Ieri... oggi, è già domani | 21 agosto 2024, 06:00

"a camàmela"" - la camomilla

"gu dèi 'na tetàa a camàmela" (ho dato un sorso alla camomilla)

"a camàmela"" - la camomilla

"gu dèi 'na tetàa a camàmela" (ho dato un sorso alla camomilla) - meglio sapere come si legge correttamente,"camàmela" (camomilla); è come a dire caramella con quella e aperta  che somiglia a una finestra sul mondo. Lo dice subito, Giusepèn: "a camàmela l'a muisna ul bambuèn" (la camomilla tiene morbido il pancino) per espletare al meglio le proprie funzioni. Una volta "l'à sa usèa tantu; in coeu 'npo menu" (un tempo, la camomilla, si utilizzava molto; oggi un tantino meno), ma resta sempre una bevanda delicata che fa bene alla salute; l'infuso non ha bisogno di acqua gasata; poi, la "Bonomelli" vanta un'antica storia e non ha certo bisogno della nostra pubblicità, per essere credibile. Noi, la citiamo volentieri, per un motivo semplice: abbiamo imparato a conoscerla a fondo, nei tempi brevi. Prima, la si snobbava un po', preferendole "a gazusa" (la gassosa) o, "a canzulina" -  un termine specifico per tradurre "a canzulina", non c'è - di fatto era un composto d (giusu), liquirizia che si immetteva in una bottiglia d'acqua (dul rubinettudel rubinetto e si continuava ad agitare acqua e liquirizia, sino a quando quest'ultima, si liquefaceva.

Ecco, quindi spiegato cosa si beveva in epoche remote; quando le bibite non si usavano, ma con la presenza della "gazusa", ma pure della "spumador" (c'è tuttora), si soddisfaceva la sete. C'era pure "aqua e limòn" (acqua e limone), ma tutto era circoscritto in quelle bevande.

Andiamo avanti per spiegare compiutamente cosa si faceva per "tegnì netu ul bambuèn" (tenere pulito l'intestino). Oltre alle "rabièe" (barbabietole), a cadenza fissa (due-tre mesi) c'era il supplizio "du olì da ricinu" (dell'olio da ricino) che ogni bimbo odiava. Che per ingerirlo, occorreva dapprima una "promessa" di mamma che consentiva un ghiacciolo-extra o un "pachetu da figuiti" (pacchetto di figurine) e che, di fronte alla repulsione di chi doveva essere purgato, mamma tappava il naso del bimbo e lo costringeva ad aprire la bocca e ingurgitare il "pestifero" olio.

Giusepèn mi fa ricordare che anch'io ho subito le angherie del tempo, causato dall'olio di ricino. E mi fa ricordare quel giorno, in Prima Elementare, al quinto o sesto giorno di scuola. Lo racconto, vergognandomi un po' …. tanto che …. continuo a odiare l'olio di ricino.

Durante l'ora di lezione, avevo alzato la mia manina per chiedere alla signora-maestra di concedermi l'uscita dalla classe per andare in bagno. Confesso, a quell'età (6 anni) ero un po' timido e forse "disbriò" (monello) ma sempre un po' riverente nei confronti di quella donna "in nero" che ci "accudiva" ma che pretendeva rispetto - dopo tre o quattro mie "richieste" di uscire dalla classe e che non trovavano il giusto "epilogo", mentre tentavo di rientrare, …. me la sono fatta addosso. C'era pure una aggravante al "destino" - la sera precedente, Zappi (zia Giuseppina) mi aveva invitato in casa, per mangiare "risi e lacci"  (riso e latte) e la mattina stessa del giorno precedente, mamma mi aveva costretto all'olio di ricino.

Immaginatevi la vergogna, patita in quell'attimo triste della mia vita - prima reazione, scappare, ma non per fuggire dalle incombenze. Scappare per andarmi a cambiare a casa, da Zappi che era la mia balia (mamma lavorava in Tessitura sui telai). Zappi mi vede e senza preamboli, mi toglie gli abiti e mi introduce "sic et simpliciter"  nel mastello esposto al solo per intiepidire l'acqua che sarebbe servita per il lavaggio della sera, di zio Antonio e dei miei cugini, Pier Giorgio e Pasquale.

Mentre sono ignudo dentro il mastello, arrivano in bicicletta, trafelati come non mai, il bidello e la maestra. E vedono lo spettacolo …. indecoroso che ricordo ancora, per me, raccapricciante.

Conciliabolo tra maestra, bidello e Zappi e la zia a promettere che, appena pronto, mi avrebbe ricondotto a scuola (Elementari "Ezio Crespi" via Luigi Maino a Busto Arsizio) - detto fatto, Zappi mi fa indossare i calzoni di Pasquale (6 anni maggiore di me) e maglietta e blusa di ricambio che mamma lasciava sempre a Zappi, per ogni eventualità.

Fu per me un "calvario" aprire la porta di classe e sentire l'eco dei compagni che "ululavano" e gridavano "pien da merda….pien da merda"  -  e, per la prima volta, vidi Zappi andare sopra alle urla di quei …. discoli. Che zittirono di colpo. Zappi a dire (a urlare) "voioltàr? ih mai pruò a cagassi adossu? (voialtri, non avete mai provato a farvela addosso?) - ci fu silenzio solenne e immediato ed io, calmo e cheto, raggiungere il mio banco e capire di avere sbagliato a fuggire alle mie responsabilità.

Continuai a bere "canzulina", un po' meno "camàmela", "gazusa", ma mai più, prima di andare a scuola, "risi e laci" e "oli da ricinu" nella stessa mattinata. Dopo 72 anni, dall'evento, Giusepèn se la ride tuttora …."boia d'un om" (benedett'uomo)…. che subito mi propone "ul Nocino".

 

Gianluigi Marcora

Leggi tutte le notizie di IERI... OGGI, È GIÀ DOMANI ›
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore