Busto Arsizio | 13 luglio 2025, 14:12

Dal martirio alla speranza: la fede e la determinazione di suor Luisa Dell’Orto a Sant’Anna

Alla festa patronale, le sorelle della missionaria caduta in un agguato, ad Haiti, nel 2022 hanno portato una testimonianza emozionante e una mostra che resterà in parrocchia fino a lunedì prossimo. Carmen: «Luisa era risoluta, determinata nel darsi agli altri. Non ha mai pensato di lasciare la sua gente». Don David Maria Riboldi: «Tanta gratitudine da trasmettere per questo momento»

Inaugurazione della mostra dedicata a suor Luisa

Inaugurazione della mostra dedicata a suor Luisa

Speranza” è la parola chiave nella testimonianza portata a Busto da Carmen e Maria Adele Dell’Orto, sorelle di Luisa, la religiosa uccisa ad Haiti nel 2022. “Noi, gente che spera” è il filo conduttore scelto per la patronale della parrocchia di Sant’Anna che le ha ospitate. C’è un legame tra l’esperienza vissuta nell'isola caraibica (prima in Camerun e Madagascar) dalla religiosa delle “Piccole sorelle del Vangelo”, lo slogan scelto dalla comunità locale e l’anno giubilare nel quale papa Francesco ha chiamato a essere “pellegrini di speranza”. «I martiri sono testimoni di speranza – ha ricordato, in chiesa, Carmen – e la Speranza è stata cardine nella vita di Luisa, insieme alla Carità».

Poco prima, vita, fede e opere di suor Luisa erano state ricordate con sobrietà ma senza omettere i passaggi più duri: la vocazione maturata tra oratorio, parrocchia, studi al liceo e alla facoltà di Filosofia, la scelta di Charles de Foucauld e delle Piccole Sorelle, l’impegno nelle missioni, spesso nell’ambito della formazione e dell’istruzione, prima in Africa poi ad Haiti. Fino all’agguato, all’esecuzione, a quattro colpi di pistola, due mortali.

Carmen ha tratteggiato anche la storia recente di un Paese martoriato dagli uomini (l’instabilità politica e sociale, il territorio preda di bande armate, la fame e la miseria, la violenza, la corruzione) e dalla natura (il terremoto che sconvolse l’isola, presto uscita dai radar della cooperazione e dell’informazione). Lì operava, insegnava e formava suor Luisa, un occhio di riguardo costantemente riservato ai giovani: «Era risoluta, determinata nel darsi agli altri. Non ha mai pensato di tornare, di lasciare la sua gente». Oggi, al centro Kay Chal di Port Au Prince, luogo di formazione e ricreazione, “trincea” di suor Luisa, «…non ci sono piccole sorelle ma ci sono 300 ragazzi e giovani, i suoi giovani, che portano avanti le cose».

Questo e molto altro racconta la piccola mostra che la parrocchia di Sant’Anna ospiterà fino a lunedì prossimo, inaugurata e illustrata ai parrocchiani al termine della messa. «Abbiamo realizzato questi pannelli – ha spiegato l’altra sorella, Maria Adele – perché alcuni amici chiedevano di ricordare Luisa e di tirare fuori Haiti dall’indifferenza. Sono circa 7.000 ogni settimana gli haitiani che fuggono dall’isola». Andando incontro a diffidenza, discriminazione e ostilità. Non solo l’erigendo muro al confine con la Repubblica Dominicana: «Il vescovo della California ha dispensato i profughi haitiani dalla partecipazione alla messa: anche quelli che hanno abbandonato l’isola da tempo rischiano grosso, oggi, presentandosi alla celebrazione».

Don David Maria Riboldi, prima di ricordare appuntamenti importanti della patronale ormai vicini (il programma dettagliato QUI) si è fatto portavoce di un sentimento condiviso: «La partecipazione a questo momento è stata straordinaria. Abbiamo tanta gratitudine da trasmettere». Poco dopo, l’appello di Maria Adele: «Ricordatevi di Haiti».

S.T.

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