La dolce Vita | 19 marzo 2021, 08:10

La dolce Vita: «Perché bisogna imparare a farsi amico il diabete»

Da oggi la rubrica quindicinale dell'Associazione Diabetici Valle Olona. La presidente Elisabetta Bombaglio: «Promuoviamo formazione e informazione, così si capisce meglio la malattia e come affrontarla»

Elisabetta Bombaglio è la presidente dell'Associazione Diabetici Valle Olona odv

Elisabetta Bombaglio è la presidente dell'Associazione Diabetici Valle Olona odv

Dentro il suo nome, c’è la volontà di affrontare la vita con la malattia, senza farsene schiacciare.  “la dolce Vita odv”, così si chiama l’Associazione Diabetici Valle Olona.

Impegnata a essere a fianco di persone di ogni età e a diffondere consapevolezza e conoscenza, lo farà anche attraverso una rubrica quindicinale sulla nostra testata che vede la prima tappa venerdì 19 marzo con l’intervista alla presidente Elisabetta Bombaglio. Ogni due venerdì, verrà approfondito un tema da un esperto, per dare risposte alle problematiche vissute ogni giorno e spronare a un atteggiamento positivo. Potete mandare i vostri quesiti all’indirizzo mail info@ladolcevitavalleolona.it

Presidente, quando e perché è nata l’associazione?

Nell’ottobre del 2013, la diabetologia era in un momento particolarmente complicato. Il dottor Franzetti è sempre stato molto attento al ruolo del mondo associativo. Io frequentavo il reparto come una seconda casa, come tanti di noi, e ho pensato con lui che potessimo far nascere un’associazione per stare accanto alle persone con questa malattia. Che non si deve combattere, piuttosto bisogna diventarne amici per riuscire a convivere meglio.

Parliamo di persone dalle caratteristiche molto diverse, a partire dall’età?

Sì, colpisce giovani e anziani. Noi siamo vicini a loro, ma anche ai familiari perché il diabete sconquassa inevitabilmente un equilibrio in famiglia. Nel caso del soggetto giovane, ci sono una mamma e un papà che devono imparare a gestire un problema. In età adolescenziale può immaginare cosa accada nella testa di un ragazzo che deve dipendere da un farmaco. Oppure gli anziani che dicono che hanno solo un pochino di zucchero in più nel sangue, quindi va bene così…

Che cosa fate per mettere in pratica questa vicinanza?

Promuovere formazione e informazione, attraverso ad esempio corsi e convegni. Questo per capire meglio la malattia e come affrontarla, in tutto. Partendo dall’educazione alimentare e aiutando a conoscere bene gli strumenti a disposizione

Che sono anche cambiati, rispetto alla visione che se ne ha?

Sì, e moltissimo. La tecnologia è dominante e di supporto in modo importante. Una volta ci facevamo l’insulina con la siringa, ora con le penne. Ma i ragazzi sono anche più avanti, con un microinfusore e l’insulina viene rilasciata nelle ore in cui è necessario. Questo però comporta una preparazione del soggetto diabetico. Devi conoscere l’oggetto, la malattia, l’effetto sul tuo corpo. Anzi, il 90% di noi è un diabetico bionico perché abbiamo cerotti con un ago inserito e si misura la glicemia con il Bluetooth. Ecco perché diciamo che dobbiamo essere sempre aggiornati e che cosa c’è di meglio di un’associazione che confrontarsi e darsi aiuto reciproco. Scarica un po’ di preoccupazione. Noi abbiamo fatto ad esempio incontri di formazione con le donne per il diabete di gravidanza: tocca molti aspetti, questa malattia subdola che quasi non si fa sentire, ma lavora.

Per questo va trattata come un’amica? Per ascoltarla e gestirla?

Sì, se la combatti, alla lunga perdi. Se a fatica impari a fartela amica e a condividere tutto con lei, è meglio.

Anche lo sport è una via?

Sì, nell’associazione è importante. Abbiamo anche fatto tante camminate insieme: la glicemia scende e il buonumore cresce.

La vostra zona di riferimento?

Il bacino è quello dell’Asst Valle Olona e la Diabetologia è ancora un’eccellenza nel territorio: tanti sono in cura da noi, anche fuori zona.

C’è anche un pudore o un timore nell’approcciare l’argomento diabete?

Capire che hai una malattia per tutta la vita è difficile da digerire. Ma non dirlo è sbagliato. Ad esempio, se io esco con un amico a correre, senza che sappia che sono diabetica e disgraziatamente sto male e ho un crollo di zuccheri, non saprà come comportarsi. Ma poi il farsi l’insulina davanti agli altri… Se accetti la malattia, non è un problema; se la rifiuti, non va bene.

Quanto può aiutare la prevenzione, quindi la diffusione di una conoscenza maggiore sulla patologia e sugli stili di vita nelle diverse fasce della popolazione?

Sul diabete di tipo 2, si può, anzi è fondamentale perché è ereditario: è quello che viene con l’età avanzata. Se sono sano mangio, il pancreas produce l’insulina sulla base di quello che mangio. Nel diabete di tipo 2 lo fa quando vuole. La pastiglia ha così una funzione di riequilibrio. Nel diabete di tipo 1, invece, il pancreas non produce più l’insulina, ecco che devi immettere tu.

Il nome dell’associazione è un modo di conquistarsi anche la malattia come diceva?

Sì, premetto che con la riforma del terzo settore non siamo non più onlus, ma odv (organizzazione di volontariato). L’abbiamo chiamata così, perché rappresentava tutti noi nel modo migliore: una vita più dolce della nostra non c’è. Oltre a ricordarci un bellissimo film. Offre l’idea di una spensieratezza legata un concetto di dolce che ci appartiene totalmente. Io sono presidente dalla nascita dell’associazione e ci sono due medici nel comitato scientifico: i dottori Ivano Franzetti e Giovanni Morandi.

Com’è il rapporto con le istituzioni?

Abbiamo fatto una convenzione con l’Asst Valle Olona per accedere al reparto e ora ci sediamo al tavolo con le associazioni per migliorare il servizio che l’ospedale può offrire. Diamo informazioni e feedback per migliorare e supportare. Importanti sono i dottori (bisogna sempre confrontarsi con il proprio diabetologo), ma anche gli infermieri.

Con la pandemia si è tornati a parlare di più di Covid, perché il diabete è citato come patologia che espone a maggiore rischio?

Certo. Un soggetto diabetico è più fragile e quindi il Covid porta probabilmente a complicare di più il quadro clinico. Al momento non siamo ancora considerati fragili, vediamo se qualcosa cambierà: noi abbiamo fatto richiesta in questa direzione. Anche perché è una malattia fissa, che non colpisce solo il pancreas, ma intacca poi il sangue e tutti gli organi, occhi, articolazioni. 

Marilena Lualdi

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La dolce Vita

Con la rubrica quindicinale “la dolce Vita” l’Associazione Diabetici Valle Olona si impegna a diffondere conoscenza e consapevolezza di questa malattia. Grazie all’intervento degli esperti si potranno approfondire le tematiche legate al diabete e la possibilità di conviverci con serenità, nonché lavorare sulla prevenzione attraverso un corretto stile di vita. Ogni due venerdì (a partire dal 19 marzo) troverete una risposta ai vostri quesiti, che potete mandare all’indirizzo mail info@ladolcevitavalleolona.it

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