«Il mio primo parroco, monsignor Antonio Tosi, era di Busto Arsizio e ci portò qui in gita... erano gli anni Ottanta. Per me che ero piccolino, mi sembrava altro che Milano». Corsi e ricorsi della storia di don Maurizio Bianchi e della comunità di Sant'Anna che domani conclude la festa patronale e oggi l'ha festeggiato e abbracciato per i trent'anni di sacerdozio, con don David Maria Riboldi.
Una festa - con i sessant'anni della casa parrocchiale - che è stata veramente "un gran finale" per le patronali in città per la sua varietà, la ricchezza di proposte. Iniziata con la consegna dei diplomi a chi ha studiato l'italiano, dunque nel segno dell'accoglienza - LEGGI QUI - , proseguita con altri momenti di socialità come la corsa di venerdì sera - LEGGI QUI - oggi ha vissuto la messa conclusiva. La devozione a Sant'Anna si fa visibile anche con la statua a lei dedicata, che lunedì sera - meteo permettendo - sarà portata in processione. Durante le celebrazioni, molti parrocchiani hanno voluto porre il cero con l'intenzione che accompagnerà Sant'Anna: uno è stato anche dedicato a don Maurizio. «Un nostro dono - ha detto don David Maria Riboldi - e l'altro è la stola da confessore».
In questi giorni, è stata presente l'amministrazione comunale con il sindaco Emanuele Antonelli e gli assessori Daniela Cerana e Maurizio Artusa. Oggi c'era la vicesindaco Manuela Maffioli che ha annunciato anche la presenza dell'assessore Mario Cislaghi domani.
Proprio Maffioli ha ribadito l'importanza di questi riti. Se San Giovanni è la festa di tutta Busto, «le patronali dei quartieri hanno la stessa importanza, tutte costituiscono la grande comunità che abbiamo la responsabilità di guidare pro tempore». E così si rinnova il senso di appartenenza.
Allora, ultimi sprazzi di festa, stasera musica e stand gastronomico a partire dalle sette. «Chi mangia a casa, commette peccato mortale» ha scherzato don David. Risate e applausi, le foto tutti insieme, immagini che resteranno nel cuori oltre che negli album ufficiali.
GUARDA IL VIDEO