Due suoni, come un canto unico per il Lunedì dell'Angelo: le campane e i trattori. È come se volessero unire le forze per svegliare Busto Arsizio il giorno di Pasquetta e chiamarla alla sua prima festa ritrovata e non solo. Anche alla speranza di un ritorno alla normalità dopo il buio della pandemia, che si fa tangibile. Difatti la città risponde, senza esitazione: tutti alla Madonna in Veroncora. A respirare la campagna e il suo richiamo e a raccontarsi che il virus sta arretrando finalmente o se non altro la gente sta riuscendo a conviverci.
Si parte dal Redentore con i trattori, volontari in posa per la foto. Si scaldano anche le Vespe e auto d'epoca.
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In centro ci sono le prove generali dei trattori. Attesissimo, il loro ritorno, sia perché sanno richiamare i bambini, sia perché raccontano ai bustocchi da dove provengono. All'inizio se ne aspettavano una cinquantina, invece eccone quasi il doppio.
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Intanto, alla Madonna in Veroncora la gente sta arrivando come ai vecchi tempi. Non molto vecchi, a dire il vero: fino a tre anni fa era la normalità, quando Busto si radunava nello spazio vicino alla chiesetta per il Lunedì dell'Angelo. Eppure con tutto ciò che è accaduto, sembrano così lontani.
Quando suonano le campane per la messa, l'emozione è tangibile. L'organizzazione è impeccabile, grazie agli Amici della Madonna in Veroncora: sapevano di dover dare tutto alla loro città, anche come esempio, perché dopo questa festa toccherà alle altre. Non hanno deluso.
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Monsignor Severino Pagani celebra il rito, accanto a lui il parroco don Gaudenzio Santambrogio, e altri sacerdoti. «In questa cornice di sole di Pasqua - dice don Severino - ci raccogliamo per un po' di preghiera e meditazione con i grandi orizzonti della fede. Il primo che prende tutto questo quartiere e a città, è quello dello stupore...».
Fuori dalla magnifica chiesetta, si è concentrati ma non si può fingere di non sentire l'eco dei trattori in arrivo. I bustocchi si raccolgono, grazie all'intervento della Protezione civile, lungo il ciglio della strada, al riparo del marciapiede. Si parla della bellezza di essere qui, del nostro essere originariamente agricoltori che temono la grandine ma anche la siccità: corsi e ricorsi della storia.
Non finiscono più i trattori, macchie di colore che fanno gridare i bimbi ma anche gli adulti e gli anziani. Conquistano tutti, anche don Severino che le benedice e che poi ride: «Da bambino, se non facevo il prete, avevo deciso di andare a guidare i trattori. Però sono contento così».
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Ai bambini il compito di contare i trattori, ma sono troppi: chi dice 87, chi più di novanta. Alla fine, neanche importa. È tempo di bancarelle e giochi, è tempo di insalata e ciapi, il piatto tipico della festa.
C'è anche la vicesindaco Manuela Maffioli, che commenta: «La grande partecipazione alla Festa, ritrovata, della Madonna in Veroncora, è l'emblema del senso profondo di identità e comunità che contraddistingue la nostra città. Una città che, a dispetto della sua dimensione demografica, economica e di modernità, non rinuncia alle tradizioni, al loro senso, al rinnovo costante di un "idem sentire" che è poi la sua vera, invisibile ma imprescindibile, forza».
A bordo di un trattore anche il consigliere comunale Simone Orsi: «Una bellissima manifestazione che serve a valorizzare tutto il settore dell’agricoltura, nel rispetto delle tradizioni», il suo commento.
Sarà tutta una giornata così, carica di questa forza. Domenica prossima il bis.
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