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Busto Arsizio | 07 giugno 2022, 08:10

«Si ricorda di tutti, infonde serenità e ha pure imbiancato i locali per i profughi. Don Giovanni è unico e ci mancherà»

A Busto Arsizio i parrocchiani addolorati e grati al sacerdote che dopo dieci anni lascerà San Giovanni e andrà a Busto Garolfo

Un'altra bella immagine di don Giovanni Patella alla maratonina domenica scorsa

Un'altra bella immagine di don Giovanni Patella alla maratonina domenica scorsa

Sono rimasti scioccati, i bustocchi. Non riuscivano a crederci: il loro don, quel sacerdote che sa ascoltare, che sa catturare l’attenzione di bambini, ragazzi, giovani, genitori e anziani, quel prete sempre sorridente, con la parola giusta al momento giusto, che infonde serenità, che durante il Covid si è fatto in mille per aiutare i bisognosi, lascia San Giovanni.

Probabilmente fra un paio di anni diventerà parroco, ora si sa che il suo incarico è quello di vicario parrocchiale a Busto Garolfo e Olcella. Certamente farà la sua strada, ma la notizia rimbalzata ieri in basilica, che a settembre don Giovanni Patella lascerà la parrocchia, ai fedeli di San Giovanni e ai ragazzi dell’oratorio San Luigi, proprio non va giù. Un fulmine a ciel sereno.

Questi dieci anni che il sacerdote ha trascorso in città, sono stati troppo significativi per tanti, hanno lasciato un segno importante.«Don Giovanni sarà trasferito? Non me lo dica – risponde una ex catechista e prof Anna Dauria – Siamo rimasti scioccati quando ce lo hanno comunicato. Non le dico il dispiacere. Ricordo piacevolmente i momenti della sua messa con i ragazzi quando scendeva dall’altare e sapeva rendere partecipi i ragazzi alla parola di Dio, semplificare un concetto e renderlo accessibile alla mente di un bambino. Don Giovanni è unico. Pone sempre un’attenzione particolare alle persone. Poi la sua empatia, la parola sempre gratificante. Sono stati anni davvero belli quelli trascorsi con don Giovanni, un’esperienza indiscutibilmente molto positiva».

Anche i ragazzi dell’oratorio già rimpiangono il loro don. «È una persona molto disponibile – afferma Luca Giuffrida - riesce a coinvolgere sempre tutti e in questi anni ha sempre saputo organizzare molto efficacemente l’oratorio feriale, le attività durante l’anno e le vacanze estive. Nonostante la parrocchia sia molto frequentata, lui è sempre stato molto attento a tutti, non ha mai tralasciato nessuno, si è sempre preoccupato di tutti i ragazzi e con la sua eccellente memoria ricordava sempre le difficoltà e le problematiche di ognuno. Dopo tanti anni che è stato con noi, dispiace molto a me e ai miei amici dell’oratorio».

E durante la pandemia è sempre stato accanto ai parrocchiani, ai ragazzi e soprattutto ai bisognosi, tant’è che lui insieme ai suoi ragazzi ha saputo organizzare interventi con la Caritas. Proprio in questo periodo aveva preso forma la Caritas parrocchiale e don Giovanni ha dato manforte a don Francesco Casati per far decollare questa importante associazione per i bisognosi. 

Come ricorda la volontaria Caritas Ilaria Pezone: «Non solo don Giovanni si è dato da fare per la costituzione della Caritas, ma anche in quest’ultimo periodo ha persino aiutato a imbiancare i locali in via Pozzi destinati ai profughi ucraini. Ha saputo coinvolgere i ragazzi nella Stoà, bravissimo con i bambini».

Insomma «Un prete sempre sorridente – è il pensiero di Samantha Luraschi, parrocchiana e insegnante – infonde serenità, un sacerdote giocoso, sempre con pensieri positivi e se era assillato da qualche preoccupazione, non lasciava trasparire nessuna apprensione».La pensa così anche un altro parrocchiano, Giovanni Petazzi: «Sempre una persona entusiasta, disponibile con tutti e per tutti. Estremamente ottimista, estremamente preparato, ha portato avanti l’oratorio in modo molto significativo. Basti pensare che l’oratorio estivo anche quest’anno conta 400 bambini».

Un ricordo straordinario anche da una ex docente del don, quando da adolescente frequentava il ginnasio e il liceo classico di Venegono Inferiore. «Uno studente eccellente: molto serio, motivatissimo, sempre impegnato, partecipava alle lezioni con interventi costruttivi, intelligente, appassionatissimo di cultura. Già da allora si sapeva che avrebbe avuto la stoffa di un prete davvero in gamba. Come è avvenuto».

Laura Vignati

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