Ieri... oggi, è già domani | 28 novembre 2024, 05:04

"piziga muliga" - pizzica morbido

Giusepèn ci tiene a dire che "chel ca sa fò pàa i fioeu l'e sempar bèl" per aggiungere (lo dice in italiano) la semplicità con cui ci si pone, senza utilizzare paroloni che i bambini non comprendono

"piziga muliga"  -  pizzica morbido

Lo scrivo subito. La filastrocca è quasi …. demenziale. Poi svelo il motivo. Con una "premessa": il Dialetto Bustocco da strada, mostra la sua fantasia. E' intriso di "colore" che fa bella, bellissima, la nostra parlata (che purtroppo non è tutelata; specie da chi ragiona di Cultura).

Cominciamo con il refrain: "piziga, muliga, la gatta la riga  -  riga rigon, faseau da melòn  - sabat de sera ga canta 'l gal, fora la musca, dentàr ul cavàl"  -  la traduzione in italiano, l'ho detto, è fantasiosa; quindi presenta dei lati "conosciuti e riconosciuti dal Bustocco" e dei lati che col Dialetto Bustocco hanno nulla a che fare, ma sono "adottati" dal Dialetto Milanese che ha un tantino "camuffato (chi dice, ingentilito - sic) il Dialetto Bustocco.

Proviamoci allora. Giusepèn mi è testimone, a cui ho spiegato ciò che secondo me, non è attinente al Dialetto Bustocco. Dunque: "pizzica morbido, la gatta è in riga - riga rigòne, fagioli di melone - sabato sera, canta il gallo, fuori la mosca, dentro il cavallo"  - la filastrocca o la panzaniga, la si raccontava ai piccoli; bambini dai due anni in avanti, che poi ha preso piede anche per i bambini sino ai sette/otto anni, con l'avvertimento di "richiedere" (per gioco e fantasia) la mano e di "pizzicare …. uno ad uno, il dito (meglio se è paffutello), mentre si raccontava quanto sopra.

Oltre al "pizzica morbido" c'è la "gatta che è in riga"…. non solo: è un rigone. Poi si introducono i "fagioli di melone" che fanno da preludio al "sabato sera" quando "canta il gallo" che determina "l'uscita della mosca" e "l'entrata del cavallo". un pensiero logico, non c'è. Ci sono, tuttavia fatti assurdi e assolutamente …. fantasiosi. Scoviamoli, allora.

D'accordo che "la gatta è in riga", attenta, se vogliamo, ma con l'accrescitivo della "riga" si giunge al "rigòne" quindi, l'attenzione accresce. E coi "fagioli di melone?" - mai sentito che il "melone incorpora fagioli, quindi, la filastrocca usa quei termini per farne …. rima. Poi: "sabato sera, canta il gallo" (sabato, in Bustocco è sabatu, mentre sabat è milanese) - per antonomasia si sa che il gallo, canta al mattino, per dare la sveglia all'intero pollaio e non alla sera  -  e si giunge al "fuori la mosca" (da che?) - si suppone, dalla stalla, ma è soltanto una …     supposizione che va a braccetto col "dentro il cavallo" (da che?) - Per completare l'opera, quando finiva il "piziga muliga" e ci si fermava su un dito; proprio quel dito lo si doveva piegare, mostrando unicamente le altre quattro dita  -  stessa filastrocca e altro dito da piegare, al termine della "pizzicata dolce", sino a quando, di dito da mostrare ce n'era uno e, la …. filastrocca finiva, con una sghignazzata del pargolo che sprigionava un gran sorriso, a gratificare la …. pazienza di chi si produceva in una "performance idiota" (mi si scusi il termine) che aveva il privilegio di far contenti i bambini.

Giusepèn ci tiene a dire che "chel ca sa fò pàa i fioeu l'e sempar bèl" per aggiungere (lo dice in italiano) la semplicità con cui ci si pone, senza utilizzare paroloni che i bambini non comprendono.

"al vanta pissè giougò insema ai fioeu che usaghi a dre" (vale di più giocare insieme ai bambini, piuttosto di sgridarli).

Ecco allora, la valenza della filastrocca che da …. cretina, diventa espressione di intelligenza.

Gianluigi Marcora

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