Territorio - 14 maggio 2022, 18:33

Il grazie di nonno Giulio ai compagni di scuola, la carezza ai carabinieri e la speranza di Nicolò: Samarate guarda oltre il dolore

VIDEO. Alcune immagini che resteranno scolpite in questo pomeriggio segnato dall'addio a Stefania Pivetta e Giulia Maja. Il nonno: «Pregate tutti perché Nicolò possa rimettersi al più presto». Il parroco: «Dov'era Gesù? Sulla Croce, accanto a Stefania, Giulia e anche a Nicolò». ASCOLTA L'OMELIA DI DON NICOLA

Nonno Giulio abbraccia i carabinieri, sotto la folla e i feretri

Nonno Giulio abbraccia i carabinieri, sotto la folla e i feretri

I palloncini stanno per liberare la loro leggerezza e i colori nell'aria, in memoria di Stefania Pivetta e Giulia Maja, davanti alla chiesa parrocchiale di Samarate. Tutti si abbracciano e accarezzano i feretri, ma nonno Giulio si stacca dalla folla all'improvviso.

Va dai carabinieri. A sorpresa, l'abbraccio e una via di mezzo tra una carezza e un buffetto: «Siete magnifici». Una scena che tocca il cuore, questo padre e nonno coraggioso, che oggi ha avuto una parola ricorrente sulle labbra. 

Grazie.

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È l'immagine scolpita dopo un pomeriggio di lacrime e ricordi, di sofferenza e di speranza. Quest'ultima è per Nicolò Maja, l'unico sopravvissuto alla furia di papà Alessandro: il ragazzo ha dato segnali di miglioramento e a quelli si aggrappano tutti. Oltre che a Stefania e Giulia, solari e sempre pronte a confortare e aiutare gli altri: adesso, tutti le immaginano impegnate in cielo a prendersi cura del giovane. 

Perché non hai fermato quella mano?

O meglio, le credono così, perché di fede si tratta. Quella che guida le parole di don Nicola Ippolito. Il Vangelo attinge al dolore per la morte di Lazzaro, alle frasi pressanti, non irrispettose, a Gesù e al pianto.

Così plasmato in quei terribili minuti in via Torino: «Signore, perché non hai fermato quella mano? Dov'eri quel mattino? Questa è un'altra domanda, tutte le volte che vediamo vittime innocenti. Quella potrebbe essere la domanda, ma anche la risposta». Non è la sfiducia, però, a cui dobbiamo consegnarci: «Non siamo qui per registrare l'ennesima sconfitta, ma per guardare oltre, come hanno saputo fare Marta e Maria, le sorelle di Lazzaro. Qualsiasi cosa anche ora tu chieda a Dio, so che te la concederà... Noi siamo qui aggrappati a questa parola, anzi alla Croce. Perché Gesù era sulla Croce, accanto a Stefania, Giulia e anche a Nicolò. Per primo porta le nostre sofferenze, le nostre contraddizioni. Non si tira indietro».

Nella chiesa traboccante di persone e di dolore, ma un dolore composto, c'è ancora spazio per i messaggi. I compagni di Giulia (LEGGI QUI), prima ancora nonno Giulio. Lui subito dice grazie a quei ragazzi che sono stati così vicini. 

Il macigno e la ragione di vita

Parla della figlia e della nipote, «due creature meravigliose» e del nipote superstite, Nicolò, «nostra ragione di vita». Dice che un macigno è calato su di loro, anzi tre coltellate, la più dolorosa forse proprio per Nicolò. Scorrono i ritratti di un papà e nonno devoto: «Stefania, mille interessi e passioni, come testimoniano le sue amiche. Giulia... angelo mio, ragazza dolce e sensibile». Qui la voce non può che spezzarsi, ma il ricordo della ragazza lo spinge ad andare avanti: «Una sensibilità fuori dal comune».

Poi è il tempo dei grazie, ancora. Alla famiglia, che è rimasta compatta, alle forze dell'ordine, ai medici dell'ospedale di Varese, ai sindaci di Samarate e di Cassano Magnago.

È arduo cercare di guardare oltre il dolore, come invita la Parola di Dio. Ma un aiuto viene da Nicolò, dalla battaglia d'amore che bisogna portare avanti per lui: «Ringrazio tutti gli italiani che ci sono stati accanto - conclude il nonno - Pregate perché Nicolò possa rimettersi al più presto... Mi sono rimaste poche lacrime, che siano di gioia per lui».   

Files:
 omeliaalfuneraledi Stefaniae Giulia2022-05-14 at 15.32.26 (4.0 MB)

Marilena Lualdi

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