Attualità - 23 settembre 2025, 17:33

Dal diritto di manifestare alla guerriglia. Macchi: «Fatti ben lontani dalla democratizia»

Il segretario provinciale del Siulp analizza i fatti di ieri durante i cortei ProPal: «Colpa di un gruppo di criminali, che nulla ha a che vedere né con gli altri manifestanti pacifici, né con il senso in sé e per sé della manifestazione. È stata l’occasione per cercare lo scontro con la Polizia. Se tutto ciò dovesse succedere nei nostri piccoli centri avremmo un enorme problema nella gestione dell’ordine pubblico»

Dal diritto di manifestare alla guerriglia. Macchi: «Fatti ben lontani dalla democratizia»

La manifestazione a sostegno della popolazione palestinese di ieri, 22 settembre, si è (anche) trasformata in teatro di guerriglia urbana, lasciando dietro di sé una scia di devastazione, feriti e profonda preoccupazione. Insieme alla protesta civile, c'è da segnalare quanto successo in Stazione Centrale a Milano (LEGGI QUI e QUI) ma anche in altre grandi città italiane, a partire da Roma e Bologna. 

A poche ore dai fatti, arriva la dura e lucida analisi di Paolo Macchi, segretario generale del Siulp (Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia) per la provincia di Varese, che traccia una linea invalicabile tra il diritto a manifestare e la deriva criminale a cui si è assistito.

Secondo Macchi, le immagini viste su tutti i media «cristallizzano fatti ben lontani dalla concezione democratica di manifestare». Il segretario non usa mezzi termini nel definire i responsabili: «un gruppo di criminali, che nulla ha a che vedere né con gli altri manifestanti pacifici, né con il senso in sé e per sé della manifestazione».

Il punto centrale della sua riflessione è la netta distinzione tra un diritto costituzionale e la sua strumentalizzazione violenta. «Se è vero che manifestare è un diritto costituzionalmente garantito ed espressione di uno Stato democratico - afferma Macchi - è altresì vero come lo stesso non possa essere utilizzato come sinonimo di guerriglia urbana, come purtroppo spesso accade». In questo scenario, le prime vittime sono proprio gli operatori in divisa, «quelle a pagare il prezzo più alto e quelle a cui va il mio plauso più sincero».

Emerge un paradosso stridente, che il segretario del Siulp sottolinea con forza: «Appare decisamente paradossale, infatti, scegliere di manifestare per la pace sfigurando una città, danneggiando beni e servizi che sono di tutti e per tutti, cercando volontariamente lo scontro con le Forze dell’Ordine».

Pur ribadendo e sottoscrivendo «l’importanza del diritto di manifestare, che è una componente fondamentale della libertà di espressione e di riunione», Macchi evidenzia come ieri sia stato superato un limite invalicabile. «Penso che possiamo essere tutti d’accordo sul fatto che se “la mia libertà finisce dove comincia quella degli altri”, ieri è stato decisamente oltrepassato il limite».

Le forze dell’ordine, secondo la sua analisi, non sono state un ostacolo casuale, ma un bersaglio premeditato. «Per alcuni, quella manifestazione è stata l’occasione per cercare lo scontro con la Polizia che è risultata fin da subito l’obiettivo di taluni criminali, a partire dai cori (anche stranieri) indiscutibilmente oltraggiosi». Nonostante «le sassaiole, il lancio di pietre, di bottiglie e di qualsiasi oggetto a portata di mano» che hanno mandato in ospedale oltre 60 operatori, Macchi elogia la tenuta del sistema, definendo «impeccabile» la gestione dell'ordine pubblico, che «ha evitato che la deriva criminale della manifestazione potesse ulteriormente peggiorare».

Ma la riflessione si sposta dalle metropoli alla provincia, con un allarme concreto. Se le grandi città possono contare su un dispiegamento ingente di uomini e mezzi, cosa accadrebbe in contesti più piccoli? «Se questo modo di manifestare (e forse si farebbe meglio a dire di delinquere) arrivasse nei nostri piccoli centri - si chiede Macchi - avremmo davvero un enorme problema nella gestione dell’ordine pubblico e correremmo il rischio di vedere devastati beni pubblici e privati da parte di gruppi di criminali che, differentemente da noi, non avrebbero nulla da perdere».

In chiusura, il segretario del Siulp lancia un appello alla responsabilità collettiva. «Mi aspetto, come cittadino e come appartenente alle Forze dell’Ordine – conclude - che tanto i manifestanti pacifici, che davvero credono nell’idea di pace per la quale giustamente manifestano, quanto la politica di ogni colore, esprimano non solo vicinanza alle Forze dell’Ordine intervenute ma che prendano le distanze da quella che, in nome di una giusta causa, è divenuta ben presto criminalità e delinquenza urbana gratuita, a danno di tutti noi».

Giovanni Ferrario

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