C'è una Busto-antica che rivive, dentro le parole di mamma Paola che la gentilissima Graziella Enrica Puricelli (la figlia) mi manda a spron-battuto. Lo dico subito: Giusepèn è entusiasta per la "collaborazione" che lo costringe a ricordare, quanto aveva messo nello scrigno dei ricordi e mai più ... rivitalizzato. La storia che segue, oltre ad essere meditativa è pure spassosa e ciò lo dobbiamo all'estro e alla perspicacia di questa meravigliosa Donna di 87 anni brillanti.
Dentro un "vecchio libro di cucito" di mamma Paola, si legge "seu giuina sunt'andèi a scoea in di monighi, le "Pie Signui" e dopu a quinta elementori, a ueu pù studiò e sunt'andèi a imparò a fò a sarta dàa sarturia pissè importanti da Busti: "Degli Esposti" che al Giusepèn è venuto in mente, ma sinceramente, io non conoscevo. "S'è giuin" taglia corto Giusepèn, dice a me. "Ero giovane, ho frequentato le Elementari dalle suore, le "Pie Signore" e, dopo la quinta Elementare non ho più voluto studiare e sono andata a imparare a far la sarta, nella Sartoria più importante di Busto Arsizio: la "Degli Esposti".mamma Paola prosegue: "a feu vistì pa'i sciui e vistì pàa spusa e a laueu in Sartoria e anca a cò" (realizzavo vestiti per i signori e abiti da sposa e lavoravo sia in Sartoria sia a casa).
"Al dì din'cò i fàn robi chi fan schivi …. senz'orlu e in nanca bòn da fo 'na gipoa ….in tuci storti e i fèi cunt'i pè; i fan su da chi raboti, bon pàa mota dul rudu - calzòn chi van ben non, pedagn fèi malamenti, e camiseti tuc storti" - (al giorno d'oggi confezionano abiti poco curati da far schifo … senza orlo, e non sono capaci da cucire …. abiti tutti storti, e fatti male, coi piedi. Fanno errori che si vedono, abiti pronti da buttare nel letame - pantaloni che non aderiscono al corpo degli acquirenti, gonne confezionate male, camicette tutte storte).
"s'à ga ideu anca mò, i visti, i u feu ancamò men" (se avessi ancora la vista buona, certi abiti, li avrei confezionati io) risponde Graziella Enrica che insiste col "anche se tu andassi a comprare pantaloni di Armani, avresti da criticare".
Riprende mamma Paola: "dighi àa to tusa da slungò ul pegogn, l'è trol'cortu, varde che pirlinghitti ca la meti su e dighi al to om cal fo fregiu e l'e vistì pocu: al ga su 'na parpaiola e a moia l'e tropu ligea" (riferisci a tua figlia di allungare la gonna, è troppo corta … guardate che (pirlinghitti l'ho mai sentita -nda) spettacolo e riferisci a tuo marito che fa freddo e lui è poco vestito. Ha una (parpaiola l'ho mai sentita - nda) e la maglia è troppo leggera). Anche Giusepèn mi dice che "pirlinghitti e parpaiola" sono termini che non conosce (sic).
"Ti ma ti e in giru? chel vistì lì in dua te l'e toi? ghe chi i me vistì cu fei men e in pissè bei di to" (tu -mamma Paola si rivolge alla figlia- come vai in giro? quell'abito dove l'hai acquistato? ci sono qui ancora i miei vestiti che ho fatto con le mie mani e sono migliori dei tuoi).
"Ghe 'ngiru tusan cun su ul toni e ul gigulotu che'l to po’ al druea pand'à a lauò … culzon tul ruti, s'a edi tut'ul cù" (circolano ragazze con addosso ("toni" non so cos'è) e un giubbotto che tuo padre indossava andando in fabbrica …. pantaloni tutti sdruciti che mostrano il sedere).
E arriviamo alle "riflessioni" di Graziella Enrica, nei confronti della mamma. "Per mia mamma, gli abiti che si indossano hanno una primaria importanza. Denotano la personalità della persona; che non deve far sfoggio di un capo-personale, ma deve rispettare il decoro. L'eleganza non è una spavalderia, ma è questione di raffinatezza e non ostentazione. L'eleganza è discrezione e buon gusto. Guai abbinare colori sbagliati". Poi, il culmine del rispetto: "grazie mamma sei un tesoro". E qui, Giusepèn, fragorosamente applaude e annuisce (benedicendolo) al tocco di signorilità di mamma Paola. - a Giusepèn, ci uniamo anche noi - in attesa di futuri interventi di mamma Paola che (un giorno o l'altro) ci chiederà i "diritti d'autore" - meglio specificare che ogni battuta è gratuita e, per la pubblicazione non vogliamo alcun compenso.