Nelle persone affette da diabete è noto che i livelli di zucchero nel sangue (glicemia) siano più alti del normale e probabilmente ogni paziente diabetico conosce l’importanza di controllare regolarmente l’emoglobina glicata (HbA1c), che è un semplice esame di laboratorio che consente di determinare la qualità media del controllo della glicemia nei 2-3 mesi precedenti al test. Spesso però al diabetologo la valutazione della sola emoglobina glicata non basta e al paziente viene chiesto anche il diario delle glicemie… perché?
La valutazione delle glicemie nel corso della giornata fornisce importanti informazioni circa la variabilità dei valori glicemici; in caso di diabete non solo le glicemie sono mediamente più alte rispetto al non diabetico, ma oscillano anche maggiormente nel corso della giornata: dopo i pasti possono presentare incrementi anche notevoli e a causa di alcuni farmaci ipoglicemizzanti possono ridursi eccessivamente e scendere sotto una soglia (70 mg/dl) che generalmente i pazienti non diabetici non sperimentano.
È ormai noto come l’ampia escursione glicemica correli con un aumentato rischio di retinopatia e nefropatia diabetica e con un’aumentata mortalità cardio-vascolare e per tutte le cause. L’autocontrollo glicemico consente proprio di “visualizzare” questa maggiore variabilità glicemica per poterla successivamente correggere. Un diabete in buon controllo pertanto non è solo avere una buona glicemia media, ma avere anche scarse oscillazioni nel corso della giornata.
Quando e quante volte misurare la glicemia? Non esiste una regola generale valida per tutti. La frequenza dell’autocontrollo dipende dal tipo di diabete, dai farmaci ipoglicemizzanti assunti e da eventuali situazioni concomitanti che possano richiedere un’intensificazione del controllo glicemico rispetto alle situazioni di normalità (stati influenzali/infettivi, concomitante assunzione di farmaci corticosteroidi, situazioni di intenso stress ecc…)
In caso di diabete tipo 1, oppure in caso di diabete tipo 2 in terapia insulinica intensiva l’automonitoraggio glicemico è indispensabile e in questo caso sono richiesti più controlli glicemici giornalieri (almeno 4 in condizioni di routine), che sono necessari a calibrare la terapia insulinica: il controllo della glicemia prima di ogni pasto è spesso necessario per decidere la dose di insulina da praticare in base alla glicemia del momento e al tipo di pasto previsto, per evitare ipoglicemie; inoltre un’iperglicemia rilevata alla mattina a digiuno può indicare un’insufficiente dose di insulina lenta oppure una cena troppo ricca di carboidrati e/o accompagnata da una dose insufficiente di insulina rapida.
In caso di diabete tipo 2 in terapia insulinica mista (terapia insulinica associata ad altri farmaci ipoglicemizzanti), il numero di controlli quotidiani necessari, in condizioni normali, è in rapporto al numero di somministrazioni giornaliere di insulina, aumentando all’aumentare del numero di somministrazioni di insulina. Spesso le glicemie del risveglio possono essere utilizzate dallo stesso paziente, secondo le indicazioni fornite dal diabetologo, per “titolare” le dosi di insulina lenta , che potrà pertanto essere aumentata gradualmente o ridotta, fino al raggiungimento della dose corretta. In caso di diabete tipo 2 in terapia con ipoglicemizzanti orali il numero di controlli glicemici è in genere più elevato all’inizio della terapia o in occasione di variazioni della stessa e tende a diminuire nel tempo con il raggiungimento dei valori glicemici desiderati e stabili: in condizioni di ottimale controllo glicemico, sono comunque auspicabili 2 controlli glicemici a settimana, possibilmente eseguiti in momenti differenti della giornata.
Anche in caso di diabete tipo 2 in terapia con sola dieta l’autocontrollo può rivelarsi estremamente utile: vedere l’effetto che determinati alimenti determinano sull’andamento glicemico consente di migliorare via via la propria dieta, fino ad ottenere glicemie stabilmente entro i limiti consigliati.
Quali sono gli orari corretti per la rilevazione? In generale, indipendentemente dal tipo di diabete e dal tipo di terapia assunta, gli orari appropriati per la rilevazione della glicemia capillare domiciliare sono: poco prima della colazione, del pranzo e della cena e circa 2 ore dopo l’inizio della colazione, del pranzo e della cena, secondo schemi di misurazione che possono variare in base alla terapia ipoglicemizzante assunta, oppure in caso di sintomi suggestivi di riduzione eccessiva della glicemia: nervosismo, debolezza, tremori, sensazione di fame, sudorazione, annebbiamento della vista.
Nel caso in cui si manifestino sintomi da ipoglicemia, la rilevazione glicemica è fondamentale per 1) documentare che effettivamente siano sintomi correlati ad un’ipoglicemia, 2) poter correggere tempestivamente l’ipoglicemia con adeguata assunzione di zuccheri, ricontrollando il dato della glicemia capillare ogni 15 minuti, fino a sua normalizzazione, 3) appuntare l’orario della giornata /la condizione in cui tale riduzione glicemica si sia verificata, dato che sarà poi utile al Diabetologo per modificare la terapia ipoglicemizzante in modo da minimizzare tali episodi.
Come misurare la glicemia al domicilio? Esistono differenti tipo di glucometri che consentono di misurare la glicemia da sangue capillare; in particolari condizioni, come pazienti in terapia insulinica o in generale in pazienti con elevato rischio ipoglicemico o necessità di multiple misurazioni glicemiche domiciliari, è possibile impiegare dei sensori glicemici che, applicati sul braccio o sull’addome del paziente, consentono di effettuare un monitoraggio in continuo della glicemia.
In tal caso il paziente potrà visualizzare le proprie glicemie anche senza ricorrere alla “puntura del dito” per ottenere una goccia di sangue capillare, visualizzando i dati su appositi dispositivi (proprio telefonino, ricevitore). Che la rilevazione glicemica derivi dal glucometro o dai sensori glicemici, il dato della glicemia domiciliare offre informazioni “aggiuntive” rispetto a quanto fornito dai canonici esami di laboratorio molto preziose: visualizzare l’andamento glicemico consente, non solo al diabetologo, ma spesso anche allo stesso paziente, di migliorare il controllo di malattia, migliorando la variabilità glicemica e , dove richiesto, riducendo il rischio di ipoglicemie.