Porta un nome italiano la studentessa australiana di 21 anni che è partita dall’altra parte del mondo per venire a studiare alla Liuc Università Cattaneo. Il suo nome è Olivia Curtolo e, nonostante il presente in Oceania, le sue radici, come quelle di parecchi suoi connazionali, sono nel Bel Paese, per metà a Biella, da parte di padre, per metà in Sicilia, da parte di madre. Non parla la nostra lingua, ma la capisce.
Olivia vive a Melbourne, nello stato di Victoria, e il suo ateneo è La Trobe University situata nella medesima città. Alla Cattaneo è venuta per studiare business.
Da Melbourne a Castellanza ci sono oltre 16mila chilometri in linea d’aria. Cosa ti ha portato alla Liuc?
«Innanzitutto con l’Italia ho una connessione familiare e poi a Melbourne ho conosciuto studenti della Liuc che sono venuti a studiare alla mia università e mi hanno parlato di questo posto».
C’è qualche differenza tra le due università?
«In Italia abbiamo più lezioni, mentre da noi ne facciamo solo una o due al giorno. Qui incontro persone da tutta la penisola, mentre in Australia di solito si sceglie l’università più vicina a casa».
Che cosa ti piace di più della tua permanenza alla Liuc?
«La comunità, è molto bella, è come una grande famiglia».
Che cosa ti ha colpito in particolare dell’Italia?
«In Italia tutto è lento e rilassato a differenza dell’Australia dove tutto è veloce e in movimento. Inoltre ho notato che in Italia le persone sono molto contente, accoglienti e hanno voglia di stare insieme. Qui per me è tutto piccolo, ed è questo il bello, in università e in città le connessioni sono maggiori. Ci sono anche più opportunità a livello di viaggi tanto è vero che sto visitando anche altre zone. L’Australia è più isolata geograficamente e ci impiego nove ore di macchina solo per andare in un altro Stato australiano».
Te l’aspettavi così l’Italia?
«Sì per il cibo che non è stata una sorpresa. Non mi aspettavo invece un ritmo così rilassato. E poi ho scoperto che il cappuccino lo prendete solo al mattino».
Cosa apprezzi di più della cucina nostrana?
«Qualsiasi tipo di pasta».
E della cucina australiana?
«I lamingtons (dolcetti a base di pan di spagna, cioccolato e cocco che penderebbero il nome da Lord Lamington, governatore del Queensland alla fine dell’800, ndr) e le snag, le salsicce».
Ti piace l’esperienza alla Liuc?
«Sì, è stata una bella esperienza. A me ha insegnato a uscire dalla mia zona di comfort e fare esperienza del mondo».
Mandi un saluto in australiano ai nostri lettori?
«G’day mate».