Sport - 25 novembre 2021, 06:00

L'insostenibile serietà della Pro Patria. Battuta solo dalla memoria

E la memoria è quella che si costruirà da oggi, non il mero sospirare sul passato. Non importa dove si terrà la conferenza, si sposta la sede ma non il discorso: importa che tutti da questo momento risponderanno più che mai della Pro. Società, politica, città

La scritta accanto al Pro Patria Museum ricorda il significato della parola tigrotti

La scritta accanto al Pro Patria Museum ricorda il significato della parola tigrotti

«Squadra nata per la battaglia è la Pro Patria». Molti tifosi hanno memorizzato la riflessione di Bruno Roghi che culmina così: è quella che motiva la definizione di tigrotti per i giocatori biancoblù.

Una riflessione che compie 90 anni. Ci piace estenderla oltre il campo, in un simile periodo di passaggio scosso anche dalle notizie dell'inchiesta che ha coinvolto il presidente di Sgai Roberto Galloro. Il consorzio ha preso le distanza da queste accuse (LEGGI QUI), i tifosi mormorano perché sono scottati da un passato che non è mai abbastanza lontano.

Doveva essere una festa, un momento solenne, quello di oggi: la presentazione della nuova Pro Patria nella sala del consiglio comunale. Nello scrigno istituzionale, per così dire. Poi la tempesta delle cronache giudiziarie e il trasloco della conferenza stampa allo stadio: un nesso cronologico, se anche di causa ed effetto prudenziale non lo sappiamo. Neanche ci interessa molto, in quanto si sposta la sede, non il discorso. 

Perché la Pro Patria è una cosa seria. Al di là di ciò che si possa pensare del calcio di oggi, questa è un'altra partita. Plasmando il titolo di un capolavoro letterario,  quella che ci appare oggi è l'insostenibile serietà - già, non leggerezza - della Pro. Insostenibile, perché chi la prende sul serio, a volte pensa di soffrire molto di più, di smenarci, di non dover buttare via per precauzione la vecchia maglietta del Tigrotto "Mai una gioia". 

Insomma, questa serietà fa male. Ed è battuta solo dalla memoria. Di brutti ricordi ne abbiamo tanti, tantissimi, roba da bruciare la mente, anche se non riescono ad annebbiare nei tifosi tutte le volte in cui sono stati felici: per un istante dal sapore eterno, per una promozione, una vittoria pazzesca, un gol che non ci ha fatto vincere un tubo ma era di una bellezza travolgente, o anche solo per il potere di stare insieme.

C'è però una memoria che conta più di tutto: quella che si formerà da questo momento in poi. Nel tempo digitale, dove tutto si può seguire, c'è anche la tracciabilità della memoria. Non si fa la conferenza stampa in Comune, cioè a casa dell'istituzione per definizione, ma non è che lo stadio sia uno scenario minore. È lì l'azione, è lì dove si è imbastito il progetto, con i giovani ai quali si è data la chance di crescere professionalmente, attenti ai valori e allo studio. Dove si è riscontrata in questi ultimi anni la professionalità che fa la differenza rispetto a tanti altri campi, dal primo compito allo stadio alla comunicazione.

Ancora di più è lì che si punterà lo sguardo dei tifosi - plateali, dormienti, ancora troppo disillusi, apparenti - d'ora in poi. 

Metterci la faccia oggi è fondamentale. Inizia la nuova fase della Pro Patria e chi c'è, si deve vedere. Non si è optato per un rinvio della conferenza, il neo presidente Citarella si presenterà regolarmente. Non ci sarà più la politica, a quanto pare, e questo può essere oggetto di riflessione o meno.

Ma la riflessione cruciale resta quella di Bruno Roghi: nata per la battaglia è la Pro Patria. Lo è la sua gente, seppur in modo insospettabile. All'occasione, la Pro ha indotto anche pacate persone con i capelli bianchi a sdraiarsi in piazza a protestare: roba mai vista a Busto Arsizio.

Non importa dove si terrà la conferenza, importano i fatti, la faccia, la trasparenza, prima ancora della passione.

Importa che tutti a partire da questo momento risponderanno più che mai della Pro Patria. Tutti saranno ricordati per quello che faranno o non faranno. Società, politica, città.  

 

Marilena Lualdi


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