Più che regali, nel Natale di casa Pro Patria si accumulano pensieri pesanti. Le luci delle feste faticano ad accendersi attorno a una squadra che continua a vivere un momento complicatissimo, dentro e fuori dal campo.
Il verdetto del terreno di gioco è impietoso: Pro Patria ultima in classifica per punti conquistati sul campo, appena 12, e reduce dalla terza sconfitta consecutiva, la decima in 18 giornate. Il 2-1 di Arzignano pesa anche perché ha coinciso con l’esordio in panchina di Francesco Bolzoni, chiamato in settimana a raccogliere l’eredità di Leandro Greco, esonerato prima di “mangiare il panettone” dopo 17 turni senza una svolta mai arrivata e senza che si fosse mai percepita l’idea di una squadra realmente viva e consapevole del momento.
Bolzoni, promosso dalla Primavera, non ha cercato alibi nel post partita. Con parole dirette ha fotografato una gara dai due volti: primo tempo contratto, con poca aggressività ed errori evitabili, ripresa più coraggiosa, con il pareggio e l’occasione colossale di Citterio non sfruttata. Poi, ancora una volta, un regalo difensivo. «Il risultato non è quello che speravamo - ha ammesso - il loro secondo gol era evitabile. Come il primo: non si può far rimbalzare una palla in area su rimessa laterale».
Oltre all’analisi tecnica, il nuovo allenatore ha indicato una linea netta: prima degli schemi vengono gli uomini. Serve un cambio di atteggiamento, più responsabilità e personalità, perché «non possiamo permetterci due gol ingenui con giocatori “fatti e finiti”. Devono capire che nessuno li aspetta». Un messaggio duro, poco natalizio, che la squadra è chiamata a recepire già sabato alle 17.30 allo “Speroni” contro il Renate, nell’ultima uscita dell’anno.
Se il campo è grigio tendente al nero, sugli spalti il clima è ancora più freddo: dal deserto, ormai triste consuetudine dello “Speroni”, al rapporto logoro con i tifosi. Il Pro Patria Club ha infatti deciso, per la prima volta nella sua storia, di non organizzare la tradizionale Festa degli Auguri di Natale. Una scelta sofferta, come spiegato sul blog del Club, che mette in pausa una tradizione capace negli anni di unire tifosi, squadra e società.
Oggi, però, quel clima non c’è più. «Non ci sono le condizioni minime», sottolinea il direttivo del principale club di tifosi tigrotti, parlando di dialoghi interrotti, di distanza e di una sensazione costante di mal sopportazione nei confronti dei tifosi. Così una tradizione che non si era mai fermata si interrompe, con la speranza che il nuovo anno sappia riportare unità e collaborazione, troppo spesso invocate e troppo raramente praticate negli ultimi tempi.
A completare il quadro, in settimana era arrivato anche il comunicato del gruppo 1919, la frangia più giovane degli Ultras biancoblù, che ha annunciato il ritorno al tifo sugli spalti per «sostenere la maglia» e provare a trascinare la squadra verso la salvezza, ribadendo però una posizione di forte critica nei confronti dell’attuale gestione societaria: «Chiariamo che ci troverete sempre ostili a questi quattro (…) che si spartiscono la nostra Pro Patria, una squadra con una storia ultracentenaria, come se fosse una torta da dividere a fette più grandi o più piccole».
Infine, un dettaglio che dice molto del momento: domani sera al Teatro Manzoni di Busto si terrà comunque una festa di Natale riservata alla società, alla prima squadra e alle giovanili. Senza tifosi, senza stampa. Una scelta legittima, ma emblematica. In casa Pro Patria, il Natale di quest’anno resta così un tempo sospeso, in attesa che qualcosa, finalmente, cambi davvero.




