Storie - 19 ottobre 2025, 09:22

IL GIRO DEL MONDO IN TERRA BUSTOCCA. Italia e Marocco, la bellezza della gentilezza. Parola di Fatima Addamine, da Casablanca a Castellanza

«Da noi abbiamo il tempo, mentre qui manca sempre, c’è più stress. Quando mangio un mandarancio di Sicilia mi sento in Marocco»

Se trovandovi in Marocco sentiste qualcuno parlare del fegato, prima che a questioni epatiche pensate all’amore. Dire infatti “Fegato mio” è una dimostrazione d’affetto, è il corrispettivo del “Cuore mio” italico perché il fegato (Kumida in arabo) per i marocchini è la sede della passione.

A permetterci di immergerci, almeno un po’, nella cultura e nelle usanze del paese nordafricano, tra tè alla menta e profumo di spezie, è Fatima Addamine, quarantacinquenne originaria di Casablanca, trasferitasi a Castellanza nel 2003 per motivi familiari, collaboratrice in uno studio dentistico.

Che cos’è per te il Marocco?

«Il Marocco è la famiglia, le origini, il Marocco sono io».

Che cosa ti piace di più del Marocco e cosa dell’Italia?

«Del Marocco l’accoglienza, la grande ospitalità, la gentilezza delle persone: la stessa gentilezza che ho ritrovato qui. Dell’Italia mi piace il fatto che ho sempre sentito che la gente mi vuole bene: ho incontrato persone brave, educate (e puntuali), che mi hanno aiutato, che mi hanno fatto sentire a casa. Non mi sono mai sentita straniera: infatti per me l’Italia è una seconda casa. Vado in Marocco tutti gli anni, ma poi torno qui».

Che cosa ti manca di più?

«La famiglia, il nostro riunirci e chiacchierare fino a tarda notte, l’aiuto reciproco che ci diamo. In Marocco c’è molta collaborazione non solo in famiglia, ma in generale nella società».

Qual è stata la difficoltà principale quando ti sei trasferita in Italia?

«La lingua. Quando qualcuno mi chiedeva qualcosa rispondevo o in francese (la lingua che si studia maggiormente dopo l’arabo, ndr) o con i gesti. Poi ho imparato e non è stato arduo. Anche perché comunque conoscevo già l’Italia, in Marocco studiamo l’Europa, la sua storia, la geografia, a Casablanca vedevamo la realtà europea attraverso la televisione, i film. Mi è sempre rimasta impressa la forma dell’Italia, lo stivale».

Qual è una delle maggiori differenze tra Italia e Marocco?

«In Marocco quando si va a trovare qualcuno basta andare a bussare alla porta, non ci si deve annunciare prima tanto è vero che siamo sempre pronti a ricevere qualcuno. Nelle case abbiamo due salotti, uno per la famiglia e uno per gli ospiti che deve essere sempre in ordine. E’ usanza tra l’altro ospitare le persone anche per la notte: in sala ci sono normalmente dei divani che possono essere usati come letti. Capita spesso anche di far entrare a mangiare a casa propria persone con cui non c’è nessun rapporto. Ci si dice “Ciao fratello”, “ciao sorella” anche se non ci si conosce. 

In Marocco inoltre abbiamo il tempo, mentre qui manca sempre e c’è più stress, e, al contrario di quanto avviene qua dove la convivenza è normalissima, non si può andare a convivere con un uomo o una donna. E un’altra differenza riguarda le case: quelle marocchine hanno in cima la terrazza, qui c’è il tetto».

Che cosa accomuna italiani e marocchini?

«Oltre alla gentilezza, l’amore per il cibo. Però da noi alla fine di un pasto digerire rumorosamente è segno d’apprezzamento».

Che profumo ha per te il Marocco?

«Il profumo d’aoud (una resina che si ricava da un legno, ndr). Per profumare gli ambienti usiamo molto il bkhour, l’incenso».

E se il Marocco avesse un sapore quale sarebbe?

«Quello delle spezie, ne usiamo tante».

Qualche pietanza marocchina da provare?

«Il cous cous e, tra i dolci, gli kaab lghzal (biscotti con pasta di mandorle il cui nome significa “corna di gazzella” per via della forma, ndr) e i chbakia, dolcetti con miele, spezie, farina e semi di sesamo che si mangiano soprattutto nel Ramadan per recuperare gli zuccheri. E poi il , alla menta o con le spezie. Le verdure e la carne sono pure molto buone, sono più saporite rispetto a quelle che trovo qui. Con un’eccezione: quando mangio un mandarancio di Sicilia mi sento in Marocco».

Qual è il tuo piatto preferito italiano?

«Le lasagne e la pasta allo scoglio, in particolare i paccheri».

Ci saluti alla marocchina?

«“Salam”, pace: lo si dice quando ci si incontra. “Bislama” è “ciao” quando ci si lascia».

Mariagiulia Porrello