«L'ultima edizione è stata nel 2019». Viene da sobbalzare, quando Lele Magni, tra gli organizzatori del torneo Daghidaponta, fa questa affermazione. Da prima della pandemia, possibile? Ma come ha fatto a dissolversi tutto questo tempo.
Quell'anno aveva un altro significato per i tifosi della Pro Patria: era quello del centenario, con l'associazione 100 anni di Pro in prima linea con generosità e dedizione sconfinate. L'anno dell'orgoglio, della speranza, della grande famiglia che si sapeva essere. Che si può ancora essere. Nonostante i tempi siano cambiati, lo stadio Speroni svuotato e - ultimo boccone amaro - sia piombata addosso ai tigrotti la retrocessione (ma il gusto potrebbe, dovrebbe avere una svolta nelle prossime ore con la riammissione in C), c'è qualcosa che non può scomparire.
È la memoria verso chi non c'è più, per continuare a sognare insieme. Daghidaponta era il nickname di Carlo Solbiati nel forum del Bustocco.it, una della realtà innovative del mondo biancoblù che smanettava tra storia e confronto quando gli altri erano molto indietro su questo fronte. Il sito è ancora oggi una colonna per i tifosi.
L'idea che prende forza
Sabato 7 e domenica 8 giugno si svolgerà la nuova edizione, con il patrocinio del Comune, nel campo dell'oratorio del Redentore in via Rodari. «È nato in maniera spontanea - spiega Lele Magni - da me, Santino, persone che ci hanno aiutato e hanno offerto disponibilità come la Real Busto che ci ha fornito il campo». Chi ha messo le proprie competenze, chi la propria passione: lungo è l'elenco di chi ha dato il proprio contributo e alla fine del torneo tutti saranno ringraziati.
In realtà, si è pensato di rilanciare il Daghidaponta - iniziativa con il supporto della famiglia Solbiati - già a partire dallo scorso novembre, quando morì Fabio Bastianon, per tutti Fabietto (LEGGI QUI).
«Andava fatto».
La frase affiora, si propaga, conquista un numero crescente di persone. Poi se ne vanno anche il giornalista Giorgio Giacomelli (LEGGI QUI) e Raffaele Carlomagno (LEGGI QUI). Così si avverte ancora di più il bisogno di ricostruire quest'occasione, uniti: anche il cantore della Pro Patria e il tifoso morto cadendo in curva a Novara lo chiedono. «Perché abbiamo bisogno di stare insieme - dice ancora Lele Magni - La morte di Raffaele è stato un trauma per tutti. Lui non era solo degli ultras, faceva le trasferte con tutti». Era conosciuto da molte persone e attivo ad esempio nell’associazione LOVE (LEGGI QUI).
Una sola bandiera
I casi della vita, Daghidaponta arriva anche alla conclusione di un campionato da dimenticare, con la Pro Patria che sprofonda in serie D. Eppure ci si aspetta un raggio di luce proprio nelle ore che si intrecciano a quelle del torneo. La riammissione ridarebbe un poco il sorriso, ma il senso dell'iniziativa va oltre tutto ciò.
«Daghidaponta non ha bandiere - osserva Lele - l'unica è quella della Pro Patria. Vuole coinvolgere tutti, anche quelli che non vanno d'accordo. I club, ultras, chiunque...». Le dodici squadre - dai nomi ufficiali o pittoreschi - due delle quali dedicate a Raffa, si sfideranno da sabato pomeriggio a domenica sera. Ci sarà una lotteria popolare: primo premio la maglia di Piran, autografata da tutta la squadra. Già diversi tigrotti hanno annunciato la loro presenza, come Gigi Sartirana o Paolino Frara.
L'ingresso è gratuito. Ci si divertirà, si potrà giocare, tifare, fare del bene; è possibile ancora iscriversi, per quanto riguarda i singoli, dai 10 anni in su, e se per ora le squadre sono tutte maschili, si possono unire le ragazze.
«Daghidaponta - conclude Lele Magni - ricorda chi non c'è, ma anche che sei vivo e puoi condividere bei momenti. Che la Pro Patria è una famiglia. Come direbbe Fabietto, stiamo tutti insieme».