino. Chiamato un tempo Mont Maudit - “Monte Maledetto” - a causa della sua fama di massiccio inaccessibile, temuta e quasi soprannaturale, nel 1786 Jacques Balmat e Michel-Gabriel Paccard raggiungono per la prima volta la cima, sancendo la nascita ufficiale dell’alpinismo moderno. Oggi continua ad affascinare, ma anche a preoccupare. Il suo ghiacciaio, il Brenva, è arretrato di 200 metri negli ultimi 20 anni: un termometro naturale del cambiamento climatico. “White Entropy” mette a sistema queste storie, questi record, queste fragilità attraverso un contatto diretto: il pubblico poggia i piedi proprio su quel paesaggio che ha segnato la storia dell’alpinismo e che oggi porta i segni della sua lenta dissoluzione.

L’Assessore alla Cultura Francesca Caruso commenta: «Questa esposizione mostra con grande chiarezza quanto sia cambiato il nostro rapporto con la montagna e quanto le nostre azioni pesino sul paesaggio. È una riflessione che si inserisce pienamente nel percorso dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026 che valorizza i territori e coinvolge le comunità attraverso progetti, come questo, che raccontano identità, luoghi e patrimoni legati ai Giochi. Portare la mostra all’aeroporto di Malpensa significa inserirla nel flusso quotidiano di migliaia di persone, in un luogo dove il messaggio arriva senza filtri. La cultura serve anche a questo: a farci vedere meglio ciò che pensiamo di conoscere già».

«È per noi un vero onore ospitare, qui all’aeroporto di Milano Malpensa, una mostra così suggestiva dedicata al tema della montagna, proprio mentre ci prepariamo ad accogliere gli atleti in transito per i prossimi Giochi Olimpici invernali. Saremo qui per dare il benvenuto non solo agli atleti, ma anche agli spettatori e a tutti i passeggeri - dichiara Riccardo Kustermann, Olympic and Paralympic Project Director presso SEA Milan Airports - Ci auguriamo che questa splendida esposizione di Jacopo Di Cera sappia emozionare e ispirare tutti coloro che condividono la passione per la montagna».

Inserita nell’ambito dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026, la mostra è promossa da SEA Milan Airports e realizzata da GLAC Consulting con la collaborazione di Deodato Arte. Media Partner Artuu Magazine. L'artista Jacopo Di Cera - rappresentato da Deodato Arte - sarà inoltre protagonista di una mostra personale all'interno della sede principale della galleria nel gennaio 2026.

c. s.

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A NOVEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore