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Politica | 05 ottobre 2022, 08:00

Speroni: «La Lega paga qualche impegno non mantenuto. Un nome per la segreteria? Calderoli»

L’ex ministro ed europarlamentare, tra i fondatori della Lega, su Salvini: «Non è detto che dopo una sconfitta ci sia il cambio. Anche Mancini allena ancora la nazionale». Saprà risollevare il partito? «Se l’ha fatto una volta potrà rifarlo. Bisogna vedere chi lo consiglia. Bossi? Non l’ho ancora sentito, lo chiamerò»

Speroni: «La Lega paga qualche impegno non mantenuto. Un nome per la segreteria? Calderoli»

A poco più di una settimana dall’esito delle elezioni, Francesco Speroni, già ministro ed eurodeputato, tra i fondatori della Lega, sta ancora «studiando» le ragioni del risultato negativo del partito. Che, sostiene, non si può spiegare soltanto con l’ingresso nel governo Draghi.
Su Salvini, lo storico militante bustocco dice che «non per forza dopo una sconfitta c’è un cambio. Anche Mancini allena ancora la nazionale…».

Speroni, è passato poco più di una settimana dal responso delle urne. Come si spiega il risultato deludente della Lega?
«Lo sto ancora studiando. Sono tante le ipotesi: qualcuno dice sia arrivato perché la Lega è entrata nel governo Draghi, ma ho visto un grafico in cui si vede che ha cominciato a scendere dopo l’uscita dal governo Conte I, ed è una discesa continua.
Penso c’entri la volatilità dell’elettorato: c’è un partito come quello della Meloni che passa dal 4 al 26 per cento. E l’abbiamo visto anche coi 5 Stelle.
L’altro aspetto è il non aver mantenuto gli impegni elettorali».

Quali? L’autonomia?
«Principalmente l’autonomia. Poi qualcuno può dire che la gente non sa nemmeno che cosa sia. Allora diciamo qualcos’altro: il canone Rai, il bollo auto. Sono delle cose che si erano dette e che non richiedono i tempi del ponte sullo stretto di Messina.

È da verificare se non si è voluto fare certe cose o non è stato possibile, essendo in coalizione. Ad esempio l’autonomia: la Lega con i 5 Stelle ha ottenuto i decreti sicurezza, magari qualche leghista avrebbe preferito l’autonomia “in cambio” del reddito di cittadinanza. Ma non è stato fatto».

Quindi per lei qualche promessa mancata potrebbe spiegare il risultato?
«Secondo me lo spiega. Io come elettore ho votato ancora Lega, però quando qualcuno mi prometta qualcosa e poi non me lo dà, me la prendo. E penso anche gli altri».

Salvini in passato aveva risollevato la Lega in un momento negativo. Benché la situazione sia diversa, perché oggi il risultato negativo è arrivato con lui segretario, secondo lei sarà in grado di risollevarla ancora?
«La persona è capace, se l’ha fatto una volta lo può fare anche una seconda. Bisogna vedere chi lo consiglia. La situazione è complessa, perché la Lega sono anni che non fa congressi, magari anche a causa del Covid. C’è un consiglio federale, che però non è fatto da eletti dai militanti, ma da nominati da Salvini stesso. Quindi magari potrebbero tendere a dire quello che a lui piace.
Non è che Salvini ascolti poco, questo non lo posso sapere, ma l’impressione è che ascolti pochi».

Vedremo quando ci sarà il congresso. Ma secondo lei il cambio di segretario è uno scenario possibile?
«Il cambio di segretario, visto che Salvini non ha intenzione di dimettersi, si può fare solo col congresso, che richiede effettivamente dei tempi tecnici, lo vediamo anche con un altro partito che è rimasto deluso dalle elezioni, il Pd, anche se ha preso più voti di noi.
Anche “processare” chi perde potrebbe essere giusto, ma questo richiede i suoi tempi, anch’io non ho il quadro chiaro. Poi non è detto che per forza dopo una o più sconfitte ci sia il cambio. Anche Mancini non è riuscito a portare la nazionale ai mondiali ma è ancora lì a fare l’allenatore».

Maroni un nome (anzi un “profilo”) lo ha fatto, quello di Zaia.
«Non so se Zaia abbia mai avuto incarichi di segretario in Veneto. Maroni ad esempio è stato segretario della Lega di Varese.
Noi non siamo il Pd che ha avuto una caterva di segretari, siamo più o meno come Forza Italia che ha avuto solo Berlusconi, mentre noi abbiamo avuto Bossi, Maroni e Salvini. Adesso bisogna vedere chi può farlo, non è che una persona simpatica, capace e il cui ruolo è quello di presidente del Veneto, automaticamente è in grado di gestire un partito. Sono cose completamente diverse».

Lei avrebbe un suo favorito?
«Se mi vuole tirar fuori un nome, dico Calderoli. Proprio per la grande esperienza di gestione della Lega. Bisogna vedere chi si mette in campo, in ogni caso per me lui potrebbe farlo, anche se magari non ne ha nessuna intenzione o non ha consensi, non ne ho idea».

O magari sarà impegnato a fare il presidente del Senato…
«Può darsi. È un personaggio che conosco da decenni e che ho visto impegnato proprio nell’organizzazione del movimento e mi è sembrato all’altezza del compito. Per me comunque è bene fare le cose con calma, non aspettare anni, ma nemmeno fare un “processo sommario”».

Che idea si è fatto del Comitato Nord lanciato da Bossi?
«Ci sono dieci righe dell’Adnkronos. È tutto quello che c’è (nelle ultime ore è arrivata qualche informazione in più: leggi qui, ndr). Poi ci sono i vari commenti, ma non ho tanti elementi per sapere».

Quindi non si è sentito con Bossi?
«No, non ancora. Aspetto un po’, poi lo chiamerò. Anche questa non è una cosa che si fa dall’oggi al domani. C’è un po’ di fermento, lasciamo decantare le cose per valutare in maniera accurata e con calma. È vero che ci sono le elezioni regionali, quindi non si può aspettare troppo».

Che cosa pensa del caso delle regionali?
«La Moratti adesso dice che quando l’hanno nominata vicepresidente era d’accordo che sarebbe diventata presidente. A parte che, come dice giustamente Fontana, non è lui che decide il successore. Se glielo avesse promesso, Moratti avrebbe dovuto dirlo subito: adesso faccio la vicepresidente perché poi farò la presidente. Quando Salvini diceva che Fontana sarebbe stato il prossimo governatore, la Moratti avrebbe dovuto dire che le era stato promesso che l’avrebbe fatto lei. Sarebbe stato più corretto».

Alla fine a Busto il congresso c’è stato. È tornato a frequentare la sezione?
«Certo, stavo aspettando il congresso. Quello che dico lo faccio».

Riccardo Canetta

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