Cultura | 24 ottobre 2025, 15:25

A Palazzo Marliani Cicogna debutta la mostra di Ivan Tozzo, “Musivarius”. Maffioli: «Occasioni preziose, di cui godere»

L’Assessore Manuela Maffioli: «Questa nuova mostra che ospitiamo interpreta con entusiasmo quella contaminazione tra generi artistico-culturali che caratterizza sempre più l'offerta culturale cittadina. Occasioni preziose, di cui godere, nella libera fruizione che siamo in grado di garantire» (VIDEO)

Sarà inaugurata sabato 25 ottobre, alle ore 17, nell’ambito della rassegna “Uno spazio per l’arte” la mostra di Ivan Tozzo “MUSIVARIUS. Evoluzioni del mosaico contemporaneo” a cura di Emanuela Rindi.

Ivan Tozzo vive e lavora a Mornago. Frequenta il Liceo Artistico di Varese e si specializza nell'arte musiva presso la Scuola Mosaicisti del Friuli a Spilimbergo (PN). Le sue opere sono presenti in numerose collezioni pubbliche e private. Attratto da tutto ciò che è contemporaneo e innovativo, ama reinterpretare la tradizione alla luce della sensibilità moderna, sperimentando tecniche originali che conducono ad esiti inaspettati e sorprendenti, armoniosi nella forma e suggestivi per la forte valenza simbolica. Spesso torna al disegno e alla grafica per esprimere e raccontare il proprio immaginario, per non dimenticare le tecniche acquisite al Liceo Artistico. Ha all'attivo numerose esposizioni personali e collettive, nonché collaborazioni con altri artisti e studenti.

L’Assessore alla Cultura e Identità, Manuela Maffioli, dichiara: «Questa nuova mostra che ospitiamo nell'ambito di “Uno spazio per l'arte” interpreta con entusiasmo quella contaminazione tra generi artistico-culturali che caratterizza sempre più l'offerta culturale cittadina. Una chiamata di ancora maggiore interesse verso appuntamenti con l'arte contemporanea che il nostro Museo di Palazzo Marliani Cicogna offre periodicamente come risposta a un diffuso desiderio di bellezza ma anche di “contestualizzazione”, di ancoraggio nella realtà e nel presente. Occasioni preziose, di cui godere, nella libera fruizione che siamo in grado di garantire». (VIDEO).

Testo a cura di Emanuela Rindi

Ironico, originale, poetico, destabilizzante, surreale. 

Ivan Tozzo ama sorprendere attraverso un linguaggio espressivo apparentemente concettuale eppure profondamente esistenziale. In un gioco seducente e stimolante, acceso da contrasti e da accostamenti imprevedibili, l’autore ama condurre l’osservatore in un mondo sospeso tra passato e presente, rivolto al futuro ma saldamente ancorato alla tradizione artigianale dell’opera d’arte unica e irripetibile. Mosso dalla curiosità e da un instancabile sperimentalismo, elabora costantemente tecniche innovative che lo portano a spaziare dal disegno (passione nata al Liceo Artistico e mai sopita), alla grafica, alla scultura, alla musica, alla video-art, all’installazione. Ambiti apparentemente distanti che l’artista percorre, indaga e fonde in una visione chiara, articolata ma coerente, in funzione del suo interesse principale: il mosaico. La sua ricerca si pone infatti come una personale, spontanea e quasi inevitabile evoluzione contemporanea dell’antica arte musiva, che ha appreso nella prestigiosa Scuola Mosaicisti del Friuli di Spilimbergo a cui deve la sua solida formazione.

La tecnica del mosaico richiede perizia, cura, pazienza, precisione, nonché una spiccata sensibilità tattile e cromatica; qualità che in questa società perennemente di fretta appaiono forse fuori moda. Eppure, con estro e anche con una certa dose di coraggio, Tozzo ha saputo elaborare uno stile personalissimo che gli consentisse di rinnovare la tradizione senza stravolgerla, nel pieno rispetto dei suoi elementi costitutivi, ponendola in dialogo con le ricerche espressive più attuali presenti in altri ambiti creativi. In maniera progressiva, lentamente, tra le sue dita, la tessera ha iniziato ha perdere la sua fissità; ha iniziato ad inclinarsi, a mostrare i suoi lati prima nascosti, ad accostarsi ad altre tessere ugualmente “disobbedienti” dando così vita a superfici mosse e irregolari. La luce non si distribuiva più sul piano in maniera omogenea ma creava delle ombre che ne valorizzavano i rilievi. L’equilibrio era rotto, l’eccezione aveva avuto il sopravvento sulla regola: da quel momento, la sua ricerca è diventata inarrestabile.

Il tema dell’ordine e del disordine, con tutte le implicazioni morali e sociali che naturalmente comporta, è diventato centrale nella sua poetica. Le sue opere sono l’istantanea di un equilibrio frantumato e ricomposto, di una situazione in divenire. E’ quasi sempre individuabile l’elemento di rottura che ha dato origine al caos: una frattura, uno strappo, oppure un elemento che emerge con forza dal retro della superficie scombinando l’armonia preesistente. Lacerazioni che rivelano una realtà imprevedibile, che svelano verità taciute, che stimolano la curiosità di chi osserva, sollecitando pensieri e riflessioni.

La forza attrattiva delle sue composizioni risiede infatti nel fascino ancestrale di simbologie complesse raccontate attraverso dettagli minuti da apprezzare centimetro per centimetro: scampoli di tessuti, viti, bulloni, chiodi, frammenti di carta stampata, fili di rame, cocci di ceramica. Oggetti ritenuti ormai inutili, rinvenuti dal fondo di un cassetto, tra gli scarti della produzione industriale oppure cercati e recuperati in discarica, ovvero in quel non-luogo desolante e inanimato generato da una società che consuma tutto velocemente, in maniera vorace. Tra le mani dell’artista questi piccoli oggetti assumono una valenza diversa, acquistano un nuovo senso e una nuova funzione, diventano le sillabe di un racconto visivo o le note di uno spartito musicale.

La musica, così importante nel percorso personale di Ivan Tozzo, sembra guidare in maniera significativa anche le sue scelte compositive. Osservando le sue opere, lo sguardo cade inevitabilmente su alcuni dettagli posti sapientemente in evidenza, per poi scivolare lungo linee di forza invisibili, soffermarsi su scritte o particolari insoliti, planare in un punto cromaticamente omogeneo, risalire notando una sequenza di elementi identici posti ad una distanza ravvicinata, soffermarsi di nuovo su un elemento accattivante. In maniera inconscia, l’occhio induce la mente a ricostruire una sorta di ritmo visivo ed è questo ritmo a stabilire e a sostenere il rapporto tra l’opera e lo spettatore. Ritmo, movimento, energia: sul piano strettamente formale, sono queste le istanze dominanti delle sue creazioni. La forza evocativa delle sue ricerche affonda invece le radici in un immaginario indubbiamente personale ma, al tempo stesso, condivisibile. Riconoscere gli oggetti impiegati dona il piacere di richiamare alla memoria sensazioni, emozioni, ricordi ormai dimenticati. Gli oggetti sono mostrati sotto una nuova luce, non più per la loro funzione originaria ma per le loro nuove, possibili, qualità estetiche. Con trasporto, e con una spiccata ironia, l’artista ci guida in un mondo di giocattoli vintage, di tazze e di ceramiche a decori floreali come quelle della nostra nonna, di lampadine trasformate in simpatici personaggi, di ragni-robot con grandi occhi e buffi cappelli, di sfere futuristiche dotate di ingranaggi forse inutili, ma funzionanti. Lattine accartocciate, tubetti di colore, frammenti di testi strappati da vecchie pagine ingiallite, minuscoli carillon a manovella: se accolto, osservato e valorizzato, ogni elemento può trasformarsi in un potente veicolo di comunicazione. La comprensione del messaggio è sempre suggerita, mai rivelata ed è questa, forse, la cifra che maggiormente contraddistingue Tozzo. L’enigma. Il mistero. La suggestione.

Fortemente misteriosi sono, in particolare, alcuni ritratti a cui l’autore si è dedicato recentemente. Di grandi dimensioni, ad una breve distanza si presentano come un groviglio affascinante di dettagli. Allontanandosi, il caos apparente delle “tessere” si riorganizza e la figura del viso appare con straordinaria e sorprendente chiarezza. Chi sono i personaggi raffigurati? Reali o immaginari, presenti o passati? A quel punto, la curiosità spinge ad avvicinarsi nuovamente, alla ricerca di un indizio, un dettaglio, una chiave di lettura. L’artista non crea per sé ma per sollevare domande, stimolare il pensiero, connettere anime. Lontano dalle fredde ed elitarie astrazioni del concettuale, Ivan Tozzo sollecita quel coinvolgimento emotivo capace di riportare l’Arte alla sua missione originale, rendendola nuovamente dialogante ed inclusiva; un intento che nella nostra società distratta e superficiale appare non tanto come una sfida quanto come un vero e proprio atto di coraggio.

Apertura dal 25 ottobre al 23 novembre 2025

Orari di apertura: da martedì a giovedì 14.30 - 18.00; venerdì 9.30 - 13.00 e 14.30 - 18.00; sabato 14.30 - 18.30; domenica 15.00 - 18.30; lunedì chiuso.

Ingresso gratuito. Incluso in abbonamento Musei Lombardia | Valle d’Aosta 

Redazione

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