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Salute | 01 dicembre 2025, 13:10

Hiv, dati stabili ma diagnosi ancora tardive: «Serve più prevenzione e consapevolezza»

La dottoressa Barbara Menzaghi (Asst Valle Olona) avverte: «Nel 2024 in Italia circa 2.500 nuove diagnosi, spesso scoperte troppo tardi, con pazienti già in AIDS». Prevenzione, screening e informazione - soprattutto tra i giovani - restano gli strumenti decisivi per contenere HIV e altre infezioni sessualmente trasmissibili

Hiv, dati stabili ma diagnosi ancora tardive: «Serve più prevenzione e consapevolezza»

“L’HIV è una malattia ancora presente; se consideriamo le diagnosi del 2024 – in Italia – si sono registrati circa 2500 nuovi riscontri”, queste le parole della dottoressa Barbara Menzaghi, Dirigente Medico UOC di Malattie Infettive.

Numeri stabili, rispetto agli anni precedenti, ma ancora “sostanziosi”.

“In base all’epidemiologia, questi dati vanno divisi in soggetti con trasmissione eterosessuale (40%) e soggetti con trasmissione omosessuale (40%). Ciò significa che il nostro impegno è sempre richiesto, di lavoro da svolgere ce n’è ancora molto”, sottolinea la dr.ssa Menzaghi.

Nonostante le nuove diagnosi si siano stabilizzate, è però indubbio che i dati non sono in remissione. Un altro fattore importante da tenere in considerazione è che quando si riscontra una nuova diagnosi da HIV, la stessa avviene tardi, cioè i pazienti hanno già delle difese immunitarie molto basse e, dunque, afflitti da patologie molto severe, già in AIDS.

“Questo è ciò che dobbiamo cercare di evitare”, spiega la dottoressa Menzaghi, “il nostro lavoro deve essere, oltre che di curare i pazienti, anche di sensibilizzazione in tutti gli ambiti possibili. A partire dalle scuole, sino ad arrivare nei reparti di degenza, anche con coloro i quali pensano di non avere fattori di rischio”.

Oggi, infatti, la maggior parte delle diagnosi viene effettuata su pazienti eterosessuali che non pensano di poter essere dei soggetti a rischio.

“É fondamentale fare una valutazione il più precoce possibile e tracciare quelli che possono essere stati i contatti del paziente, per cercare di intervenire con tempestività”, aggiunge la dottoressa Menzaghi.

La prognosi della malattia è, però, profondamente cambiata in questi anni: dagli anni 2000, periodo in cui il paziente doveva modificare completamente la sua vita (per esempio, non poteva neppure recarsi al lavoro per poter assumere correttamente la terapia farmacologica, che presentava importanti effetti collaterali), le cose sono notevolmente migliorare. Di fatto, oggi, le terapie sono fatte quasi su misura, sartoriali, la cui durata varia dai due ai sei mesi.

“Il rischio di essere comunque dei pazienti più fragili è sempre presente. Ecco perché la prevenzione diventa l’elemento chiave sul quale lavorare”, conclude la dottoressa Menzaghi. “Negli ultimi anni si è registrato un incremento delle malattie sessualmente trasmissibili, non solo l’HIV, ma anche patologie come la clamidia, la gonorrea e la sifilide, soprattutto nei ragazzi molto giovani (15-24 anni). Queste infezioni sono molto diffuse, è facile contrarle e restano asintomatiche anche per molto tempo”.

ASST Valle Olona, sede di un Centro Infezioni Sessualmente Trasmissibili, dispone di due ambulatori dedicati: uno aperto il martedì, tutto il giorno, dedicato alla PreP (profilassi pre-esposizione), e un altro che per ora è aperto il giovedì pomeriggio (ma che da febbraio sarà accessibile anche il mercoledì pomeriggio), dedicato alle malattie sessualmente trasmissibili, cui si accede gratuitamente e nel quale si viene sottoposti a screening completo.

c. s.

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