«La recente sentenza del TAR della Lombardia, che vieta l’attività venatoria in un raggio di mille metri da centinaia di valichi montani su Alpi e Prealpi, rappresenta un colpo durissimo alla gestione del territorio, alla sicurezza delle comunità locali e a una tradizione profondamente radicata come la caccia regolamentata». Lo dichiara Romana Dell’Erba, consigliere regionale lombardo di Fratelli d’Italia.
«Abbiamo firmato e condiviso con convinzione la lettera del collega Carlo Bravo al Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin – prosegue Dell’Erba – perché è evidente che ci troviamo di fronte all’ennesimo caso in cui si antepongono posizioni ideologiche a una visione concreta e razionale della gestione ambientale. La caccia non è un capriccio, ma uno strumento di equilibrio ambientale, sicurezza pubblica e presidio del territorio».
Dell’Erba sottolinea poi il valore della caccia come presidio attivo: «In province come quella di Varese, dove la presenza di fauna selvatica è in costante crescita, i cacciatori rappresentano spesso l’unico argine operativo e consapevole per evitare danni, incidenti e situazioni di pericolo, anche nei centri abitati. Bloccare l’attività venatoria in modo così esteso significa non solo minare un equilibrio delicato, ma anche favorire l’invasione di animali selvatici in città. I cacciatori, a partire da quelli lombardi, sono infatti protagonisti da anni nel contenimento di cinghiali e ungulati, una minaccia crescente per la popolazione e i territori. Queste sentenze, di fatto, mortificano il loro prezioso contributo alla gestione ambientale, che va ben oltre la pratica venatoria: mortificando la caccia, limitandone fortemente l'agibilità come vorrebbe imporre questa sentenza, si arreca un danno a tutti e indistintamente» dichiara il consigliere.
«Chi prende queste decisioni ignora completamente la realtà dei territori montani e prealpini, dove la presenza dell’uomo è già ridotta e dove solo l’attività di cacciatori e operatori faunistici garantisce una forma di controllo e presidio costante. Togliere loro la possibilità di operare significa quindi favorire l'abbandono all’incuria e al degrado».
«Chi davvero conosce il territorio sa bene che la caccia regolamentata- peraltro già sottoposta a controlli rigorosi e vincoli consistenti, che i cacciatori accettano e coi quali convivono ogni giorno- è parte integrante di un sistema di tutela ambientale, oltre che espressione di una cultura secolare che merita rispetto. Serve una sintesi intelligente tra conservazione e gestione attiva: la Regione sia compatta nel chiedere al Governo di intervenire con urgenza per evitare lo smantellamento del sistema venatorio lombardo», conclude il consigliere Dell'Erba.