C'è un particolare che rischia di scivolare via con le lacrime di questi playoff conclusi per la Pro Patria a Trieste. Perché le lacrime certo sono state versate fra i tigrotti, così desiderosi di andare avanti, di riprendersi ciò che spettava loro e donarlo ai tifosi: fosse anche solo una partita in casa, davanti a uno Speroni appassionato.
Il particolare in questione è il gol. Quello dell'orgoglio, sì, ma che fa anche intravedere una trama, termine ormai sfuggente in quella che era la città del tessile e adesso stenta ancora a ritrovare un'identità marcata.
Lo segna Pesenti: abbiamo atteso a lungo la sua rete, da quando è entrato in soccorso alla squadra lo scorso febbraio (LEGGI QUI). È arrivata, al momento giusto: a ricordarci chi siamo e a chi possiamo affidarci in questo scampolo finale di stagione. Perché già, la stagione non è finita realmente: manca la parte più importante, l'ordito dove la trama viene inserita per dare vita al tessuto, al futuro.
Torniamo, però, allo scorso inverno. A chi ha la tentazione di frugare nelle notizie di mercato, il direttore sportivo Sandro Turotti rinfresca la memoria sulla situazione anche con questo acquisto. Divampa la questione societaria e la fine di gennaio per Sgai è il termine fissato per versare ciò che spetta alla ora presidente onoraria Patrizia Testa: al di là della controversia che ne nasce, quella resta una data un po' spiazzante, poiché in concomitanza scade il calciomercato e quindi non ci si può muovere per comprare alcun giocatore. Nel frattempo, c'è l'apparente resa negativa degli attaccanti tigrotti: ottimi sulla rampa di lancio, ma adesso sembrano bloccati.
Bloccati, appunto. Non smarriti. Infatti, sono destinati a riapparire con successo sugli schermi. Ma nel frattempo Turotti sceglie di affiancare loro Max Pesenti, al quale fece il primo contratto da professionista quand'era all'AlbinoLeffe.
Chi opta per una lettura superficiale, vede l'affare a costo zero, poiché Pesenti è svincolato dopo un brutto infortunio. Turotti, però, ha fiducia nella squadra e non cerca il miracolo, perché non ne ha bisogno: piuttosto, punta sul rinforzo, l'uomo che agirà al momento giusto, nel posto giusto. Punta sulla conoscenza.
Girano un po' le scatole, quando - cadendo ad Alessandria contro la Juventus U23 - Max farà sì un tiro perfetto, secondo il giudice sportivo, ma di una bottiglietta d'acqua quando viene sostituito. È il suo carattere, quello che conosce benissimo lui, e pure Turotti: il pregio e difetto.
Pesenti non segnerà successivamente, non ce n'è nemmeno bisogno, perché Piu imperversa e altri si risvegliano. Ma mercoledì 4 maggio piomba la prova tosta, quella contro una Triestina gagliarda e freschissima, mentre la Pro Patria ha consumato parecchie energie tre giorni prima contro il Lecco. La doppietta di Gomez fa male, a chi ha combattuto tanto; allora arriva Max.
Non cambia il risultato finale, bisogna salutare i playoff, che pur erano vita: anche perché giocare dava modo di stare sotto i riflettori e in questo periodo in cui servono assolutamente compratori - affidabili - per la Pro Patria, ogni luce è fondamentale. Ma assegna una pennellata importante a quell'orgoglio che è un elemento chiave del carattere tigrotto.
Qual è allora il filo logico? La conoscenza. Quando si affronterà dolorosamente la sostituzione di Luca Prina - perché un cambio di panchina resta una ferita, in ogni caso -, si sceglie Sala, affiancato da Le Noci. Pure in questo caso, non si tratta di una decisione "al risparmio". Entra invece ancora in campo la conoscenza, preziosa a maggior ragione con il poco tempo che resta. Quella che lega la "nuova" panchina ai giocatori, difatti lesti a ritrovare la via al successo, tanto da passare dalla salvezza ai playoff.
In questo periodo, dopo l'annuncio dell'avvocato Antonio Muro, amministratore unico di Sgai, si stanno affacciando contatti, per ora non ancora trasformati in reali trattative di acquisto. Molti si soffermeranno sulle cifre e sembra logico, ma adesso non lo è affatto: logico è solo il filo che ha guidato la Pro Patria in questo anno terribile. Un filo che non vuole spezzarsi, perché non è sentimentalismo, bensì investimento sul futuro. È questo il libro autentico che Turotti ha scritto e sta scrivendo con i ragazzi e lo staff: la rete di Pesenti traccia una riga decisa.
Addentrandosi nei playoff, non era questione di andare in B, ma di restare in C, ovvero nel calcio professionistico. Si sono affrontati grazie a uomini che hanno saputo rimanere uniti nell'ardita scalata di cui ha parlato anche Nicco ieri. Adesso sono arrivati in cima, perché oltre non potevano andare contro una squadra non solo di qualità, ma fresca appunto.
Si fermano lì, i ragazzi, a guardare con apprensione ciò che accadrà entro la fine di giugno in casa Pro Patria. Alla loro Pro Patria.
Dovere è una parola calata nella realtà d questi tigrotti e gli attori di questa vicenda ne hanno uno: difendere questo valore, senza prezzo, anche affrontando rinunce e rimettendoci. L'alternativa per loro è lasciar fallire la società e portare questa macchia, indelebile, dentro il futuro: essere ricordati così, con l'ultima immagine di una sfida di quelle che un tempo facevano brillare gli occhi dappertutto, Triestina-Pro Patria. Con il lampo di un ultimo gol, espressione di chi sa arrivare al momento giusto, mentre altri il momento giusto per preservare tutto ciò se lo sono fatti sfuggire.