«Quale messaggio vorrei arrivasse ai tifosi della Pro Patria e alla gente di Busto? Che stiamo facendo le cose con serietà e che continueremo su questa strada». Così si è presentato Leandro Greco, nuovo allenatore della Pro Patria, nella conferenza stampa ufficiale tenutasi nel tardo pomeriggio di oggi allo stadio, al termine di un’intensa fase di preparazione tra Busto, Sondalo e ora di nuovo a casa, sul prato dello “Speroni”, a pochi giorni dal debutto ufficiale in Coppa Italia contro l’Alcione e, la settimana dopo, dall’esordio in campionato contro la Pro Vercelli.
Greco, visibilmente motivato, ha voluto ringraziare il direttore sportivo Sandro Turotti: «Sono una persona istintiva. Mi è bastata una cena, davanti a una buona bistecca, per capire che questa era la scelta giusta. Fin da subito ho avuto un’ottima sensazione parlando con il direttore, e per me è stato semplice decidere. Venire alla Pro Patria è una grande opportunità».
Parlando di sé, l’ex centrocampista (romano e romanista) si definisce un «ragazzo concreto», con un’idea chiara e maturata nel tempo: «Tutti gli allenatori che ho avuto – da Luis Enrique a Gasperini, fino a Javorcic – mi hanno lasciato un segno profondo. Il ricordo della stagione vincente al Südtirol è ancora molto vivo dentro di me, e proprio da lì è nata la consapevolezza di voler intraprendere la carriera da allenatore. Non ho faticato a lasciare il campo, non ne sento la mancanza. Non gioco più nemmeno le partitelle: sono completamente proiettato su questo nuovo ruolo. Già a 28 anni avevo preso il primo patentino, nel pieno della carriera. Il passaggio in panchina era, evidentemente, scritto».
Un pensiero speciale, poi, lo dedica a Ivan Javorcic: «È stato il primo a permettermi di trasformare la mia esperienza da calciatore in qualcosa di utile anche fuori dal campo. Ivan è una persona di valori, quelli che anche io voglio trasmettere alla mia squadra».
Dal punto di vista tattico, la base sarà il 3-5-2, ma non mancheranno varianti: «Partiamo da lì, ma abbiamo l’ambizione e l’intenzione di costruire anche qualcosa di diverso». Un progetto che si fonda, necessariamente, sulla volontà e sullo spirito di sacrificio di chi è rimasto, in primis capitan Davide Ferri: «Chi ha scelto di restare dopo la retrocessione, lo ha fatto con convinzione. E questo era proprio ciò che cercavo: persone disposte a mettersi in gioco. Anche i nuovi arrivati finora hanno mostrato grande voglia e motivazione, quella necessaria per indossare la maglia della Pro Patria e cercare il riscatto».
Greco non si nasconde sulle difficoltà del percorso: la rosa è ancora incompleta (mancherebbero 5-6 innesti, come confermato da Turotti), ma la risposta dell’allenatore è chiara: «Dovremo essere bravi ad accelerare il processo di crescita. L’inizio del campionato sarà difficile, ma vogliamo viverlo come uno stimolo. Se riusciamo a vincerle? Perché no. Abbiamo un vantaggio: conosciamo le difficoltà».
E aggiunge: «Sono convinto che il risultato non sia l’unica cosa che conta, ma per raggiungerlo servono prima le persone giuste. Non basta il talento, servono valori umani e morali. Perché sono le persone che, nei momenti di difficoltà, non ti abbandonano. Questo senso di responsabilità verso la maglia e verso i tifosi deve essere il nostro motore. A loro, oggi, voglio dire che stiamo lavorando con serietà. I risultati arriveranno, o magari no, ma non dovremo mai avere il rimpianto di non aver fatto tutto al meglio».
La parola poi passa a Sandro Turotti, che ufficializza i prossimi arrivi: l’attaccante King Udoh (ex Trapani) e il centrocampista Alessandro Di Munno (ex Novara).
Il direttore, tornando sul momento di passaggio e di incertezza vissuto dal club bustocco in questa “strana” estate, ha scelto una citazione suggestiva di Vasco Rossi: «Eh già, sono ancora qua». Una frase che, dice, gli è tornata in mente proprio mentre si recava alla conferenza: «Dopo tutto quello che è successo, non era affatto scontato. A giugno ho parlato di discontinuità, e vorrei chiarire a cosa mi riferivo: significa aver scelto un allenatore che non è cresciuto nel nostro settore giovanile, introdurre una novità concedendogli la possibilità di portare con sé alcuni collaboratori di fiducia (come Daniele Dessena, nda), e lasciargli la libertà di scegliere il proprio modulo di gioco. Discontinuità anche nel voler creare una nuova base, cambiando molto, anche per nostra precisa volontà».
La scelta di Greco è maturata con convinzione, spiega il direttore: «Quando stavo valutando il suo profilo, ho chiamato un amico comune, Ivan Javorcic. Mentre gli dicevo che pensavo a lui, mi ha risposto: "Te l’avrei suggerito io". Ringrazio Leandro per essere venuto qui senza un contratto firmato e senza sapere nemmeno in quale categoria avrebbe allenato. Un segno di grande fiducia e disponibilità».
Turotti non dimentica il passato recente, né il legame con la tifoseria: «La retrocessione ha segnato la fine di un ciclo e di un certo modo di operare. Ora ripartiamo con ambizione, ma con la consapevolezza di dover costruire basi solide. Non possiamo promettere miracoli con una squadra quasi tutta nuova. Capisco i tifosi, capisco la delusione e la diffidenza. Anche per me, la retrocessione è una ferita aperta. Ma siamo qui per voltare pagina, con la voglia di restituire al nostro pubblico le gioie che merita, a maggior ragione dopo le dolorose perdite subite nell’ultimo anno (Raffa e Uli, nda)».
E in chiusura: «Non credo che questo mercato sia stato straordinario, ma nemmeno deludente. Comprendo ogni stato d’animo».
Oggi, però, conta il presente. E il presente dice che la Pro Patria è ancora qui, in Serie C, con Leandro Greco alla guida e il suo mantra fatto di serietà, senso di appartenenza e responsabilità. Le sensazioni dopo la prima conferenza, almeno a parole, sono positive. E questo - per ora - può bastare. E, forse, anche rassicurare.