Storie - 28 settembre 2025, 11:10

GIRO DEL MONDO IN TERRA BUSTOCCA. Jakob Grander, da Innsbruck a Castellanza per studiare: «Mi piace la cultura del cibo. Meno i trasporti»

Il ventiquattrenne austriaco ha partecipato al Double degree programme. Ecco le sue impressioni sull’Italia

Jakob Grander è austriaco di Innsbruck. Studente universitario al Management center Innsbruck, 24 anni, ha trascorso un periodo di studi alla Liuc Università Cattaneo dove ha studiato International business economy.

Perché hai scelto la Liuc per i tuoi studi all’estero?

«Perché era una delle poche università che mi dava la possibilità di prendere parte al double degree programme (progetto che permette di conseguire il doppio titolo, italiano e straniero, ndr). Inoltre volevo venire in Italia e imparare meglio la lingua. Castellanza poi è abbastanza vicina a casa mia».

Qualche stranezza italiana?

«Bisogna abituarsi alla cultura. Da noi è tutto o bianco o nero. Poi la puntualità: in Italia ci si dà un appuntamento non ad un orario specifico, ma per esempio tra le 18.30 e le 18.45. Non c’è la precisione assoluta per quanto riguarda il tempo, ma è un sistema che in Italia funziona, c’è flessibilità. Un’altra differenza sono i baci sulle guance, noi manteniamo maggiormente le distanze se non abbiamo a che fare con un amico».

In generale cosa ne pensi dell’Italia?

«I love Italy! Amo l’Italia! Mi piace, ma prima di venire a studiare a Castellanza la conoscevo già, ci vengo sempre in vacanza d’estate. Ho tanti amici, parlo con loro per cui sono abbastanza preparato. Mi piace molto inoltre la cultura del cibo, adoro come preparate da mangiate. Anche le pietanze che si cucinano velocemente, come la pizza o la pasta, sono di ottima qualità».

Il tuo piatto preferito italiano?

«Le trofie al pesto e patate».

Tra i piatti austriaci?

«I Kaiserschmarrn, dei dolci così chiamati perché erano i preferiti del Kaiser Franz Joseph, la cotoletta (che sì, è stata inventata a Milano) e le Leberkāsesemmel».

L’Austria, in poche parole, è…

«Un Paese con bellissimi laghi e paesaggi, dove puoi trovare sia storia sia natura sia la musica, dove puoi fare arrampicata».

Ci sono differenze tra la tua università in Austria e la Liuc?

«In Austria frequento un college, mentre qui in università hai più responsabilità, ti organizzi da solo. Ma la differenza maggiore riguarda i voti. Se in Austria prendo 1 vuol dire che sono stato bravissimo: i nostri voti vanno da 1 a 5 dove 1 è il massimo. Qui invece se sono bravo prendo 30».

Cosa non va in Italia?

«Il trasporto pubblico e in particolare i treni».

Qualche curiosità sulla tua permanenza a Castellanza?

«Posso parlare della moda: le persone vestono in maniera elegante e questo è evidente in particolare a Milano».

E’ diffuso lo studio dell’italiano in Austria?

«Prima sì: oltre all’inglese si studiavano il francese o l’italiano, importante anche a livello economico. Adesso invece si studia di più lo spagnolo».

Tu studi l’italiano: sai dirci qualcosa nella nostra lingua?

Lascia l’inglese e risponde in italiano: «Allora. Dipende. Tutte le frasi in italiano iniziano così. E non bisogna dimenticare queste - dice indicando il volto - le espressioni facciali, gli italiani sono i più espressivi».

Trovi che noi italiani parliamo bene l’inglese?

«Insomma… io preferisco parlare male l’italiano che usare l’inglese».

Un saluto alla maniera austriaca?

«All’inizio diciamo Servus, Griaß di o tschau. Alla fine si saluta con Pfiart di».

Mariagiulia Porrello